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Enola

Mangiammo tutti assieme. Ognuno sorrideva e interloquiva con altri, l'unica a non farlo ero io.

Io e Diego eravamo seduti ai due lati opposti del tavolo, mia cugina pendeva dalle sue labbra e ogni tanto gli piazzava una mano sul braccio per valutarne la consistenza.

Probabilmente le stava parlando del nuoto e si stava vantando dei risultati ottenuti nelle varie gare. Carolina ascoltava, rispondeva, chiedeva e si toccava in continuazione quei capelli tinti.

Affondai il coltello nella bistecca che stavo mangiando e tagliai con forza eccessiva, finii per toccare il fondo del piatto producendo un rumore fastidioso.

I miei cugini Paolo e Paola mi sedevano davanti e non la smettevano di ripetermi come la prima media fosse bella. Erano gemelli, tuttavia, nonostante fossero un maschio e una femmina, i miei zii si divertivano a vestirli quasi in modo identico seppur con colori diversi. Per la cena indossavano lo stesso maglione in lana con una renna strabica lavorata, quello indossato da Paola era rosa, quello indossato da Paolo era blu.

«Io sono brava a fare le equazioni.» disse Paola

«No, sono più bravo io.» ribatté Paolo.

«No, io.»

«Bugiarda.»

Masticai un pezzo di carne con troppa forza, i miei denti fecero attrito tra di loro.

Dopo l'ultima portata senza dire nulla, mi alzai e andai nella camera che mi era stata assegnata.

Era una piccola stanza dotata di un letto singolo e di una finestra da cui si poteva ammirare un paesaggio mozzafiato. Schiacciai il volto contro quel vetro ghiacciato concentrandomi sulle piccole luci sparse appartenenti alle casette, in lontananza era visibile l'enorme pista da sci dove il giorno dopo ci saremmo recati.

Decisi di fare una doccia e poi mettermi a letto, non avevo intenzione di svegliarmi con la stanchezza del lungo viaggio in macchina ancora addosso.

Proprio quando stavo per infilarmi sotto le coperte bussarono alla porta.

La aprii. Non potevo crederci.

Diego era davanti a me, in boxer e con un cuscino sottobraccio.

Mi allarmai, se qualcuno dei miei parenti lo avesse visto in quelle condizioni davanti la mia camera chissà cosa avrebbe pensato.

Lo afferrai per un braccio e lo tirai dentro la mia stanza rapidamente.

«Con calma, Enola. Abbiamo tutta la notte.»

«Sei impazzito? Se ti vedono? Perché giri in boxer? Non hai freddo?» sparai a raffica.

Diego sollevò il cuscino.

«Voglio dormire con te.»

«Non ci pensare nemmeno!» gridai.

Diego sembrò offeso.

«Perché?»

Qualcuno bussò di nuovo alla porta.

«Enola, posso entrare?» era mia madre.

ANCHE ORA - Speciale NataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora