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Enola

« Splendore!»

Angela mi abbracciò e mi diede due sonori baci, uno per guancia. Mi macchiò di rossetto ma non ebbi il coraggio di pulirmi dinanzi a lei per non apparire maleducata.

«Ciao Angela, che bello vederti!» dissi sorridendole.

Angela mi stampò un altro bacio sulla fronte.

«Beatrice, hai una figlia bellissima.» disse euforica.

Mia madre gongolò un attimo. Sapevo cosa stava per dire. Tremai.

«Vogliamo parlare del tuo Diego? Hai messo al mondo un modello da rivista!»

Mi guardai intorno per vedere se da qualche parte vi fosse un negozio che vendeva articoli da giardinaggio, avevo bisogno di una pala per sotterrarmi in qualche vaso da fiori sparso lungo il centro commerciale.

«Ha preso tutto da te.» continuò.

Angela sorrise lievemente imbarazzata. I suoi occhi mi contemplavano in estasi, mentre un altro paio di occhi identici erano palesemente divertiti.

«Enola! Saluta Diego!» mi incitò mia madre.

Diciotto anni, prossima alla completa emancipazione e mia madre mi trattava ancora come una bambina.

«Ciao Diego.» sillabai.

«Ciao Enola.» disse di rimando.

«Diego, hai pensato di lavorare per qualche rivista come modello? Potresti guadagnare qualcosa non facendo nulla.» suggerì mia madre.

Forse avevo bisogno di una scavatrice, non di una pala. Volevo arrivare almeno a cento metri sotto terra.

«Sei sempre troppo gentile Beatrice... purtroppo con il nuoto non ho tempo di fare nulla, tuttavia non sei la prima ad avermi dato questo consiglio.»

Non sapevo se odiare di più mia madre che sembrava aver assistito alla rivelazione di un altro segreto di Fatima, Diego che si stava mostrando l'infimo ruffiano di sempre, l'ego di Diego che stava lievitando più della pasta per fare il panettone dopo una notte intera di riposo.

«Non trovi anche tu che sia un bellissimo ragazzo, Enola?» mi incitò mia madre.

Avevo in mano le chiavi della scavatrice, toccava solamente trovare un luogo adatto per sprofondare nelle viscere della Terra.

Diego era bello. Lo sapeva. Non potevo asserire il contrario perché c'era Angela. Visto che Diego era la copia di Angela avrebbe significato offendere anche lei, inoltre mia madre mi avrebbe fatto la ramanzina a casa del tipo 'davanti agli altri non devi contraddirmi'. Se avessi detto la verità Diego me lo avrebbe rinfacciato a vita e mia madre e Angela avrebbero orientato le loro compere verso un negozio di bomboniere per i cinquant'anni di matrimonio, comprare quelle del matrimonio era troppo semplice.

Ero in trappola.

'Mamma, ti odio.'

«È...»

Mi guardarono tutti in attesa di una risposta.

Diego si morse un labbro. Lo lasciò. Lo rimorse.

Deglutii.

Si passò la lingua sul labbro inferiore.

Deglutii.

«È delizioso.»

Scossi la testa. Cosa avevo appena detto?

Diego nascose la bocca dietro la mano e soppresse una risata.

Angela e mia madre mi scrutarono interrogative, io mi incamminai mentalmente verso la scavatrice.

«Volevo dire che è squisito.» mi corressi. Erroneamente.

«È una persona squisita, gradevole, amabile, avete capito, no?»

Di tutti i termini esistenti per descrivere Diego io avevo utilizzato quelli meno appropriati. Stavo morendo di vergogna, delle improvvise vampate di calore mi avvisarono di come stessi arrossendo.

Angela mi accarezzò il viso.

«Certo tesoro! Abbiamo capito!»

Trattenni il respiro non osando guardare Diego negli occhi.

«A proposito di squisito... noi stavamo andando a prendere una cioccolata calda nel bar al terzo piano del centro commerciale, vi unite a noi?» chiese mia madre allegra come poche volte nella sua vita.

Io voltai la testa meccanicamente verso di lei che però parve non aver colto la mia richiesta di aiuto.

'No...ti prego...'

«Certo!» Angela non se lo fece ripetere due volte.

Non ebbi il tempo di inventare una scusa banale per evitare di trascorrere del tempo con loro che vidi mia madre prendere sottobraccio Angela e avviarsi verso le scale mobili per salire al terzo piano del centro commerciale.

Sembravano due amiche pronte a spettegolare e a scambiarsi consigli sul trucco.

Le vidi allontanarsi mentre io rimasi immobile, incapace di reagire.

«E così mi trovi delizioso.» disse burlandosi di me.

«No.» inveii.

Diego si avvicinò e cogliendomi alla sprovvista mi morse una guancia.

«Che schifo!» urlai.

Fece finta di pensarci su poi espresse la sua opinione.

«Tu non sei deliziosa. Sai di crema per il viso.»

«Non mi dire!»

Diego si avvicinò pericolosamente al mio volto. Da quando era diventato così sfacciato?

«Vuoi assaggiare?»

Mi porse scherzosamente la guancia.

«No.» dissi decisa.

«Fai bene a rifiutare. Potrei diventare il tuo piatto preferito e mi negherei di proposito per farti un torto.» disse tentatore.

Guardai le sue labbra che si stirarono in un sorriso sghembo.

«Andiamo. Abbiamo un lungo pomeriggio da trascorrere assieme.»

Diego mi ricordò all'improvviso perché odiavo il Natale. Se non fosse stato per quella festa non sarei uscita a fare acquisti, di conseguenza non l'avrei incontrato e non mi sarei mai trovata in quella situazione.

Io odiavo il Natale.

ANCHE ORA - Speciale NataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora