Capitolo due.

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Fu un viaggio silenzioso, la musica batteva sui suoi timpani, come il mare in tempesta batteva sulle rocce. Camila si sentiva molto strana, piuttosto sola e forse confusa.

Poggiò la testa sullo schienale della macchina, schiuse le labbra e pensò, un po' a tutto.

La scuola;
I suoi compagni;
La sua vita sentimentale.

Sbuffò sonoramente, decisamente nervosa.

Sua madre la guardò per poi prendere nuovamente il controllo della strada. «Che succede, Mila?» le chiese con tono dolce, facendola star bene.

«Voglio tornare a Cojimar, dai miei coetanei, voglio stare bene.» sussurrò lei con voce semi-spezzata.

«Mila, lo sappiamo che se dovessimo tornare lì mor-» la fermò dal parlare.
«Moriremo di fame, lo so.» sospirò in seguito.

«Devi adattarti piccola.» le consigliò, come il suo solito fare.

«Eh, ci provo mamma.» sbuffò stressata, incrociando le braccia sotto al suo seno.

Il tragitto durò per mezz'ora ed una volta scesa dalla macchina andò subito in cucina, per mettere qualcosa sotto ai denti. Era tutto perfettamente pulito e in ordine, Camila si sentiva a suo agio con tutto quell'ordine.

Mangiò una cotoletta, la madre gliel'aveva messa da parte per quando sarebbe tornata da scuola, il lunedì era sempre stressante per la Cabello, certo che sette ore il primo giorno della settimana erano illegali.

Mangiò voracemente e ovviamente, come frutto prese una banana.

Dopo averla sbucciata, la mangiò.

Camila si guardò intorno, poi vide Sofia, sua sorella. Era così graziosa e amorevole, come sempre.

La bambina le sorrise, in modo dolce.

«Mila, senti... Dopo che studi, andiamo insieme al parco?» le chiese con espressione dolce, supplicante.

«Mh? Oh... Certo Sofi, allora mi metto a studiare da adesso, così abbiamo il tempo per dopo.» sorrise in modo dolce, facendo le stesse azioni.

La piccola sorrise di nuovo e mi abbracciò forte.

Dopo aver pulito il piccolo piattino di ceramica dove c'era la cotoletta, lo riportò al suo posto, si stiracchiò e si grattò sul fondo schiena.

Prese lo zaino e lo portò in spalla, per poi salire in camera sua. Camila poggiò quella borsa sulla scrivania e l'aprì per poi tirare fuori i libri ed iniziare a studiare per la prossima volta, ci impiegò giusto un'ora, alle 04:25 P.M., andò finalmente da Sofia.
«Sei pronta?» le chiese saltellando sul posto, teneramente.

«Sì!» disse euforica. Era una bambina veramente vivace.

Camila si portò addosso il cappotto e la leggera sciarpa attorno al suo collo.

Decisero finalmente di andare, Sofi le mantenne la mano per tutto il tempo, non si staccò nemmeno per un'attimo dalla sorella maggiore.

Era così dolce, rispecchiava tantissimo Camila, solo che secondo lei, Sofi era decisamente meglio di Camila. Finalmente arrivarono al parco.

Beh, non era di bello esteticamente, ma era il posto preferito di Camila, tranquillo e pieno di pace. Quel giorno così tranquillo era occupato da delle nuvole grigie che occupavano quasi tutto il cielo sopra alle loro teste.

Era quasi afoso, stare lì. Era nuvoloso, senza sole, senza un filo di vento a muovere quelle foglie presenti sul terreno vasto, che reggeva solo Camila, Sofia e il nulla assoluto.

Pochi erano gli animaletti del parco, quali anatre, scoiattoli e tantissimi piccioni obesi che invece di saltellare tra poco rotolavano per quanto pane mangiavano.

Non c'era un prato verde, anzi, quel verde era ormai trasformato in arancio, gli alberi erano già spogli e le foglie cadevano lentamente. Il cancello era nero, arrugginito, coperto da macchie marroni e brutte, ogni tanto scricchiolava, anzi, sempre.

Era un posto vecchio, ogni tanto sembrava inquietante, ovviamente dipendeva dal tempo, sembrava come un cimitero che si vede nei film horror. Decisamente pauroso per la Cabello.

Sofi corse da una parte all'altra, andando verso il laghetto, c'era un po' di melma, ma del resto era stupendo e tranquillo, l'acqua era calda e l'aria era pulita.

Camila decise di sedersi sulla panca davanti al laghetto, in modo tale da vedere bene la sorella in caso dovesse succederle qualcosa, magari, con un passo falso sarebbe potuta cadere dentro al laghetto e morire annegata.

Dalla sua borsa prese una delle opere di Shakespeare ed iniziò a leggere, attentamente cercando di ignorare le urla della sorella che si muoveva senza sosta.

Sofi si divertì, cercando di acchiappare i piccioni oppure gli scoiattolini.

Dopo un po', la minore venne da Camila e le toccò la spalla.

Sobbalzò, Camila era entrata proprio nel mondo della lettura.

«Dimmi piccola.» le chiese dolcemente mentre si girò verso il suo viso.

«Vieni a giocare con me? Mi sto un po' annoiando.» disse con sguardo da cucciolo, era così tenera che Camila si sentì sciogliere, insomma, non poteva trattenersi, non poteva dirle di no.

«Va bene, va bene!» disse lei sorridendole, le piaceva passare del tempo così con lei.

Poggiò il libro all'interno della borsa, Camila si alzò ed andò con lei, lasciando la borsa sulla panca, Camila alla fine, si fidava, ma non lasciò il cellulare. Le due giocarono per ore, insomma, era tutto così divertente per loro.

Camila ricordava poco di Cojimar, ma non avrebbe potuto dimenticare il suo ex ragazzo, Austin, c'era stata insieme due anni, poi decise di lasciarla quando gli disse che lei e la famiglia se ne sarebbero andati.

Fu molto doloroso per Camila, quasi un trauma, ma che dire, non ci diede molto peso, alla fin dei conti. Nella vita avrebbe incontrato altri ragazzi, quindi non si sarebbe dovuta deprimere alla prima relazione finita male. Camila era così, sempre speranzosa.

Camila acchiappò sua sorella un paio di volte, poi decisero di giocare a nascondino, la maggiore contò fino a cinquanta, una volta finito andò alla ricerca della piccola Cabello.

Cercò di fare il più piano possibile, ma ovviamente, le riusciva impossibile e dopo aver trovato Sofi nascosta, corse verso la tana, solo che lei fu più veloce, la superò e fece tana.

Dopo averla presa in braccio e fatta girare Camila la poggiò in terra e le diede un bacio sulla testa, facendola ridere sonoramente.

Il suo sguardo fu attirato da una nuvola di fumo densa, l'odore era diverso da una semplice sigaretta, si chiese cosa fosse, non sapeva benissimo cosa potesse essere. Ingenua.

Era strano, un odore nuovo e mai sentito prima, per lei. Camila si sentì così strana e improvvisamente così curiosa di andare a vedere ciò che stava succedendo in quel posticino così strano e sperduto.

Camila si grattò il capo, guardò un po' tutto, la curiosità forse l'aveva portata al punto di lasciare tutto e di andare a vedere.

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