Il modo in cui Tadashi era scappato aveva fatto preoccupare Tsukki.
Ora il biondo camminava da solo per la strada deserta, con le cuffie premute sulle orecchie e un fastidioso senso di colpa a trafiggergli il cuore.
Arrivò ad un bivio, il solito, quello che lo avrebbe portato o da Kuroo o da Yamaguchi.
E ora?
Forse doveva andare da Tadashi, chiedergli come si sentiva, raccontargli della sua storia con il gatto per dimostrargli che di lui si fidava...
Forse.
Come in automatico Kei prese invece la strada per andare ad ascoltare i Cats.
Arrivò davanti al solito locale, con la solita musica rabbiosa nelle orecchie, con gli stessi pensieri nella testa.
Già riusciva ad immaginarsi Kuroo che saltava e cantava sul palco...che magari si accorgeva di lui...che forse lo guardava...
Vide Kuroo.
E poi vide Tadashi.
Ormai era lì certo, tornare indietro era inutile ovvio, non era neanche tanto presto poi, ma una telefonata poteva fargliela no?
Prese il cellulare e compose il numero del più basso, senza però chiamarlo.
Era un codardo, un fottutissimo codardo.
Il telefono gli vibrò nella mano: era proprio Tadashi.
<<Ciao Tsukk...ishima>>
Gli venne da ridere a quell'autocorrezione:<<Ciao, stavo per chiamarti>>
Tadashi fece finta di credere a quella bugia, perché entrambi sapevano che Tsukki non lo avrebbe mai fatto, che non ne aveva il coraggio.
Kei chiuse gli occhi:<<Come mai oggi sei scappato? Non ti sentivi bene?>>
Era preoccupato, sì, lo era.
La musica del locale arrivò alle orecchie di Tadashi:<<Dove sei?>> una stretta al cuore.
Tsukki aprì gli occhi, guardò l'insegna luminosa e poi l'asfalto:<<In un posto>>
Il silenzio piombò tra di loro, Tadashi non sapeva cosa dire, eppure si era studiato un discorso lungo ed elaborato.
"Non rispondi eh...probabilmente sei da lui allora" lacrime iniziarono a formarsi ai lati dei suoi occhi
<<Tsukishima, Tsukishima, tu ti fidi di me?>> domandò con voce tremante e il cuore che premeva per esplodergli nel petto.
Kei non rispose subito, lasciò passare molti minuti:<<Sì>>
<<E allora perché non mi dici ciò che hai detto a Yachi-san?>> uno strano senso di felicità misto a tristezza prese vita dentro di lui.
<<È questo il punto>> iniziò il biondo:<<Io non le ho detto niente, è stata lei a farsi tutta una sua deduzione logica>> si appoggiò al muro con la schiena.
Yamaguchi sgranò gli occhi e la tristezza sparì:<<Davvero?>>
<<Mh>>
Silenzio, di nuovo, ma questa volta era piacevole.
Tadashi tirò sù con il naso:<<Hai il raffreddore?>>domandò Kei.
Sapeva che in realtà il suo amico non aveva il raffreddore, che molto probabilmente aveva pianto a causa sua, ma non aveva il coraggio di chiederglielo, così come non aveva avuto il coraggio di entrare nel locale e fronteggiarsi con Kuroo.
<<Sì. Ma non temere, domani sarò senza dubbio alle prove del gruppo>>
<<Idiota, non è certo quello che mi preoccupa>>
<<Scusa Tsukki>>gli scappò e subito dopo si tappò la bocca con una mano.
Kei lasciò correre:<<Zitto Yamaguchi>>sorrise prendendo la strada di casa e continuando a parlare con il moro.
Non si ricordava neanche più l'ultima volta che avevano parlato così a lungo.
Spesso lui si isolava nel suo mondo, tra note e spartiti, tagliando Tadashi fuori consapevolmente.
Ma Yamaguchi, ogni volta che si girava, era lì a guardarlo.
Si fermò in mezzo alla strada:<<Hinata e Kageyama fanno sempre casin->>
<<Yamaguchi>>
<<Sì?>> domandò sorpreso il moro.
<<Vedi io...canto canzoni tristi perché mi ricordano una persona>> silenzio:<<Cioè: ad ogni persona paragono una canzone>>
Tadashi trattenne il respiro:<<E...e ultimamente quella canzone è diventata sempre più triste e->>
<<Tsukk...ishima, va bene così>>
E quel 'va bene così' fu davvero un sollievo per Kei.
<<Te lo racconterò. Un giorno te ne parlerò, te l'ho già detto>>
Tadashi sorrise solo, beandosi del respiro del biondo attraverso il telefono.
Kei arrivò a casa e prese un foglio di carta e una penna, iniziando a scrivere parole a caso.
Kuroo scriveva spesso canzoni per Kenma e lui...lui le scriveva per Kuroo.
Accartocciò l'ennesimo pezzo di carta e lo buttò dentro un cassetto ormai pieno di testi cestinati.
Se ne andò a letto sbuffando ma non riuscì ad addormentarsi, allora si alzò e tornò a scrivere.
Avevano due mesi per diventare anche solo decenti.
Doveva cantare. Doveva scrivere. Doveva migliorare, sia come cantante che come uomo.
Doveva comporre un testo che esprimesse tutta la sua gratitudine a Yamaguchi...ma tutto ciò che riusciva a mettere su carta erano parole sconnesse che gli ricordavano Kuroo.
Erano solo canzoni tristi.
Come Kuroo.
Come lui.