Un urlo disumano fuoriesce dalla mia bocca. Si volta lentamente. Sono scioccata. Non posso crederci, l'ha ucciso.
-Mia...- si alza e cerca di avvicinarsi.
-NON AVVICINARTI! SEI UN MOSTRO!- strillo prima di guardarlo negli occhi.
Lui è bloccato, mi fissa cinereo non sembra credere a tutto il disprezzo che ho per lui.
I miei occhi blu profondi sono spenti, addolorati, non lo guardano per il dolore che sento... Pensavo fosse diverso.
-Mia.- mi prende il braccio scoperto dall'abito nero nero che vesto.
-Non voglio...- mi scanso.
Ed eccolo quell'attimo in cui tutto si ferma e nessuno parla. Quell'attimo in cui capisci che tutto ciò che puoi fare è scappare.
E così faccio.
Scappo, scappo lontana da lui, dal suo mondo, da tutto.
-Mia...SCAPPA BAMBOLINA CHE ADESSO VENGO A PRENDERTI- ride malefico, sento la rabbia nella sua voce.
Non posso rimanere qui!
Corro veloce fuori dal castello mentre lacrime amare mi corrodono le guance.
Inciampo più volte nei rami, sento i graffi bruciare.
Continuo a correre e senza rendermene conto sono a terra, l'abito ormai distrutto.
Piango, piango davvero.
Sento il dolore lacerarmi dentro mentre mi addormento nello sporco, piena di graffi e bagnata dalle mie lacrime.
Eccolo sento i suoi passi avvicinarsi.
-Ciao Bambolina.-
E poi il buio.••••••Due settimane dopo••••••
Sono segregata in queste prigioni da non so quanto.
-Ehi!- urlo alla guardia.
-Cosa vuoi?- bofonchia girandosi nella mia direzione.
-Ho fame...- sussurro.
-Il mio signore ha detto niente cibo fino a suo nuovo ordine.- ringhia per poi guardarmi.
Un ghigno gli si affaccia sul viso, impallidisco.
-Sai...- entra nella cella. Deglutisco a fatica.
-Ti prego non farmi del male...- scoppia in una risata malvagia.
-Oh ma non farà male... O forse sì.- lo vedo afferrare la mia catena e strattonarla avvicinandomi a se.
-No...- sussurro.
E tutto succede in un attimo.
Lui afferra la mia testa costringendomi a prendere la sua erezione in bocca.
-Ohoh...- ride -Quanto mi piace avere il controllo!- urla.
Dopo un tempo interminabile si riversa in me.
-Buon appetito puttana.-
Lacrime di vergogna mi scivolano sulle guance.
-Cosa ho fatto per meritarmi questo...- singhiozzo.••••••••Tre settimane dopo•••••••••
Non vedo Lucifero da tempo.
Il cibo lo mangio ma talmente poco che mi sento dimagrire.
-Mianne.- mi volto.
-Lucifero...- lo vedo avvicinarsi schifato.
-Sei orribile.- annuisco.
-Sono giusta.- sorrido.
-Bene, spero che il soggiorno ti stia piacendo.- scoppia in una risata grossolana e piena d'odio.
-Si mi piace. Ora perché non torni nella tua di prigione?- chiedo -Tanto tra poco dovrebbe arrivare il mio aguzzino.-
-Va bene. Addio.- si volta ed esce.
Sospiro.
-Ehi puttana!- lo guardo.
-Arrivo.- sussurro e lui mi trascina lontano dove può fare ciò che vuole di me senza preoccuparsi di come sto.
-Oggi abbiamo anche la seduta dal dottore sai?- sogghigna.
-Dottore?- impallidisco.
-Si, noi lo chiamiamo TORTURATORE.- scoppia a ridere.
Io mi blocco non voglio.
-No... Ti prego no...- piango forte presa dal panico.
-Muoviti.- ringhia.Dopo lo stupro della giornata ecco che sono costretta alle torture.
-Vieni bambina...- sorride il signore sulla sessantina che mi sta davanti.
-Lei mi ricorda Saw...- sussurro.
-Tra poco le sembrerà di essere in Saw.- ride forte mentre io mi sento mancare.
-Cosa vuole farmi?!- urlo.
-Partiremo da questo... E questo... E quest'altro ancora.- il dito ossuto dell'uomo va ad indicare prima un coltello, poi una morsa ed infine un tubo in ferro.
-La supplico no...- sussurro ancora.
-Prego.- mi fa sdraiare su un tavolo freddo ed afferra il coltello.
-Sai... La scuoiatura è una tecnica molto difficile...- il coltello mi accarezza la guancia e poi il braccio prima di iniziare a tagliare la pelle.
Urlo forte.
-Ssh...- sussurra -Oggi faremo poco poi potrai tornare in cella.-
Annuisco in lacrime.
La lama mi disegna ghirigori di sangue sul braccio.
Il decoro è bellissimo se non fosse fatto sulla mia pelle e con un coltello.
-Ora la morsa ti stringerà un po' le dita...- stringe ed io sento la mano formicolare.
Poi un rumore inconfondibile.
Crack
Le mie dita sono rotte.
Urlo dal dolore prima di sentire il tubo infuocato appoggiarsi alla mia coscia.
Svengo.Mi sveglio di soprassalto.
La voce si rifiuta di uscire.
Mi sdraio appoggiandomi al cuscino.
Voglio solo morire.
-MIANNE!- urla una voce così dolce mentre il mondo sembra coperto dalle nuvole.
Non vedo nessuno.
Non sento nulla.
Sono un automa.~Spazio autrice~
Scusate il ritardo!
Spero che il capitolo piaccia a tutti😘
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Peccato&Perdizione
RandomMianne, ragazza cresciuta troppo in fretta, vive col padre e il suo cagnolone Frappé; ma non sa che nascosto nell'ombra c'è un essere oscuro che la desidera, Lucifero. Lucifero, ossessionato da Mianne, decide di trasferirsi sulla terra sotto il nom...