La luce nella stanza ha un non so cosa di misterioso. La luna oltre le tende rende il bianco delle pareti ancora più... bianco; il cumulo di panni è finito senza senso nell'armadio per non ingombrare il pavimento di pietra e, per fortuna, con le ante di legno chiuse non si fa caso al disordine; la coperta azzurra è stata sistemata velocemente senza darle un verso preciso; le candele del lampadario in cristallo, sempre ritenuto troppo elegante per la mia camera, sono spente. Nessuno è venuto a cercarmi e io, girando per la stanza, cerco di capirne il motivo. Senza accorgermene, nel frattempo, si è fatta sera. Per avere la luce di cui ho bisogno, sposto un po' di lato le tende per far entrare qualche raggio luminoso, e vengo ricompensata con magnifici giochi di luce attraverso le smerigliature della finestra, che li fanno sdoppiare ulteriormente. Lo spazio non è molto grande, occupato da pochi mobili essenziali e da panni sparsi praticamente ovunque. Le pareti, di colore monotono e scialbo, non creano nessuno stacco con il legno betulla di tutti i mobili: armadio, letto, mensole. Non sono mai riuscita ad attaccare poster di gruppi musicali o di attori famosi perciò sono cresciuta nella "camera bianca"; ma la cosa curiosa non è che sia così bianca, bensì che sia l'unica, e sottolineo l'unica, di ben 30 stanze, ad essere di questo colore. La maggior parte delle altre è colorata, oppure ha le pareti interamente in pietra; la mia stanza invece è la sola che, non ho mai capito per quale motivo, non si può pitturare. Per farvi avere subito un'idea pratica di tutto l'istituto vi basti pensare ad un enorme castello medievale, ovvero tutto l'edificio principale, con al suo interno una stanza simile a quella di un ospedale, che sarebbe la mia camera da letto (anche se più che una camera sembra uno stanzino... il mio "stanzino da letto"). Mi consola il fatto che almeno posso tenere una libreria grande quanto tutta la parete e i libri, riposti in scala di colore, prendono un po' il posto della vernice. Se non avessi neanche loro sicuramente darei di matto, ma ora ho già abbastanza problemi: non mi sembra proprio il caso di litigare con la mamma anche per il colore delle pareti in camera mia.
Mentre continuo a camminare avanti e indietro, ricapitolando un attimo ciò che è successo, mi rendo conto di una cosa: la visione si è avverata completamente. Una volta ripreso il libro l'ho aperto a metà e ho ripetuto la formula ma poi, come nella visione, non è successo nulla.
Dopo questa breve illuminazione, una delle poche della mia esistenza, mi rendo conto che alla prossima visione dovrò stare MOLTO attenta perché si avvererà. Quindi, se da una parte ho chiarito la questione delle previsioni sulla mia vita, allo stesso tempo sono confusa perché non sono comparsa in un antico tempio e devo ammettere che sono molto delusa, per non parlare di quanto questa situazione sia assurda: sono appena scappata dalle persone a me più care, dopo aver "preso in prestito" un antichissimo libro dalla biblioteca e dopo aver passato una settimana in cella a causa di una madre isterica e lunatica. Davvero il colmo.
Mi riporta alla realtà, lontano dai miei giri di pensieri, lo svolazzare del gufetto per tutta la camera. Riprendo in mano il libro sconsolata ed inizio a seguire con il dito tutto il contorno delle lettere che compongono il titolo; dopo il terribile mal di testa che la visione mi ha provocato, mi aspettavo almeno di trovare qualche indizio ma purtroppo non ho ottenuto proprio nulla. O meglio, ho trovato un gufo versione tascabile e rimediato un bello spavento per la voce del libro ma tranne quello, niente. Con l'umore più desolato che abbia mai avuto, decido che è ora di farsi una bella dormita prima che mia madre mi trovi e mi riporti in cella a dormire per terra. Le coperte sono più morbide di come le ricordavo, forse perché era tantissimo che non le sentivo scorrere sulla pelle. Il calduccio che provo a stare rintanata nel mio letto mi culla finché non mi addormento. Quando mi sveglio mi rendo conto che la mamma non è venuta a recuperarmi, anche se sono più che sicura che ormai abbia capito dove mi sono rifugiata. Meglio così, forse si è finalmente arresa al fatto che avesse una figlia ribelle. Improbabile.
Il libro è rimasto dove l'ho lasciato, ovvero sul pavimento vicino al letto e quasi lo calpesto per scendere. A dire il vero sono rotolata giù dal letto perché le coperte si sono avvolte attorno alla vita fino a farmi sembrare una larva e strecciarsi è stato abbastanza difficile. Quando alla fine, dopo essermi divincolata tra le coperte ed esserne uscita, osservo il disastro che ho combinato durante la notte, penso che se il giorno si vede davvero dal mattino, questa giornata sarebbe andata veramente a rotoli; e visto che sono scesa giù dal letto rotolando, ho rispettato il detto alla perfezione. Riordino la camera e il letto, mi faccio una doccia e mi cambio con tutta la tranquillità del mondo.
Quando ho finito tutto, prendo il libro e ancora una volta mi sembra che sia più leggero della volta precedente; guardando con attenzione, in realtà, mi rendo conto che si sono aggiunte delle pagine. Senza pensarci troppo a lungo, collego l'aggiunta improvvisa dei capitoli ai fatti della sera precedente, anche se non ne sono proprio sicura, e arrivo ad una soluzione. Aprendolo e iniziando a studiare le nuove parti mi rendo conto che il contenuto aggiunto è assai maggiore dell'originale: portali intermondici a breve e lunga durata, incantesimi d'amore e morte, mutamento di persona, insomma, tutti gli incantesimi più rischiosi da operare e a volte anche proibiti. La parte che prima si dedicava interamente alle Supreme ora non c'è più e per un attimo impallidisco, poi però mi rendo conto che capitoli e capitoli interi erano stati sostituiti con una mappa. Vecchia sicuramente, ingiallita anche, ma anche INUTILE ESSENDO VUOTA. All'inizio penso ad uno scherzo ma poi mi rendo conto che nessuno avrebbe mai il coraggio di giocherellare con un libro così prezioso e caro all'istituto. Comincio a pensarle tutte per renderla leggibile, come succede sempre nei film: luce della luna, del sole, di una candela, succo di limone, riflesso nello specchio; insomma le ho provate tutte, ma poi mi sono arresa capendo che in realtà sarebbe rimasta sempre bianca. Per essere più precisi, ho abbandonato l'idea dei tentativi dopo averla quasi incenerita con una fiamma.
All'improvviso sento bussare alla porta e quasi mi prende un colpo prima di andare ad aprire. Adeline è in piedi davanti a me e, quando mi vede, sorride. <Buongiorno Cecy! Dormito bene?> <Se stai cercando di fare gli occhioni dolci solo per farmi far pace con mia madre non hai speranze. Lascia perdere. È come convincere un gatto ad entrare in una vasca piena d'acqua...> avendo capito la mia metafora, il suo sorriso sparisce per far posto ad una faccia sconsolata. <E dai non fare la bambina! Resterai arrabbiata con lei per tutta la vita?> <Sì, se serve.> mi ha rinchiuso in una cella, mi ha rincorsa, ha maltrattato il mio migliore amico e pretende di farla franca. E no, che cavolo di storia è?! <Cecy ho parlato con tua madre e mi ha detto che se le riconsegni il libro non parlerà più di questa storia. Sarà come se tu non l'abbia mai preso.> inizio a pensarci seriamente e alla fine le rispondo. Stavolta quella sconsolata sono io. <Va bene. Finisco a sistemare la camera e lo riporto in biblioteca.> ovviamente lei mi rivolge nuovamente quel suo sorriso trionfante e poi mi dice che avrebbe riferito tutta la questione alla mamma per evitarmi di parlarci direttamente. Mentre se ne va, la seguo con lo sguardo e appena la vedo svoltare l'angolo, chiudo la porta e mi dirigo verso il libro.
Se state pensando seriamente che lo riconsegnerò, vi assicuro che ancora non mi conoscete affatto. Il gufetto, anche se non può esprimersi a parole, mi fa capire subito che non devo azzardarmi a toccare il volume perché se ci provo poi me la dovrei vedere con lui. Questa minaccia non mi spaventa per niente, se continua così gli scoppio a ridere in faccia; non ho la minima intenzione di riportalo indietro perciò non mi preoccupo delle "parole" del mio amico pennuto. Inizio a sfogliare le pagine così velocemente che per un attimo credo di averne staccata qualcuna, ovviamente, però, è ancora tutto integro. Se ha resistito per mille anni dubito fortemente che si rompa solamente sfogliandolo. Quando arrivo alla pagina che sto cercando mi accorgo che la quantità di energia-magia da impiegare è tantissima, e l'ipotesi del fallimento non è poi così lontana. Comunque tento, assumendo le posizioni corrette e pronunciando le parole adatte scritte sotto l'enorme titolo del capitolo: DUPLICO (per chi non studia latino: DUPLICARE). Non mi era mai capitato di fare un incantesimo che richiedesse tutta questa forza, ma del resto ho dovuto clonare ben 1840 pagine in un nuovo libro e non mi sarebbe bastato schioccare le dita per farlo.
Le mie mani girano le une sulle altre sciolte ma precise, scie dorate brillano intorno alle dita dando forma a pagine e lettere, sempre più numerose. Dopo ben due ore di lavoro finalmente il libro, quello clonato, è perfettamente identico all'originale con una piccola differenza. Il secondo volume è identico alla versione iniziale del primo, ovvero a quella che avevo letto la prima volta; nessuno avrebbe mai saputo della sua "evoluzione". Essendo assolutamente certa che il testo originale e quello falso siano uguali, prendo il secondo sottobraccio e, uscendo di soppiatto, mi dirigo verso la biblioteca. I corridoi sono perfettamente uguali all'ultima volta che li ho visti solo che stavolta posso osservare tutte le sfaccettature della pietra, le sue sfumature e il colore del cemento con cui sono collegate, senza nessuno alle calcagna. Risalgo per la centesima volta quei gradini di legno finché non raggiungo la sommità. Ad aspettarmi, come avevo immaginato, c'è mia madre. Appena mi vede mi sembra stupita ma poi torna alla sua solita serietà. Restiamo per qualche minuto in silenzio fissandoci negli occhi con la speranza che una delle due faccia qualcosa. Capendo che non avrebbe iniziato una discussione, mi muovo verso la scaffalatura e rimetto il volume nell'unico spazio vuoto e buio. Appena esso si assembla con gli altri, mia madre appoggia la sua mano sulla mia spalla per poi parlare <Hai fatto la cosa giusta> senza guardarla negli occhi le rispondo <Lo so> sapendo di aver davvero fatto la cosa giusta imbrogliando. Se ci tiene così tanto a non farmi leggere il libro dovevo assolutamente capirlo per intero; il fatto che sotto il mio tocco si sia trasformato, per non parlare delle visioni che mi aveva provocato, mi spinge ancora di più ad aprirlo, come se fosse inevitabile.#SPAZIOAUTRICE
Vi sono mancata? Come al solito lasciate stelline e commentate! Scusate la mia assenza ma tra feste e parenti ho dovuto lasciare Wattpad un po da parte... prometto che recupererò. :-) al prossimo capitolo

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TWICE
خيال (فانتازيا)Cecile, 19'enne dai capelli corvini e gli occhi verdi, vive a Magata e vive un'avventura ogni giorno della sua vita. Evelyn, 19'enne bionda dagli occhi azzurri, vive a Magata e ama restare immersa nella calma della biblioteca. Le classiche "mora e b...