#10 Thomas

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Oh no. No, no, no. Il sorriso mi muore sulle labbra in un istante. Con tutte le persone al mondo proprio lei doveva capitare qui? Sono totalmente sconvolto, ma cerco di riprendermi e lo faccio a modo mio. Sorrido beffardo. "Io non ho proprio fatto nulla... Sono stati loro!" dico a Patricia, indicando i bambini che sorridono e mi saltellano ancora intorno. 

"Ci stava facendo il solletico!" esclama un bimbo paffuto e simpaticissimo. "Grazie, Pete. Sei stato di grande aiuto..." mormoro fulminandolo con lo sguardo. Lui sembra contrito e abbassa lo sguardo allontanandosi. L'unico modo per evitare la ramanzina è spostare l'attenzione dalle mie malefatte. 

"E così, anche tu qui, Barbie" dico rivolgendomi alla biondina, che avvampa indignata. Patricia ci guarda stranita. "Vi conoscete?" chiede con una nota di curiosità nella voce. "Sì" dico subito, mentre lei si affretta a negare. "No, non proprio." Dice seccata. "E comunque mi chiamo Audrey." Ribadisce incrociando le braccia al petto. "Bene, bene" interviene Patricia cercando di calmare le cose. "Visto che Audrey farà volontariato da noi, mi aspetto che sia tu a spiegarle come funziona il centro, data la tua esperienza." La fisso inebetito. "Cosa? Io... Spiegare...?" Patricia scuote la testa spazientita. "Sì, Thomas, appena avrai ritrovato l'uso della parola, spiega a questa povera ragazza come va qui e cosa dovrà fare." Si allontana verso l'uscita, ma si rivolge nuovamente verso di noi. "E mi raccomando, non voglio battibecchi davanti ai bambini, quindi se c'è qualcosa tra voi due risolvetela fuori da qui. Sono stata chiara?" Mi metto sull'attenti facendo il saluto militare. "Sissignora!" Esclamo portandomi la mano all'altezza della fronte. Sono un coglione, ma so che in fondo in fondo le piace il mio modo di fare. E poi non vedo cosa ci sia da protestare: con i bambini sono il migliore, qua dentro. Lei scuote la testa mormorando qualcosa tra sé e sé, per poi lasciare definitivamente la stanza. 

La biondina, ormai sola tra le mie grinfie, rimane impalata a guardarmi con un disprezzo che non si premura affatto di celare. Che spettacolo, mi odia già e ancora non ho fatto nulla. Le rivolgo un'occhiata rapida e le sorrido strafottente. "E così vuoi imparare a tenere a bada questi marmocchi? Ti avverto, non sarà per niente facile mia cara Barbie. Sono davvero terribili." Mi compiaccio nel mio tentativo di farla andare nel panico inutilmente. Lei mi guarda torva per un istante, poi vedo affiorare un sorriso sulle sue labbra, ma non riesco bene a decifrare quale sia il motivo. Appoggia lo zaino sulla scrivania all'angolo e viene verso di me con il cellulare in mano. "Regola numero uno, Barbie: non è proprio permesso tenere il cellulare qui." Taglio corto, sperando di farla sentire a disagio. "Oh, tranquillo, solo per un attimo! Voglio davvero immortalare questo momento." Dice affiancandomi e scattando un selfie a tradimento. "Ma che cosa...?" La voce mi si strozza in gola, mentre lei sorride soddisfatta. "Non vedo l'ora di mandarla a Kimberly, le ho promesso che l'avrei aggiornata su questa mia nuova esperienza!"

Scusa ma ti chiamo BarbieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora