Capitolo otto.

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«No, meglio di no.» disse poi Camila negando con la testa, non voleva essere di troppo.

«Cosa ci devi dire?» chiese Ally con la sua voce rassicurante, accarezzò i suoi capelli.

«Volevo chiedervi cosa vi ha portate a fumare altro oltre alla sigaretta.» abbassò leggermente il capo, provava un po' di vergogna.

Ci fu nuovamente silenzio, Ally lasciò la mia spalla.

«Va bene, ora inizio a spiegare.» disse Dinah buttando un sospiro.

Dinah guardò Camila ed Ally, il suo cuore iniziò ad accelerare come un cavallo selvaggio, poteva solo immaginare la reazione della nuova arrivata.

Ally la prese bene, visto che anche lei, aveva quasi il suo stesso problema. Forse più grave... Alla fine dei conti, non aveva nulla da perdere, e quindi decise di confidarsi.

«Sono lesbica e faccio uso di marijuana da un po'. Il perché è semplice: non sono ben voluta da questo inutile mondo, sono disprezzata, mi insultano, picchiano, nemmeno i miei genitori mi aiutano.» spiegò lei rapidamente, si sentì così male. «Vorrei farla finita buttandomi su altro di più grave, ma sono troppo egoista per farlo.»

Camila annuì, come se la capisse, rimase sorpresa.

«Dovresti smettere di rovinarti, sei così bella.» disse poi Camila. «La gente è ignorante, non capisce cosa proviamo; ci disprezzano... Ma noi siamo fatti per vivere questa vita, è una. Non bisogna gettarla così al cesso, bisogna camminare a testa alta, Dinah.» disse seriamente.

La polinesiana passò una mano tra i suoi capelli, guardando Camila, la ragazza prese la sua mano e la strinse. «Fidati, che ti aiuterò io, Dinah.» disse Cabello sorridendole un po'.

Annuì piano, stava sognando?

«Hai me ed Ally adesso, non sei sola.» disse alla fine, abbracciandola forte.

Dinah ricambiò l'abbraccio, per poco non si mise a piangere, ma trattenere le lacrime in quel miracolo, era impossibile.

Pianse sulla spalla della sua nuova amica, quasi disperata.

Ally si unì a quell'abbraccio e strinse entrambe forte.

La più alta si staccò dopo qualche minuto.

«Sarà questione di tempo, Dinah.» disse Mila sorridendo. Dalla sua borsa prese un pacchetto di fazzoletti, ne prese uno e le asciugò le lacrime, nel mentre Ally le accarezzava la schiena.

«Ti senti meglio?» chiesero le due all'unisono.
«Sì... Grazie.» strinse nuovamente entrambe. Non le sembrava vero.

Camila le accarezzò la schiena per poi staccarsi da lei, nuovamente.

Camila avrebbe mai detto che Dinah Jane Hansen fosse lesbica, ma era pronta ad aiutarla in ogni modo, pur di toglierle dalla testa quella – che per Camila –, era merda. «Ally, tu?» chiese guardando la sua amica più bassa.

«No, non me la sento. Sarà per un'altra volta.» disse portandosi i capelli all'indietro.

«Va bene, tranquilla... Non insisto.» disse la cubana sorridendo. La più bassa ricambiò il sorriso, quasi timidamente.

Camila era felice di essere capitata tra due ragazze così, finalmente decise di lasciare i problemi e di metterli da parte. Finalmente poteva godersi le due ragazza per ciò che erano, drogate o no.

Loro la facevano sentire bene e la facevano divertire, non sapeva più chi ringraziare per averle fatto trovare Ally e Dinah.

Sarà stato un caso? Si chiese un paio di volte, però purtroppo non seppe spiegarlo, che poi, a queste cose non ci credeva neanche.

Doveva andare così e basta. Non era più sola. Aveva due meraviglie al suo fianco.

Accarezzò un po' la pietra della panchina, gelida, intanto guardò l'acqua uscire dalle statue di marmo di quella fontana. Era così rilassante, era avvolta dal benessere.

Sorrise, fino a quando non vide qualcosa attirare involontariamente la sua attenzione.

Guardò il cielo, composto da delle soffici nuvole bianche, da un sole bello e splendente che cercava di scaldare quel posto freddo e poi il cielo, così infinito, così magico.

Ma tutto questo era accompagnato da tre oggetti, che piano piano salivano, cercò di mettere a fuoco, strizzò gli occhi e vide semplicemente che erano tre palloncini composti da elio.

Colore rosso, quello preferito di Camila Cabello.

«Mila?» la nominò Dinah cercando di attirare la sua attenzione, invano.

La ignorò, rimase a guardare quei tre oggetti volare, senza tregua.

Smise di sentire le voci, si isolò ed entrò nel suo mondo.

Le sue orecchie non udirono più nulla, la sua mente decise di aprirsi e di pensare, o almeno... Cercare di ricordare. Era così difficile farlo per lei, si sentì soffrire dai suoi stessi ricordi sbiaditi.

Quei palloncini la ipnotizzarono, rimase abbindolata da quegli oggetti di plastica che volavano, non sapeva se definirli un bene o un peccato, visto che non riusciva a ricordare nulla o almeno quasi.

Aveva dimenticato tutto, non voleva tornare alle sue vecchie amicizie di Cojimar, anche se... Qualcosa le diceva il contrario.

Era intelligente, sapeva che avrebbe ricordato almeno qualcosa e fu così.

Un sorriso.

Capelli di colore nero come la pece.

Ed occhi... Gli occhi infiniti e profondi che nessuno avrebbe mai potuto avere.

Unici.

Quegli occhi erano verdi, ricordò le sue iridi composte da tonalità di verde acceso e scuro, c'era qualche pizzico di grigio forse, non ne aveva la più pallida idea.

Ma oltre a questo, ricordò anche la sua voce, ma non il nome e lì si maledì.

La sua voce era qualcosa di bello, ancora infantile, sì, ma bella comunque.
La sua voce bianca, le riscaldò il cuore e l'anima, voleva sapere di lei, voleva vederla.

«Mila!» disse Ally passandole una mano davanti al viso, cadde dalle nuvole.

«Ah?» guardò Ally sorpresa e imbarazzata di essermi incantata così. «Hai detto qualcosa...?»

Voleva continuare quel momento così magico, voleva continuare a scavare ancora nei suoi ricordi, voleva almeno cercare di ricordare il nome di quella bambina, che stava con lei, ma non l'avrebbe mai saputo, non lo poteva ricordare, insomma... Si parlava comunque di Camila Cabello.

Riusciva a ricordare cinquanta pagine di storia, ma non riuscì a ricordare un minimo di quella bambina.

«No, non ti ho chiesto nulla... Tutto bene?» chiese Ally. «Sei molto pensierosa.» disse lei preoccupata per la cubana.

«Sì, sto bene. È solo strano, non ricordo.» disse.
«E cosa non ricordi?» chiese Dinah non capendo, lei sospirò.
«Una bambina.» rispose la Cabello alla fine.

Ogni volta che le chiedevano chi fosse la persona che non riusciva a ricordare, si sentiva come un pesce fuor d'acqua. Non rispose a Dinah, non le andava... Ma tanto sapeva che tra una serie di minuti, l'avrebbe detto.

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