→ T h r e e.

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9 Settembre –  19 Settembre.

Giorno 5, qualche ora dopo.

La prima professoressa che ho odiato di più in vita mia è stata  quella che insegnava Filosofia, proprio nel college. Aveva un tono di voce troppo alto, come se stesse continuamente urlando. Dava un fastidio enorme alle mie orecchie, e a chiunque era presente alle sue lezioni.

Che atto di coraggio, presentarsi nella sua aula e uscirne coi nervi a fior di pelle.
Era difficile anche per me.

Nonostante le continue suppliche dei miei compagni di classe, lei si giustificava che il suo tono di voce era normale, e non poteva di certo tagliarsi le corde vocali per dei mocciosi come noi.
E dopo ciò, eravamo costretti a sentirla urlare continuamente.

Anche quando ero semi-cosciente, in infermeria, sentivo i suoi rimproveri contro Eddy e Kevin. Mi svegliai soltanto quando il cigolio della porta che si chiudeva era segno che la professoressa era finalmente andata via.
Mi tirai su con fatica e sbattei gli occhi un paio di volte per mettere a fuoco i due ragazzi davanti a me.

Eddy, vedendomi sveglio, si sedette sul mio lettino e mi porse un sacchetto pieno di ghiaccio da mettere sulla testa.

« Edd? Tutto okay? »

« Sì, grazie. Sto bene, ho solo sbattuto la testa contro il pilastro. Nulla di che. » feci spallucce, fissando sia il mio amico sia il mio compagno di stanza.
Erano veramente ridotti male.

Eddy aveva le guance rosse e il naso rotto, e le mani rosse per i continui pugni.
Kevin presentava un livido violaceo sullo zigomo destro e un altro sotto il mento. Aveva anche lui il naso rotto.
Non credevo che un tipo come Eddy fosse così violento, in situazioni del genere.

« Come stai, Kevin? » chiesi, guardandolo preoccupato. Non parlava nemmeno.

Lui fece uno sbuffo: una cosa che avevo capito di lui fin da subito era l'odio profondo che provava verso le persone che si preoccupavano per lui. Chissà quanto odio provava per me in quel momento; era sicuramente maggiore di quello che provava ogni giorno. Ci pensai troppo tardi.
« Come dovrei stare, Marion?! »

« Abbassa il tono. » ruggì Eddy.

« Tu non sei mia madre, figlio di— »

« LA SMETTETE?! » urlai, guardandoli truce. « Per favore. »

Con mio grande piacere, non aprirono più bocca.

~

Giorno 8, lunedì mattina.

A quasi tre giorni da quella rissa nel corridoio tra Kevin e Eddy, fui per la prima volta felice di avere due amici che mi stavano continuamente insieme giorno e sera.
Era divertente stare con Ed e Eddy.

Avevano adottato per me il soprannome "Doppia D", molto particolare ma accettai volentieri di farmi chiamare in quel modo.

« Ora che abbiamo, Doppia D? » chiese Eddy, cercando nel suo zaino probabilmente l'orario delle lezioni. Anche se fosse già passata una settimana da quando era cominciato il college, Eddy non aveva ancora imparato quando avremmo avuto le rispettive materie.

« Uh. Credo Inglese, » mi massaggiai il mento, sforzandomi di ricordare. « boh, non so. »

« Sarah! » gridò Ed, correndo verso una ragazza dai capelli rossicci, con la testa ficcata nel suo armadietto.

« È la sorella » mormorò Eddy, ridacchiando al mio sguardo interrogativo.
Ci avvicinammo a lui, e di conseguenza a sua sorella, per ascoltare la conversazione.

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