Capitolo uno.

2.3K 161 19
                                    

Erano anni che ormai Camila non viveva più a Cojimar, per problemi economici la famiglia avevano deciso di andare a vivere nella grande Miami. Insomma, un posto bellissimo, non c'era proprio da lamentarsi, il traffico, il caldo, i pedoni... Tutto quel frastuono a lei piaceva, la rendeva tranquilla, forse troppo tranquilla per i suoi gusti.

Gli anni passavano e lei cresceva, anche se, lo ammetteva, aveva piuttosto paura di diventare adulta, temeva di diventare come una vecchia donna con l'ernia a non finire, lei avrebbe voluto che il tempo si fermasse e che non volasse più, come facevano dei semplici palloncini con all'interno dell'elio.

Era ottobre, aveva iniziato la scuola il mese scorso, ero all'ultimo anno di scuola superiore – non era per niente felice, visto la vicinanza degli esami –. Ormai, aveva preso l'abitudine nel stare da sola, senza nessun amico o amica con sé.

Si stava dirigendo con tutta la calma del mondo verso la sua scuola, il liceo. Un po' noioso e specialmente pesante, ma era di quel grado, era portata per quella scuola, perché mai tirarsi indietro?

Una volta varcato il cancello e con la musica a tutto volume alle orecchie, entrò nell'immenso edificio dai colori spenti ma semplici.

Era in un liceo scientifico, mica artistico – per fortuna, perché era proprio impedita a disegnare –.

Passò una mano lungo la sua folta chioma castana, si guardò intorno e vide i suoi compagni di classe guardarla, purtroppo mettendola a disagio, strinse forte il libro pesante di matematica – che nemmeno una Bibbia era così pesante tra un po', però in sostanza, la matematica era noiosa come tale –.

Non si fermò nemmeno per un secondo, anzi, accelerò con il passo e si intrufolò all'interno della sua classe, era all'ultimo anno e non voleva disturbi di alcun genere.

Era pronta a sopportare i suoi compagni e le loro scemenze per tutte le sette ore di lezione.

Poggiò lo zaino sul banco e prese il libro di storia da cui avrebbe dovuto ripassare, vista l'interrogazione in arrivo.

Amava studiare, forse era per quello che i suoi compagni la guardavano in certi modi, forse erano gelosi della sua voglia di imparare, per fortuna questo era uno dei suoi ultimi pensieri, quest'anno avrebbe avuto gli esami, quindi si sarebbe dovuta impegnare ad ogni costo.

Ripassò, ogni tanto il cellulare si illuminava per via di qualche notifica o messaggi da parte di sua madre.

Era molto protettiva, da quando feci il coming out subii degli attacchi di bullismo, la situazione si era ribaltata, la madre divenne molto presente nella sua vita, come era giusto che fosse.

Non appena vide la professoressa entrare, portò il suo iPhone nella tasca del parka verde.

Era una donna un po' sulle sue, ma da un carattere buono, aiutava sempre chi avesse difficoltà nella sua materia, ovvero: storia.

Una volta dopo aver fatto l'appello ed aver aggiornato il registro elettronico alzò lo sguardo e fece un ampio sorriso.

«Sapete cosa vi sto per chiedere, vero?» ci guardò con occhi brillanti, come se sapesse benissimo che la metà della classe non aveva studiato.

Nessuno rispose.

Camila ovviamente alzò la testa e sorrise timidamente.

Era davvero graziosa, capelli a caschetto, magra e un po' più alta di me, le fece gesto con la mano e le chiese cortesemente di portare la sedia vicino alla cattedra.

Non fu una semplice interrogazione, ormai Camila ci conversava, non solo con lei, ma con tutti i professori.

Fu un'interrogazione abbastanza lunga, ma riuscì a far germogliare un bel nove e mezzo.

Soddisfatta del suo voto, tornò al suo posto, non smise di sorridere e di dondolare le gambe come se fosse una bambina di cinque anni.

Però, i sussurri negativi da parte dei suoi coetanei non mancavano di certo, ma come al solito li ignorò. Passarono ben tre ore e, come al solito, passaò la ricreazione in classe, da sola.

Mangiò la sua banana e guardò fuori dalla finestra, l'arietta del quindici ottobre si faceva pungente, dopo aver finito quella banana, buttò la buccia nel secco per poi dirigersi verso la finestra e chiuderla.

Andò al suo posto, di nuovo.

Prese il suo iPhone e guardò l'orario, erano ancora le 11:11 A.M. e come sempre, doveva pensare al suo solito desiderio, ormai quotidiano.

"Voglio di incontrare la persona della mia vita." pensò, per gli altri poteva essere banale, ma non lo era per lei, assolutamente.

Sorseggiò il suo succo di frutta, anche quello alla banana e pensò che tra un paio di minuti sarebbero tornati i suoi compagni di classe, a rompere di nuovo sul suo conto.

Era quasi impossibile sopportarli, li odiava, avevano sempre il suo nome in bocca, i loro occhi erano sempre fissi su di lei, e il loro umorismo verso i suoi confronti era decisamente... Pessimo.

Si mise una mano sul viso non appena sentì le voci che si facevano sempre più vicine, sempre più forti e sempre più... Fastidiose.

Le altre quattro ore le trascorse come al solito, passiva, anche trovandosi con dieci palline di carta piene di saliva sul banco, non la smuovevano, purtroppo, erano davvero abili con la cerbottana, che tra l'altro non poteva considerarle tale, dato che usavano semplicemente la penna.

Non dimostravano la loro età e appunto, la loro intelligenza era pari a zero – secondo lei –. Erano degli ignoranti, dei presuntuosi e dei poco di buono. Non sapevano nemmeno cosa significasse aver rispetto. Camila provava ripudio per loro.

La maggior parte delle lezioni, loro parlavano sempre ed esclusivamente di sesso, cosa che a Camila rivoltava tantissimo il suo povero stomaco.

Non appena suonò la campana lei si alzò dal banco e lasciò tutto com'era, non prese nessuna pallina, lasciò tutto come i suoi compagni avevano fatto.

Dopo essere uscita da quell'edificio così seccante, scese la grande gradinata e varcò il grande cancello colorato di un grigio che ricordava il fumo di Londra, si avvicinò alla macchina. Sua madre, Sinuhe, l'aspettava fuori all'interno del veicolo con sguardo contento e fiero di vedere la figlia.

Camila amava sua mamma, era la donna della sua vita, l'unica donna che le dava un vero e proprio punto di riferimento.

Non appena Camila entrò in macchina si scambiarono due affettuosi baci sulla guancia e tornarono finalmente a casa dopo una giornata pesante.

House Of Balloons Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora