CAPITOLO 7

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Dopo aver ascoltato il mio monologo Esther non parla subito, ma mi guarda con occhi sbalorditi e anche abbastanza divertiti
"Arielle ma ti senti quando parli? Ti rendi conto di ciò che hai detto su dei ragazzi che manco conosci? Quante volte ci hai parlato? Due?!"
Le parole della mia amica mi fanno precipitare con il sedere a terra dal castello di idee che mi ero costruita e così, rendendomi conto di ciò che ho detto, me ne pento immediatamente. Il muro d'orgoglio che mi costruisce però, mi impedisce di tornare indietro sui miei passi e quindi, molto determinata, guardo Esther con sfida
"Pensi che io sia matta?! Secondo te sono impazzita oppure ciò che ti ho detto lo sento davvero? Non ho problemi mentali, lo sai come sono fatta!" Affermo, forse alzando un po' la voce; la ragazza davanti a me, dal canto suo, mantiene la posizione di partenza, rivolgendosi però a me con più dolcezza e meno rabbia, facendomi quasi credere di essere presa in giro
"Elle, dico davvero, forse sei solo un po' stressata, ma quei ragazzi non nascondono niente; staranno un po' in disparte, ma è normale, si sono trasferiti dal Canada poco più di qualche settimana fa, il loro comportamento deriverà sicuramente da questo, dovresti smetterla di essere così paranoica"
Quest'ultima affermazione è la goccia che fa traboccare il vaso, facendomi perdere le staffe e portandomi ad aggredire la mia amica
"Esther non ti riconosco più! Dove cazzo è finita la mia migliore amica? Quella che mi sostiene in ogni momento e mi da sempre ragione? Che fine hai fatto eh? Forse quei due hanno fatto perdere la testa anche a te! Se non hai intenzione di appoggiarmi e starmi accanto te ne puoi anche andare!"
Dopo questa sfuriata Esther mi guarda confusa e con gli occhi pieni di lacrime che, però, so per certo che non scivoleranno sul suo viso, non ora che le sono davanti.
La mia amica ha sempre avuto un carattere più tranquillo del mio, a volte anche più fragile, nonostante questo però, la serenità che racchiude la sua anima le permette di prendere in mano ogni situazione e non crollare davanti a niente e nessuno. So quanto ciò che ho detto le faccia male perché, subito dopo averle pronunciate, quelle parole hanno fatto male anche a me.

Io ed Esther siamo sempre state una cosa sola, ovunque c'era lei, c'ero anch'io, l'una l'ombra dell'altra, da quando avevamo cinque anni.
Ricordo che quando iniziammo le scuole medie (circa all'età di undici anni) nessuno si avvicinava troppo a noi, come se il nostro legame fosse talmente potente, che avvicinarsi avrebbe comportato immischiarsi in qualcosa di cui non si sarebbe mai fatti parte.
Esther è stata la figura femminile più vicina al mio mondo che io abbia mai avuto e da sempre io sono stata la ragazza che più le è stata accanto. Lei viene da una splendida famiglia e ha sempre avuto tutto quello che chiedeva; però c'è sempre stato qualcosa nel suo animo, qualcosa che la spingeva ad avvicinarsi alle persone rotte, spezzate, e questo nella sua vita l'ha portata a ricevere parecchie batoste. Quando aveva solamente 15 anni, ricordo, si innamorò di un ragazzo che però non era fatto per lei, aveva dei problemi e viveva immerso nel mondo della droga. Esther questo l'ha sempre saputo e tutti abbiamo sempre provato a metterla in guardia, eppure la sua indole da "crocerossina" l'ha portata a credere di poterlo salvare da quel mondo così crudele che ti risucchia l'anima e non te la restituisce. Ma, appena lui ne ha avuto la possibilità, l'ha abbandonata, lasciandola con i cocci sanguinanti del suo cuore fra le mani. In quel periodo per Esther c'ero solamente io e insieme, mano nella mano, ci siamo rialzate come facevamo sempre, perché ogni battaglia in due era meno difficile.

Così, mentre vedo le gambe della mia amica dirigersi verso la porta di casa, capisco di aver sbagliato in pieno ad averle urlato contro senza motivo e ad essermela presa con lei per qualcosa che non capisco neanche io.
Si dirige senza esitazione all'uscita, una volta raggiunta la soglia, non parla ma si gira a guardarmi e, anche da lontano, sento i suoi occhi che mi chiedono spiegazioni per ciò che le ho detto, spiegazioni per il mio comportamento fuori dal comune, spiegazioni che però io non so darle; abbasso dunque lo sguardo, permettendo per un attimo a me stessa di lasciare l'ascia di guerra e cercare di comprendere ciò che mi riempie.
Esther se ne va, con gli occhi dipinti d'amaro e ancora in cerca di spiegazioni; io resto immobile, con la testa che mi gira e il cuore di nuovo in balia di quella sensazione che ormai mi riempie ogni giorno.
In silenzio aspetto e sento il mio petto strapparsi a metà, una parte rosso fuoco e un'altra cristallina come l'acqua che scorre.

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#angoloautrici:
Cosa sta succedendo alla nostra Arielle che la spinge ad essere così severa contro la sua migliore amica? Cosa succede nel suo animo?
Noi vi aspettiamo!💜
-Sof e Nene

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