5 Settembre
Giorno 1, lunedì.
« Hai messo lo zaino nel porta bagagli? E i libri? »
« Sì, mamma, » sbuffai « Non ho più cinque anni ». Era la terza domanda che chiedeva nell'arco di cinquanta secondi (che record). Era più lei nel panico che io.D'altronde non aveva tutti i torti.
Stavo partendo per il college, e ciò ricordava tristemente il motivo per cui mio fratello se ne andò di casa. L'ultima volta che io e i miei genitori lo vedemmo.Per farli stare più tranquilli, decisi di iscrivermi all'unico college che distava a due ore di macchina da casa mia. Non potevamo pretendere di meglio.
« Mi raccomando, allaccia la cintura e stai attento » continuò mia madre, sistemando il toque ( una volta di mio fratello ) sulla mia testa e spostando alcune ciocche che mi ricadevano davanti agli occhi. I suoi erano umidi, quasi sul punto di scoppiare istericamente in un fiume di lacrime. Sapeva che sarebbe arrivato questo momento.
Nonostante fossi incapace in questa specie di situazioni, l'unica cosa che feci era quella di stringerla al mio petto. Non sapevo se aveva funzionato o meno, perché pianse proprio quando la abbracciai, ma sembrava apprezzarlo. Il suo piccolo sorriso esprimeva fierezza.
Ed io sorrisi di seguito.« Tornerò ogni settimana, te lo prometto » sussurrai al suo orecchio.
« Avrei voluto che tuo padre fosse qui, » singhiozzò rumorosamente, e asciugandosi debolmente con la mano le guance rigate dalle sue continue lacrime « è a lavoro e non po— » la bloccai.« Non fa niente. Ci vedremo sabato sera, » dissi infine, prima di stamparle un bacio sulla fronte « ti voglio bene mamma. »
« Anch'io amore mio.. » accarezzò la mia guancia e accennò un sorriso. « sono fiera di te. »Nonostante lei mi sorrise prima che salissi in macchina, ero consapevole che sarebbero stati sei giorni di agonia continua, con il ricordo di mia madre in lacrime e tremante.
Come dodici anni fa.~
Arrivai al mio istituto sano e salvo, ma con la mente altrove. Ero particolarmente entusiasta, ma l'ansia mi stava divorando senza pietà e non riuscivo a formulare pensieri e parole sensate.
Parcheggiai la BMW (che mia madre mi aveva gentilmente offerto di prendere) e cinque minuti dopo ero già nella segreteria del college, a ritirare le chiavi della mia stanza e l'orario delle lezioni, che sarebbero cominciati il giorno dopo.
Mi aspettavano due ore di biologia, a seguire chimica, letteratura, un'ora per pranzare e l'ultima ora avevo algebra.
Sussurrai un "perfetto" quando feci per urtare -senza rendermene conto- contro la schiena di un ragazzo (ovviamente più alto del sottoscritto). Dedussi dalla sua giacca —la quale allegramente sfoggiava in compagnia di un suo amico— che faceva parte di una squadra di football.Indietreggiai di un passo, così da poter guardare il ragazzo che avevo per sbaglio spinto.
Si girò lentamente, quasi col fare minaccioso; solo in quel momento notai che portava un cappello rosso con la visiera girata.
Perché andai a notare quel particolare proprio in quel momento?« Oh bene. Una matricola, vedo » rise divertito, accompagnato dai suoi amici. « non ti ho mai visto da queste parti. »
Rimasi in silenzio, a scrutare i suoi occhi verdi come lo smeraldo.
« Sì, sono appena arrivato una decina di minuti fa. Problemi? » risposi, mettendo braccia conserte.Mai mostrai più spavalderia di allora. E il rosso che mi stava davanti se ne accorse e spalancò gli occhi.
Non fui per niente sorpreso a rendermi conto che lui non era né il primo, e non sarebbe stato né l'ultimo, a pensare che io fossi uno di quei ragazzi che non avrebbero aperto bocca ad una provocazione.Pure se fu una cosa infantile, rimasi sorpreso anch'io.
Sperai di non avere altre situazioni come questa, con lui soprattutto, ma il destino sembrava essermi contro.Quando portai i miei bagagli in camera, nel campus del college, mi accorsi che c'erano due letti a baldacchino, due scrivanie, un comodino e rispettivamente anche due guardaroba. Ciò non mi sorprese, era probabilissimo che avrei diviso la stanza con un altro ragazzo.
Sembrava che fosse passato un tornado.
Mutande a terra, maglie e felpe lanciate a destra e manca, scarpe lasciate in un angolo della stanza e libri sotto il letto. Venni a sapere poi che il tornado si chiamava Kevin, aveva diciannove anni ed era il ragazzo con cui avevo avuto l'onore di parlare poco prima.
Sembrava di essere in un fumetto o in uno di quei film americani.~
Stesso giorno, sera.« Da quando ti ho visto ho avuto quella sensazione che tu fossi un perfettino. » Kevin portò alla bocca la sua Merit per inspirare del fumo, socchiudendo gli occhi. Infine lo sbuffò, lasciando ricadere della cenere fuori dalla finestra.
« Quella cravatta e il maglione non lasciano per niente desiderare. »Roteai gli occhi, stirando con le mani i vestiti che avevo sistemato nel mio armadio con estrema accuratezza.
« Amo solo l'ordine, non sapevo che fosse un reato. Puoi spegnere quella dannata sigaretta?! Sembra di stare in una sala crematoria. »« Scusami tanto, ma credo che dovrai sopportarlo per un po'. » disse menefreghista, con un accenno di risata. « Non ne hai mai provato una? »
« No, sono contro il suicidio volontario. »
« Non c'entra un caspio. Smettila di sistemare per la milionesima volta quei vestiti e vieni qua. » mi incitò ad avvicinarmi alla finestra, dove comodamente era seduto sul davanzale.
« Scordatelo che la provo, » chiusi le ante dell'armadio e mi gettai di capofitto sul mio letto, con l'intento di riposarmi almeno per un minuto.
Niente da fare.
« Non ho mai conosciuto un ragazzo che non avesse fumato almeno una volta nella sua vita, » disse, schiacciando l'estremità del mozzicone nel posacenere, così da spegnerla e abbandonarla insieme alle altre. « hai avuto una bella adolescenza, mh? »
« Non bisogna fumare per sentirsi fighi o chissà chi... » sospirai, ignorando la sua domanda. « perché fumi? »
« Saremmo anche compagni di stanza, caro Eddward, ma non sono tenuto a raccontarti ogni mio fatto. »
Aveva assolutamente ragione, e con ciò mi zittii, lasciando che il respiro di Kevin e il ticchettio dell'orologio mi facessero chiudere le palpebre per qualche secondo, per poi farmi cullare nelle braccia di Morfeo.
STAI LEGGENDO
Beautiful Disaster.
Hayran Kurgu⚠️ YAOI ⚠️ BoyxBoy If you don't like it, please go away ~ [Ed, Edd n Eddy] « Mi guardò, i suoi occhi verdi come lo smeraldo che cercavano di leggere nel mio oceano, nella bufera che dentro di me stava distruggendo ogni piccolo frammento di lucidità...