Tadashi, tutto felice, si stiracchiò tra le coperte.
Amava il sabato perché poteva dormire. Lo odiava perché non poteva vedere Tsukki senza una ragione valida.Si rigirò sotto le lenzuola per ore prima di alzarsi e abbandonare il caldo accogliente del suo letto.
Tsukishima, intanto, si rigirava una penna tra le mani, gettando ogni cinque secondi un'occhiata al telefono.
"Lo chiamo" pensò allungando la mano.
"No, non ce la faccio" la ritrasse.Allungò.
Ritrasse.
Allungò.
Ritrasse.Alla fine lo prese in mano e digitò il numero dell'amico:"E che gli dico?"
Rimuginò sul messaggio da mandare e alla fine inviò esasperato dal suo stesso comportamento.
Tadashi stava bevendo un bicchiere d'acqua quando il messaggio gli arrivò.
Ehy Yamaguchi...ti andrebbe di venire a casa mia?
Il moro sputò ciò che stava bevendo e corse al piano di sopra, non prima di aver riletto 8 volte ciò che il biondo gli aveva scritto.
Sì!
Rispose solo.
***
Kei stava letteralmente impazzendo: il testo della canzone che stava scrivendo gli piaceva e gli faceva schifo allo stesso tempo.Accartocciò l'ennesimo foglio di carta e ne prese uno nuovo; tra pochi minuti sarebbe arrivato il suo amico d'infanzia e lui ancora non aveva nulla di decente da sottoporgli.
Tadashi, intanto, fissava con occhi spalancati il campanello della casa del suo migliore amico.
Lo guardava con astio da dieci minuti buoni e ancora non aveva trovato il coraggio di suonare.
<<Oh, Yamaguchi? Che ci fai lì fuori? Vieni entra!>> il fratello maggiore di Kei, Akiteru, lo trascinò dentro e lo invitò a togliersi le scarpe.
<<Kei è in camera. La strada la sai già no?>> gli fece l'occhiolino come a voler intendere qualcosa e uscì di nuovo.
Tadashi strinse forte i pugni e iniziò a salire le scale: la cavalcata delle valchirie in sottofondo.
Arrivò davanti alla porta e bussò ma non ottenne risposta, così aprì lo stesso.
Tsukishima, con le cuffie premute sulle orecchie e la fronte corrugata, scriveva ad una velocità impressionante parole su parole.
Per terra, vicino al cestino, numerosi erano i fogli accartocciati o strappati.
Yamaguchi, senza farsi vedere, ne raccolse un paio, leggendo ciò che non era stato brutalmente segnato con una linea.
Si mise sul letto dell'amico, non senza arrossire, ed incrociò le gambe.
Finito di trovare un senso a quei testi, si appoggiò contro il muro e prese a fissare la schiena del biondo.
Lo vide passare nervosamente una mano tra i capelli e togliersi le cuffie.
Si girò verso di lui massaggiando gli occhi chiusi e, appena li riaprì, se lo ritrovò davanti.
Si diede uno schiaffo e Yamaguchi abbassò lo sguardo:<<Da quanto sei qui?>>
<<Il...tempo di leggere questi>> rispose alzando i fogli da sopra le sue ginocchia.
<<Come ho fatto a non vederti...>> si maledisse alzandosi e andandosi a sedere di fronte a lui, sul letto.
Il cuore di Yamaguchi saltò un battito quando le loro ginocchia si sfiorarono.
<<Non ci riesco>>
<<A fare cosa?>>
<<A scrivere una canzone per te>> la felicità venne spazzata via dalla tristezza e Tadashi sgranò gli occhi.
<<Cosa?>>
Tsukishima si alzò di nuovo:<<Lascia perdere>> sbuffò e qualcuno bussò.
<<Kei, vi ho portato una torta, visto che tu neanche ti sarai accorto della sua presenza>>
Akiteru fece il suo ingresso con una deliziosa confezione bianca in mano:<<Vai almeno a prendere l'occorrente per mangiarla sfaticato>> poi gli diede un leggero calcio sul sedere e lo spedì fuori dalla stanza.
Yamaguchi, intanto, rileggeva senza sosta le parole sui fogli spiegazzati.
Akiteru gli si avvicinò con un leggero sorriso dipinto in viso:<<Non farci caso, sai quanto mio fratello può essere inutile>> posò la torta sul tavolino e si avvicinò al letto mentre Yamaguchi posava i piedi per terra.
<<Non vuole dirmi cosa gli è successo ultimamente e->> iniziò Akiteru.
<<Neanche a me lo ha detto>> confessò a voce bassa.
<<Ma tu lo sai lo stesso no?>> Akiteru si avvicinò e fece posare la testa di Tadashi contro la sua pancia.
Prese ad accarezzargli i capelli:<<Io faccio il tifo per te>> gli occhi di Yamaguchi cominciarono a pizzicare mentre stringeva forte la vita del fratello della persona che amava.
<<Perché?>> chiese stringendo i denti e con un singhiozzo che premeva per uscire dalla sua bocca.
Akiteru si abbassò alla sua altezza e posò la fronte contro quella del moro:<<Perché so che sei l'unico che può rendere felice quello stupido del mio fratellino>> lo prese per mano, cercando di trasmettergli forza con quel contatto.
Gli sorrise, Tadashi tirò sù con il naso e sorrise a sua volta e, proprio in quel momento, entrò Kei dentro la stanza.
<<Cosa diavolo state facendo?>>
**Spazio pazzoidi in libertà (vigilata)**
Vi do il permesso di volermi colpire...XD