Il Conte
L'aveva salutata in Lingua Antica, la lingua dei Poemi Sacri. Oramai era utilizzata solamente dai Dotti della Lingua e dai sacerdoti, i quali conoscevano la Lingua Nuova, ma si rifiutavano di intonarla.
La boscaglia si era riempita di basso fogliame, e Tronie dovette sguainare lo spadone per farsi largo tra le grandi foglie sempreverdi.
Camminammo fino al calar del sole, con sole due soste, lungo la direzione che ci aveva indicato la Mistan.
Io non avevo mai amato quel tipo di magia. Nel Regno oramai tutti ne parlano male, la paragonano alla magia nera, e non si può fare altro che seguire la massa. Sarebbe stato meglio tenere nascosto quel nostro incontro, avremmo raccontato di esserci persi e di aver tanto patito la fame, ma di essere sopravvissuti grazie alla cacciagione.
Menzogna, verità. Cosa vuoi che importi? Chi non preferisce una favola alla cruda verità. E a volte le favole sono fatte per non sforzarci troppo di alterare il nostro pensiero, il nostro filo conduttore. Ah, basta. L'ho sempre odiata la filosofia, preferisco la storia. Giudicare il futuro giudicando il passato. Una meravigliosa utopia, ma sarebbe meraviglioso evitare di fare certi errori già commessi in passato solamente conoscendone le conseguenze. In fondo il rischio fa parte della nostra indole.
«Ho freddo.» intervenne Seinlef nei miei pensieri.
«Hai ragione, accampiamoci per la notte, mi è venuta anche un po' fame. Vado a cercare un po' di legna.» gli rispose Tronie.
Io rimasi in silenzio, limitandomi a fermarmi e a sedermi sul terriccio umido che si preparava ad affrontare la notte.
«Mio signore.»
Ci misi un paio di secondi a rispondere, ma poi dissi: «Ditemi, mio principe.»
«Nulla. A cosa pensate?»
«A un libro che mi ha dato la Mistan.»
«Nirgui?»
«Si, ha detto che grazie a questo capiremo come chiamarla in caso di necessità.» dissi prendendolo dalla sacca a tracolla. Ne ammirai la copertina. In grande, al centro, una scritta diceva: TUR SIAEL la magia che è in te.
Voltai la copertina, cominciando a sfogliare le pagine, che una dopo l'altra erano bianche.
«Che bel dono. Non è scritto nulla.»
«Cosa dite, non vedete che è pieno di disegni e scritte?»
«Ma dove le vedi?»
Un rumore di fogliame ci attirò. Janis si svegliò di soprassalto, mentre Tronie sguainò la spada.
«Chi va là?» urlò la Guardia Nobiliare.
«Metti il cappuccio, Seinlef, non farti vedere.» sussurrai al ragazzo.
«Io sono Tronie Mongrel, sono in viaggio con il Conte di Muria. Mostrati e fa' in modo di farti riconoscere.»
«Vi stavo cercando.» disse una figura mentre sbucava da dietro un tronco.
«Chi siete?» chiesi.
«Non riconoscete i soldati della vostra guardia?» rispose avanzando, inguainata la spada.
«Ortus! Sei vivo!» Tronie infilò il pesante spadone nel fodero e afferrò l'avambraccio dell'elfo dai lunghi capelli biondi che scendevano pesanti sulle spalle, e si abbracciarono.
L'elfo si sfilò l'elmo e lo mise sotto braccio, per poi inginocchiarsi con il viso chinato: «Miei signori, vengo da palazzo, vi aspettano tutti, vi guido a casa.»
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Seinlef, re per destino
FantasyQanulsui[Buongiorno], io sono Seinlef, Re di Castèra, e vi racconterò la mia storia. Sono nato in una povera fattoria ai confini del Regno di Rodamessal, mia madre, morta prematuramente, mi lasciò in balia della desperazione di mio padre. Ma il...