#64 Thomas

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Finalmente ho dato una scossa a questa serata. Probabilmente ero troppo concentrato sull'intenzione di fare bella figura e avevo momentaneamente dimenticato quanto mi diverta giocare con questa ragazza. Spero di non aver esagerato, ma quando brontola e fa quelle espressioni buffe mi diverto come un ragazzino. È ancora più bella, anche se lei sembra di un altro avviso. Non so per quale motivo, ma proprio mentre pensavo a quanto fosse eccitante il suo labbro increspato in quell'espressione imbronciata, una visione mi ha invaso la mente e ho capito dove portarla. Guido con sicurezza, mentre lei cerca di fare l'offesa e per ripicca ascolta musica terrificante alla radio. 

"Seriamente stiamo ascoltando questa roba?" le chiedo, mentre il sorriso non accenna a lasciare le mie labbra. Non saprei nemmeno io da dove arriva tutta questa strana allegria, ma sono sicuro che non sia merito del vino. La osservo rapido, notando il ghigno che ha dipinto sul viso. Sta cercando di vendicarsi come può e si diverte un mondo. Una canzone romantica invade l'abitacolo, con le sue parole smielate.
"Eh no, questo non è accettabile!" esclamo con tono contrariato. Lei scoppia a ridere e inspiegabilmente faccio lo stesso.
"Ma chi è che scrive canzoni del genere?" domando retoricamente.

"Non lo so!" trilla lei, tra una risata e l'altra. 

Torno serio solo quando tra me e me penso che sarei disposto a cantarle io stesso una canzone simile se servisse a farla ridere in quel modo delizioso. Vedendomi cambiare espressione sembra un po' disorientata. Spegne la radio e apre il finestrino, facendo entrare una corrente di aria fredda, che si porta via le parole smielate e le nostre risate. 

"Dove stiamo andando?" chiede distrattamente, controllando le notifiche sul suo smartphone. "Sorpresa!" dico sorridendole di sfuggita, cercando di scacciare quel velo di malumore che si è creato.
"Te l'ho già detto che non amo le sorprese?" mi dice noncurante.

"Non ci credo, a tutte le ragazze piacciono le sorprese!" rispondo rallentando, siamo quasi arrivati.

"Hai dimenticato un piccolo dettaglio: io non sono come le altre ragazze!" sentenzia, con un sorriso furbo stampato sul viso. 

Che sia diversa dalle altre ragazze è poco, ma sicuro. Non ho mai conosciuto una tipa come lei e forse è proprio questo ad intrigarmi maggiormente. Fingo di non aver sentito e parcheggio l'auto. Iniziamo a camminare fino a quando raggiungiamo una scala in cemento, che a breve ci conduce sulla spiaggia. La osservo togliersi le scarpe, prima di scendere l'ultimo gradino.

"È la stagione giusta per una bella passeggiata sulla spiaggia!" mi rimbrotta, sarcastica. Ha pienamente ragione, ma questo posto è meraviglioso. La vedo rabbrividire.
"Lo so, è un po' freddo, ma ne vale la pena!" cerco di convincerla. 

Passeggiamo per un po', nella quiete interrotta solamente dallo sciabordare lieve delle onde che si infrangono sulla riva. L'oceano è una vasta tavola blu notte, sormontata da una luna piena che si specchia generosa sull'acqua, regalando dei riflessi luminosi a quell'immensa distesa. Sorrido tra me, ripensando a quella volta in cui rimasi qui di prima mattina, assaporando il giorno che nasceva, mentre legavo indissolubilmente Audrey a questo luogo così speciale per me. Ora, per ironia della sorte, ho ben pensato di condurla su questa spiaggia, cementando questo legame a cui avevo segretamente dato vita dopo averla baciata. La osservo tremare, mentre osserva il panorama rapita. Istintivamente mi sfilo la giacca e la appoggio sulle sue spalle, con fare protettivo. Lei mi sorride, grata per questo semplice gesto, e mi accorgo che vorrei baciarla ancora, ma sono frenato dal sentimento che si cela dietro a questo mio desiderio. Questa volta infatti, mi rendo conto che non si tratta di un semplice istinto fisico. Se mai poserò le mie labbra sulle sue, sono convinto che proverò qualcosa di più forte e indissolubile di quell'adrenalina data dalla mera soddisfazione di una pulsione sessuale. Scuoto la testa nel tentativo di disfarmi di quel pensiero. Il suo viso, illuminato dalla luce della luna, mi dà i brividi. La sua fronte liscia, il suo nasino regolare e le sue labbra... Dio, non devo pensarci. 

"Bello questo posto. Ci vieni spesso?" mi domanda rivolgendosi a me per la prima volta da quando siamo arrivati.
"Non così spesso come vorrei, in effetti." Ammetto, scrutando l'orizzonte.
"Chissà quante ragazze hai già portato qui..." commenta, con fare distratto. Distratta un cavolo. Immaginavo che non me l'avrebbe fatta passare liscia, dannazione. E ora cosa potrei mai dirle? Mi gioco la carta della sincerità?

"In realtà nessuna, Barbie. Tu sei la prima a cui mostro questo angolo di paradiso terrestre..." ammetto, scostandole i capelli dalla spalla e soffermandomi ad ammirare i suoi lineamenti perfetti. 

Scusa ma ti chiamo BarbieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora