Capitolo sette.

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La piccola, dopo svariati minuti, andò da Camila e si mise sotto le coperte, la guardò e le sorrise.

Era già pronta, in quel piccolo arco di tempo della sua assenza Camila si spogliò e si mise il pigiama, il letto era abbastanza grande per entrambe, forse troppo. Avvolse un braccio attorno al suo corpicino, sorridendole dolcemente.

Era tardi, domani la grande sarebbe andata di nuovo a scuola e pure la piccola Sofi.

«Dai, ora dormiamo.» le disse mentre poggiò le labbra sulla sua fronte fresca. Era così profumata, sapeva di cocco. Lei la strinse fortissimo in un abbraccio.

«Va bene, ti voglio bene sorellona.» disse sorridendo lei.

«Anch'io, Sofia.» le diede un altro bacio, se la portò sul mio petto e la coccolò fino a quando non crollò dal sonno. Riusciva ad addormentarsi in pochissimo tempo, un po' Camila la invidiava per questo. Lei di solito ci impiegava dieci minuti.

Rimase quindi sveglia, con la bambina sul suo petto, che dormiva beatamente.

Forse con il calore del corpo della sua sorellina, iniziò a sentire gli occhi pesanti, e il corpo rilassarsi. Sbadigliò un po' e poi chiuse gli occhi, la Cabello cadde in un sonno profondo. Il suo telefono era sotto carica al suo fianco.

Il vento passava attraverso le fessure delle finestre, producendo quel suono alquanto inquietante, come un fischio da tipico film horror.

La nottata passò bene, anche se la mente di Camila vagava in sogni mischiati in incubi come colori, a volte volavano come i palloncini che sparivano tra le soffici nuvole.

L'alba arrivò in men che non si dica e la sveglia suonò, sempre puntuale, Camila la odiava con tutta se stessa.

Si alzò e notò Sofia stesa al suo fianco, con un dolce sorriso sulle labbra. La coprì per bene, si tolse il pigiama, iniziò a mettersi la roba pulita per andare a scuola ed affrontare una nuova giornata, sicuramente noiosa.

Camila si stiracchiò, andò giù a fare colazione, i suoi waffles erano caldi, della temperatura giusta. Mangiò con calma, come sempre. Poi dopo aver finito, si alzò ed andò via, la maglietta a maniche corte dei Metallica regalata dal suo ex ragazzo Austin era enorme, ovviamente sotto portava una maglietta a maniche lunghe.

Ad ottobre in maniche corte... Le sembrava da pazzi.

Camila si lavò la faccia e si pettinò i capelli, come sempre annodati. Dopo essersi strappata tanti capelli, si asciugò gli occhi dalle lacrime di dolore, uscì dal bagno ed andò a fare lo zaino che, questa volta, era leggero visto che aveva solamente tre ore di lezione.

«Almeno oggi posso passare un sabato sereno... Vorrei passarlo con Dinah e Ally.» disse tra se e se, sorridendo leggermente al pensiero.

Camila si mise il parka, lasciandolo aperto. Collegò le cuffie nere al suo iPhone e le incastrò alle orecchie. Andò a scuola, come sempre a piedi, solo che durante il cammino, notò Dinah e Ally ferme sul marciapiede, con la mano alta, come se volessero che prestasse a loro attenzione.

La cubana sorrise, facendo capire alle due ragazze che stava arrivando da loro. Attraversò, non appena il semaforo si fece verde per i pedoni e rosso per i veicoli.
Fece una piccola corsetta, fino a quando non arrivò dall'altra parte della strada. «Ciao ragazze.» disse con un po' di fiatone, si inchinò reggendosi le ginocchia.

«Ciao Camila.» disse Dinah sorridendo. «Sei felice che oggi tutta la scuola esce alle 11:30 A.M.?» alzò il sopracciglio sapendo già la risposta della cubana.

«Oh, Cristo! Stavo aspettando solo questo...!» disse lei alzando le mani al cielo.

Durante il piccolo tragitto parlarono e risero di qualsiasi cosa.

Ad un tratto però, quando arrivarono lì, le loro strade si dovettero dividere, Ally e Dinah sarebbero dovute andare a destra, mentre Camila a sinistra.

Tutto sommato, le tre ore volarono come se nulla fossero.

Dopo essere uscite dalla grande struttura, Camila aspettò le sue due amiche, solo che non le vide uscire, pensò semplicemente che se ne fossero andate, insomma, sicuramente le avevano fatto pacco.

La ragazza si girò ed andò a sbattere contro una corporatura con più massa della sua, prima di mandare al diavolo quella persona, alzò il viso e notò che era Dinah. Che figura, pensò.

«Certo che sei carina quando aspetti.» disse seguita da una sonora risata facendo sorridere Camila un po' dall'imbarazzo. «Almeno ci tieni.» disse facendo spallucce.

«Dinah... Ti picchio.» disse la cubana mettendo il broncio, si toccò il naso.
«Dai, andiamo,» disse lei sorridendole. «La giornata ci attende!»

In effetti aveva ragione. «Uhm, ma una domanda.» disse Cabello guardandosi intorno non capendo una cosa.

«Mh?» Dinah guardò la sua nuova amica con fare curioso, la guardava dall'alto.

«Ma Ally?» chiese osservando.

«Sono qui!» disse sbucando da dietro Dinah, con il suo smartphone in mano.

E chi l'aveva vista? Lei non di certo.

«Ah... Eccoti.» disse grattandosi il capo per poi poggiarsi la mano sul petto. «Non ti avevo vista.» precisò.

Ally mise il broncio, ma poi sorrise. «E chi mi vede?» disse. «Dai! Andiamo.»

La cosa divertente era che Ally sembrava così piccola, ma era la più grande tra le tre, confidò a Camila che era stata bocciata alcune volte, forse troppe...

Camila camminò con le due ragazze ed andarono al parco, ma non allo stesso. Si diressero in un parco al centro ed era affollato da bambini, suoi compagni o conoscenti, oppure anziani.

Si sedettero sulla panchina, davanti ad una fontana da cui usciva acqua dalle statue di marmo, Dinah e Ally stavano parlando di cose scolastiche. «Ragazze... Posso chiedervi una curiosità?» chiese Cabello sussurrando, si imbarazzò, sicuro le aveva appena interrotte in una conversazione importante.

«Ragazze?» chiese di nuovo seriamente loro si girarono e nel loro volto vide il solo silenzio, forse avevano già capito cosa stessi per chiedere.

Ally sembrò un po' turbata, appoggiò una mano sulla sua spalla e la guardò dolcemente, vide la difficoltà di Camila nell'esprimere la sua domanda, Dinah sembrò invece un po' seria, forse troppo.

Stava sentendo ansia tutta in una volta. Quel silenzio era risultato parecchio imbarazzante. Si grattò il naso e sorrise un po'. Dinah sbuffò. «Beh? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» chiese Hansen e Camila negò con la testa, Ally le diede una gomitata.
«Dai, Mila. Dicci.» sorrise lei.

Doveva?

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