First Time

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Slitto tra le persone sul mio skateboard a forma di birra Duff, in Venice Beach.
Il risveglio è stato bello questa volta, niente pentole che fanno casino, solo l'odore del caffè e dei donuts sotto il naso.
Io e i miei amici abbiamo comprato uno skateboard su cui sfrecciare per la strada che porta fino a Santa Monica.
Oramai sono una professionista su questo aggeggio a quattro ruote a forma di lattina di birra, io e Sascha facciamo gara mentre gli altri lumaconi sono alle prime armi e cercano di raggiungerci.
Ed eccolo lì, il rettilineo finale, la curva che porta al parcheggio davanti a Santa Monica. Sulla nostra traiettoria non c'è nessuno che vuole farsi investire. Metto il turbo con il piede destro, iniziando la mia sfida contro il vento.
Anima è di fianco a me che tenta di mettere una marcia in più, intanto mi godo il vento che mi schiaffeggia come se fosse mia madre. Sascha riesce a sorpassarmi e io, da brava ragazza, artiglio la sua maglietta e mi lascio trascinare.
Se si ferma vinco io, quindi mi deve trasportare e giocarcela sulla discesa del parcheggio.
Può sembrare spericolata questa cosa, ma ho trentacinque anni e se non vi dispiace vorrei godermeli tutti.
Anche se in realtà sembro una ventenne ma dettagli.
In questi momenti pensi solo a divertirti, pensi positivo. Nessuno che ti dice che rischi di romperti l'osso del collo, nessuno che ti da regole. Certo, la libertà non significa non avere limiti, però una volta nella vita ci vuole, basta che sia una.
Non appena curva mi stacco da lui e assaporo la velocità con cui sfreccio lungo la discesa.
Mi appiattisco un pochino, giusto per dare le dinamiche favorevoli al vento per spingermi ancora più avanti.
Metto un pugno in avanti come Superman.
Sascha mi raggiunge e mi supera di poco.
-Verso l'infinito....
Grida.
Io colgo l'occasione per umiliarlo e faccio il passo più lungo della gamba o meglio, la spinta. Lo supero e concludo la sua frase di vittoria, i miei polmoni che imbarcano aria come se piovesse
-E oltreee!
Arrivo sullo spiazzo, freno, mi fermo e mi inchino davanti ad un pubblico immaginario.
Visitiamo le giostre di Santa Monica, mi faccio un giro sul rollercoster e una foto al molo non la toglie nessuno, finché il tramonto arriva nel cielo e Beverly Hills inizia a farsi chiamare. Ah giusto, dovevamo andare ad Hollywood oggi.
Beh, scusate tanto, ma sinceramente oggi avevo voglia di fare movimento, sarà per domani.

Quel domani passò in fretta, come i restanti domani a venire.
Già, è il momento.
Oggi incontrerò per la prima volta il mio attore preferito, lo incontrerò per dieci lunghi mesi.
Sapete l'ansia di prima mattina quando sai che sarai interrogata e non sai nulla? Ecco. Io sono così adesso.
Vestita ne troppo elegante ne troppo semplice, le budella in festa e lo stomaco che si dà al circo.
Cammino assieme ai miei amici Mates fino alla fatidica macchina bianca che mi porterà davanti al mio lavoro.
Sento il momento che si avvicina e più si avvicina più il male alla pancia e il cuore pesante diventano insopportabili.
Mi ha dato l'indirizzo della sua casa di produzione, la giovanissima Team Downey.
Devo dire che è un pochino fuori città, avvolta dal silenzio delle vie lontane dal centro della city. Durante il tragitto non parlo altrimenti potrei vomitare dalla tensione e prego che ogni secondo diventi lungo un'ora. Allo stesso tempo voglio che esploda la macchina ma voglio anche che metta dei razzi al posto del motore.
Qua le vie sono davvero tranquille, sembrano i vialetti dei borghi italiani diroccati sulle colline.
Parcheggiamo elegantemente davanti un palazzo bianco che stona con l'ambiente circostante, l'enorme insegna a forma di T intersecata in una D ci domina dall'alto. Ci sono tante vetrate nei piani alti, al piano terra riesco a vedere poco o nulla perché i vetri sono opachi.
Respingo l'ansia in qualche modo.
Una voce calda che mio malgrado conosco molto bene ci arriva alle nostre spalle, facendoci girare contemporaneamente. Il mio cuore si ferma per prendersi una pausa.
La cera del Madame Tussauds? Non sarà mai bella come lui.
Ci salutiamo cordialmente, il suo sorriso è lo specchio della gentilezza e i suoi occhiali con le lenti blu fanno invidia a Surry. Stringe le mani a tutti i miei amici che chiedono aiuto al loro inglese italianizzato al massimo livello, arrivando infine davanti a me. Lo sapevo, dal vivo è più alto, soprattutto se indossa una maglia a maniche corte blu e ai piedi delle sneakers dello stesso colore. Le sue amate collane con il ciondolo a forma di cerchio sono sempre legate al collo.
È davanti a me e mi magnetizza con i suoi occhi.
Non sento neanche il calore della sua mano quando la stringo, i suoi occhi e il viso completamente sbarbato sono una cosa da far (s)venire. Calmiamo gli ormoni Sere, calmiamo gli ormoni.
Mi stupisco del mio inglese al limite della perfezione oggi, mi sono ristudiata i libri delle superiori apposta prima di venire qua.
Dopo aver smorzato l'imbarazzo con maestria, lui si lascia fare la foto con tutti i Mates, pretendendo una delle loro magliette che si portano sempre in giro piegate e profumate nel bagagliaio dell'auto, metti che trovano un fan senza maglietta? Vegas gli chiede con calma invidiabile quale volesse e lui ha risposto prontamente: tutte!
Così lui acciuffa le magliette con sopra le scritte dei rispettivi colori che Stefano gli porge e esige un autografo di ognuno sulla propria maglietta.
-Quando mi ricapita di incontrare degli youtubers italiani!
Esordisce con quel suo amabile accento newyorkese.
Così, dopo autografi e chiacchiere da uomini, saluto i miei amici e mi ritrovo sola contro l'ansia.
Io, che ero rimasta in silenzio quasi tutto il tempo, aspettai la mia sorte.
Ora basta chiamarlo lui. Robert Downey Jr mi si avvicina e mi cinge le spalle con un braccio, inclinando leggermente la testa per guardarmi meglio negli occhi e sorridendo più felice che gentile.
-Allora Serena, benvenuta nel tuo lavoro!
-Ah ah, adesso vogliamo parlare della tua spia che mi ha seguito in ogni dove?
Ma sta spavalderia? Stiamo andando non bene, di più.
Dopotutto l'ho tartassato di messaggi quando mi rimproverava se facevo qualcosa ai miei amici senza essere lì con me.
La sua risata mi fa sciogliere la premessa di stare calma con gli ormoni.
-Stai per lavorare alla trama di Sherlock Holmes 3 e non hai ancora intuito il colpevole?! Hai bisogno di rivedere le tue priorità.
Eccolo! È arrivato il burlone di turno.
Comunque si, il film è il sequel di Gioco di Ombre, avete presente l'attacco cardiaco alle stelle?
-Io ero in viaggio solo con i miei amici.
Mi fa l'occhiolino.
-Appunto.
La mia mente incastra i vari pezzi e il puzzle diventa ciò che sospettavo già prima di salire in aereo. Purtroppo non mi fido molto di me stessa quindi ho lasciato scorrere.
-Surry! Quel maledetto quattrocchi.
Mi lamento io.
Cioè lui aveva già il suo numero e non l'ha detto a nessuno?! Quando torno gliele suono.
-Buongiorno.
Questo schernisce pure? Ne voleranno di insulti allora.
-Ti ho visto da dieci minuti e già sarei capace di lanciarti un tavolino addosso.
-La prima fan che piuttosto di saltarmi addosso passa direttamente alle maniere forti, è un passo avanti.
Naaah, faccio la stronza solo per nascondere la voglia di strappargli i vestiti.
Concordo con lui che, muovendo il primo passo, mi spinge verso l'entrata della Team Downey.

*odio quando ti svegli e rimpiangi di averlo fatto. Odio il giovedì perché ci sono sempre verifiche su verifiche e odio dover aspettare domenica per vedere Animali Fantastici e Dove Trovarli. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

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