Quel giorno Tsukishima era di pessimo umore e Tadashi preferì non cercare neanche di intavolare una conversazione.
Le parole del giorno prima ancora tormentavano entrambi.
Tsukishima andava avanti ascoltando la musica e Tadashi camminava dietro di lui.
La canzone che Tsukki decise di cantare quel giorno era di una tristezza infinita.
Era così malinconica che Yachi-san si mise a piangere e Hinata si rifiutò di suonare.
L'unico che teneva il passo con lui era Kageyama seguendolo con la chitarra.
Tadashi osservava Kei come stregato da una magia.
Yamaguchi desiderò far diventare quel pianto disperato un grido di gioia.
Il suo amico era triste?
Glielo avrebbe chiesto e avrebbe fatto di tutto per renderlo felice.Dopo le prove, Yamaguchi prese da parte Kei snobbando gli altri tre.
<<Tsukki, c'è forse qualcosa che non va?>>
Il biondo parve pensare alle parole per esprimere il concetto al meglio, poi sembrò ripensarci.
<<Perché me lo chiedi?>>
<<Sembri triste, le canzoni che scegli sono molto...ehm...come posso dire...>>
Kei capì dove volesse arrivare e pensò.
Davvero voleva dire al suo migliore amico ciò che stava passando?
Conoscendolo si sarebbe immischiato cercando di risolvere un problema per il quale non voleva aiuto.
No, non voleva Yamaguchi al suo fianco in quel momento.
Era un'altra la persona che voleva vedere.
<<Non è niente>>si infilò le cuffie facendo partire la musica mentre Tadashi continuava a parlare.
Yamaguchi aveva la brutta abitudine di dire sempre le cose più belle mentre nessuno ascoltava.
<<Ma io voglio aiutarti! Noi siamo amici Tsukki, non tagliarmi fuori...>> sospirò rassegnandosi.
Riprese a camminare seguendo il biondo in religioso silenzio.
Tadashi era una persona mediocre, se lo ripeteva sempre.
Tsukki non lo degnava di uno sguardo proprio per questo motivo.
Il cellulare del biondo squillò e lui rispose iniziando a camminare più velocemente.
Non aveva esitato un solo secondo a togliersi le cuffie per la persona dall'altra parte del telefono.
Tadashi invece, se era fortunato, otteneva una risposta dopo otto squilli.
A volte neanche quella.
Vide Tsukki aumentare il passo e fece per seguirlo ma qualcosa, dentro di lui, lo fermò.
Davvero voleva sapere?
Davvero voleva sentirsi ancora più inferiore vedendo la persona che aveva conquistato Tsukishima in quel modo?
Davvero voleva osservare il viso di colui che faceva sentire Tsukki così triste?
Davvero?
No, ma proprio no.
Si fermò in mezzo alla via con la borsa sotto braccio e il telefono in mano, poi imboccò la strada di casa.