Primo Capitolo

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Mi presento: il mio nome è Sofia, ho 18 anni e vivo a San Clemente, un piccolo paese dell'Emilia Romagna.
Sono una ragazza bassa, magra, con occhi marroni e lunghi capelli marrone scuro che adoro.
Ho finito da quest'estate le superiori e ora sono in cerca di lavoro.
Mi sono diplomata in arti grafiche, amo disegnare.
Mi direte potevi fare l'artistico.. e in effetti è vero, ma storia dell'arte non mi è mai piaciuta.
Disegno soprattutto abiti e tutto ciò che riguarda le moto.
Una passione che porto con me fin da piccola.

Flashback
Era una delle ultime gare di moto 2 prima che si concludesse un'altra stagione.
Mio fratello gareggiava, era un pilota. Lui e valentino erano le nuove promesse italiane.
Quel giorno la gara era a Valencia, mio fratello aveva insistito tanto perché andassi a vederlo visto che era una tappa tra le più vicine a casa.
Mia mamma non voleva, ma alla fine ebbe la meglio mio fratello.
Saltai due giorni di scuola e non ero per niente dispiaciuta.
Il secondo giorno delle prove andai a vederli da un angolo della pista un po più alto dove si vedeva gran parte del circuito.
Non mi piaceva stare nei box, sentire tutta la tensione di mio papà, dei meccanici per vederli correre su uno schermo come a casa.
Dopo alcuni giri ci fu una caduta di gruppo, una di quelle che cade uno e a effetto domino butta giù tutti gli altri.
Successe proprio lì, davanti a me. Cercai di vedere chi erano i piloti coinvolti, tra il polverone della ghiaia e moto che rimbalzavano su se stesse capovolgendosi. Intravidi una sagoma a terra che non si muoveva. Scavalcai la barriera e corsi verso quel pilota.
Avevo 8 anni, ero solo una bambina ma avrei saputo riconoscere mio fratello ovunque.
Corsi verso di lui iniziando a chiamarlo con le lacrime agli occhi e scuotendolo cercando di svegliarlo. Non capivo più niente volevo solo rivedere i suoi occhi riaprirsi.
Vidi degli omini arancioni che mi staccarono da lui, la mia vista era offuscata dalle lacrime. Mi opposi, non lo avrei mai lasciato da solo. Tentai di riavvicinarmi ma fui fermata da qualcuno, non mi girai a guardare chi fosse. Mi disse che lo dovevo lasciare andare. Solo allora mi girai per dirgliene quattro, ma lo riconobbi era vale. In quel momento gli avrei urlato contro che il mio fratellone doveva restare con me, ma non avevo fiato. Dalla mia bocca non usciva un filo di voce.
Fu portato in clinica mobile e poco dopo un medico annunciò il suo destino.
Fine flashback

Ormai sono passati già 10 anni, la mia passione per le moto non l'ho mai trascurata.
Ricordo ancora, come se fosse ieri, i pomeriggi passati con mio fratello a insegnarmi a dare gas.
Mi divertivo come una matta e su tutte le moto che salivo giravo il polso e acceleravo.
Mi schiantavo contro muretti, cadevo, impennavo e scivolavo. Più cadevo e più mi divertivo, ogni volta mi sbucciavo le braccia, gomiti, ginocchia e mi rialzavo sempre ridendo sotto lo sguardo di mia mamma che ormai non sapeva più cosa fare.
Con il tempo diventai brava, avevo ricevuto una proposta di un team per far parte del moto mondiale ma rifiutai.
Se fosse stato per me avrei accettato, era un'occasione unica ed era la mia passione! Ma essendo minorenne l'ultima parola spettava ai miei genitori. Avevano paura per ciò che era successo e non volevano rischiare di nuovo. Con il tempo capii la loro scelta, ero una ragazzina e quando mi dissero che avevano rifiutato mi arrabbiai molto poi compresi i motivi solo dopo.

Un giorno di dicembre mi squillò il cellulare. Era..

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