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Qualche minuto dopo...

Mio padre si dirige con la dottoressa in una stanza lasciandomi da sola in corridoio.
Mi avvicino alla porta per sentire ciò che dice l'infermiera.

"Signore...non ci crediamo ancora però dell'esame del sangue e dall'esame del midollo si è scontrata un'anomalia all'interno del sangue. Ha un carenza di globuli rossi e un eccesso elevato di globuli bianchi.
Sua figlia è malata ed è da curare al più presto possibile.
Doveva farsi vedere prima, l'abbiamo presa in tempo però non si sa cosa succederà in futuro. Potrebbe accadere qualsiasi cosa. Potrebbe migliorare o peggiorare e questo non possiamo saperlo."

Da ciò che sento inizio a provare un senso di nausea. Mi sale l'ansia e comincio ad avvampare.
Mi gira la testa e un senso di nostalgia mi passa per la mente. La nostalgia di tornare indietro nel tempo.
Tornare a quand'ero piccola, quando non capivo ancora bene il senso della vita.
Sento un brivido lungo la schiena e vedo per un attimo la mia vita felice passare davanti.

Non ci credo ancora. Sono malata.
Di leucemia.
Non può essere.

"Non può essere, come è possibile questa cosa?" Sento la voce di mio padre tremare come se stesse per piangere.

"Mi spiace signor Williams, non ci possiamo fare niente, solo iniziare al più presto la cura."


Spalanco la porta in lacrime. Non mi importa cosa pensano adesso gli infermieri. Ho sentito tutto.

Vedo mio padre in un lago di lacrime, tutto rosso in viso.

"Tesoro..." piange lui avvicinandomi a me.

"Papà..." rispondo io piangendo più forte.

Vedo la dottoressa molto giù di umore.

"Madison, dobbiamo iniziare al più presto con le cure."

"Si ma io dovrei tornare in Arizona da mia madre e a prendere delle cose."

"Certo, non potresti uscire ma è giusto che tu dica tutto bene a tua madre e che prenda il necessario."

"Ma perché non posso essere ricoverata a Phoenix?"

"Abbiamo telefonato all'ospedale e hanno detto di farti curare qui, perché il medico è più qualificato."

"Okay..." smetto di piangere e inizio a pensare a come dirlo alla mamma e soprattutto a Cameron.

***
Preparo le valigie, poiché tra poco papà mi accompagna in aeroporto per tornare in Arizona.
Ho promesso alla mamma che il capodanno lo avrei passato lì, ma quando lei ha saputo da papà che sono malata, ha voluto anticipare il ritorno, perciò adesso sto tornando qualche giorno prima rispetto al dovuto.

Non voglio che sia l'ultima volta, non voglio che sia l'ultima volta di nulla.
L'ultima volta che faccio una foto, che ascolto gli album di ed sheeran, che cammino per le strade, che ascolto le lezioni noiose dei professori a scuola o guardo Daniel con Britney con serenità, perché so che sono destinati a stare insieme in fondo.

Non voglio che sia l'ultima volta che vedo gli occhi di Cameron.

Che ascolto la sua voce.

Che lo tocco e sento il suo profumo.

Solo adesso inizio a spiegarmi tutti quei malori improvvisi, quando svengo senza ragioni o non mangio per giorni interi, quel senso di stanchezza anche se non avevo fatto nulla di particolarmente faticoso.

Ho paura che la mia vita possa finire da un momento all'altro.

Photograph | Cameron Dallas Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora