Capitolo 12

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Spengo il televisore e mi dirigo verso la finestra della mia stanza. Guardo fuori e noto a malincuore che sta per piovere. Sono le 17:30 e se piove sono certa che Federico non verrà. Fisso il cielo grigio con tristezza, pensando già al pomeriggio noioso che dovrò passare dentro per colpa della pioggia, ma all'improvviso la suoneria del mio telefono mi fa riprendere coscienza  del presente. Mi precipito sul letto acchiappando di corsa il cellulare. È Federico. Rispondo.
"Ehi Fede!"
"Ehi Bea, tutto apposto? Visto che tempaccio?"
"Sisi, proprio ora ha iniziato a piovere. Peccato. Credo tanto di aver scelto la giornata sbagliata per farti prendere confidenza con la mia zona. Col sole sarebbe stato molto meglio, magari ci rivediamo dopodom..."
Non faccio neppure in tempo a concludere quello che stavo per dire che Federico risponde a metà del mio discorso.
"Comunque spero tu sia già pronta, perché fra 5 minuti sarò da te e non mi piace attendere troppo quando fuori piove, sappilo".
Che cosa? Fra 5 minuti è qui?!
" ma... ma quindi vieni lo stesso? Anche se piove?"
"Beh, se vuoi torno indietro ma non sarebbe carino se mi facessi riprendere la strada del ritorno dopo averne fatta così tanta per venire da te"
"No! Ma che dici! Sto già scendendo, mi trovi giù"
"Ahah a fra poco Bea"
Che mi era venuto in mente? Uno come Federico mi avrebbe avvisata se non fosse venuto. Non è mica come gli altri che hai conosciuto Bea, lui è avanti.
Spio dalla finestra e mi accorgo che Federico è appena arrivato. Scendo, apro lo sportello e salgo in macchina. Lo saluto con un bacio sulla guancia e lui contraccambia. Che imbarazzo, non mi ero mai resa conto di quanto fosse bello fino a questo momento. Con quei capelli color castano caramello che sembrano brillare sino in superficie giungendo fino a quel lungo ciuffo liscio supera ogni immaginazione. E con quegli occhi profondi color cenere come la maglietta che si ritrova perdo la cognizione del tempo, di tutto. Più bello di suo fratello, dentro e fuori. Matteo possono pure tenerselo... Fede è molto di più.
Ed ecco ancora una volta Federico interrompere i miei pensieri (che poi, forse, sono più felice così).
"Allora...dove mi porti adesso? Al parco non credo potremo andarci, visto che sta piovendo, perciò dovrai cambiare meta". E ora cosa faccio? Povera me. "Ehmm, magari potremmo andare a farci un giro lungo il fiume, potrei farti vedere l'aria Pic-nic che frequentiamo spesso con la nostra compagnia. C'è una stradina dove potremo passare con la macchina." Gli propongo. "Si, dai... mi va di vedere il posto in cui verrò a farmi una bella mangiata insieme agli amici quest'estate". Dopo la sua approvazione partiamo. Il tempo lì fuori è veramente brutto. Vento e acqua sbattono sul parabrezza, sui finestrini e io che, invece di trovarmi a casa come al solito, mi ritrovo in auto, insieme a Federico, ad andare a visitare l'aria Pic-nic del fiume con un fuoco dentro che rischia di divampare. Ma perchè questo ragazzo mi fa questo effetto?
Ecco il fiume; questa parte di periferia è bellissima, ci venivo da piccola con i miei e con mia sorella. Sofia mi manca tanto. È partita con un'amica per la Germania, così, per un viaggetto scaccia pensieri, è da un mese via ma fra qualche settimana sarà di ritorno.
"Wow, è davvero come me lo avevano descritto... il fiume, la vallata, un insieme di alberi che formano la caverna... sembra un paradiso!". Federico è stupefatto, ma in fondo lo sarei anch' io se fosse la prima volta che metterei piede qui.
Il cielo si riapre, la pioggia smette di cadere e così decidiamo di scendere dalla macchina. "Peccato che non possiamo sederci sull'erba in riva al fiume, sarebbe perfetto" dico, dirigendo lo sguardo verso Federico. "Beh, magari sull'erba no ma ho un plaid dentro al cofano. Vado a prenderlo".
Federico si incammina sulla stradina per andare a prendere il plaid ed io rimango lì, coi piedi sull'erba fresca, a fissare quelle nuvole grigie decise ad andar via per far posto al sole, immaginando come sarebbe stato bello quel pomeriggio che avrei tanto voluto vivere, ma che da lì a poco avrei vissuto.

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