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Enola

Gli sci non erano abbastanza per Diego, forse la considerava cosa da vecchi.

Per lui era ovviamente più appropriato lo snowboard.

Una volta salito sulla tavola si sentì forse un divo delle nevi. Sfrecciava sul manto niveo dando prova delle sue abilità e destò l'attenzione di più persone in pista.

Saettava tra i vari sciatori con mosse agili, come se avesse fatto quello dal primo giorno di vita. Ogni tanto si fermava, toglieva il casco e si guardava alle spalle per comprendere se fosse rimasto da solo o se qualcuno del nostro gruppo lo stesse seguendo.

Carolina lo rincorreva accovacciandosi sugli sci per acquistare velocità e quando lo raggiungeva andava dare dimostrazione di quanto fosse gallina.

Era brava a sciare, ma non quanto me. Sapevo fare delle acrobazie uniche, spesso pericolose.

Diego mi passò vicino non degnandomi della minima attenzione, Carolina lo seguì a ruota come tirata da una corda invisibile.

Non le avrei permesso di stargli così attaccato.

Digrignai i denti e partii anche io alla rincorsa. Forse stavo andando troppo veloce, ma poco importava, in breve tempo fummo spalla a spalla.

«La tuta bianca rende il tuo culo ancora più grosso del solito.» gridai mentre facevo lo slalom tra alcuni anziani signori con dei racchettoni ai piedi.

«La tuta nera è l'emblema della tua simpatia, ci credo che non hai un fidanzato.»

'Maledetta megera.'

Presi una curva stretta alla perfezione, Carolina vacillò un istante.

«Speravo che uscissi fuori pista. Peccato.» esordii.

«Io non ho problemi a fare un fuori pista, tu entreresti nel panico visto che sei una precisina del cazzo.»

Mi stava sfidando? Sì, mi stava sfidando.

Carolina mi superò in un baleno, io schivai per un soffio il ramo di un abete. Maledissi gli addetti alla manutenzione della pista, perché non lo avevano tagliato?

Carolina si voltò verso di me.

« E comunque Diego bacia bene.» urlò per poi aumentare la distanza tra noi.

'Ti stacco le penne e ci faccio il cuscino per la tua bara'.

Carolina aveva quasi raggiunto Diego.

No potevo permetterlo, non doveva andare da lui. Diego era mio.

Si erano baciati. Non volevo crederci. Prima Diego veniva nella mia stanza pretendendo di dormire con me e poi andava a mettere la lingua in bocca a mia cugina.

Volevo vederci chiaro. Dovevo raggiungere Diego prima di Carolina e chiedergli se era vero, se mi aveva ripudiato per lei.

Diego doveva dirlo ad alta voce, guardandomi in faccia.

Iniziai la rincorsa disperata per arrivare prima di lei.

Sentivo gli sci vibrare sotto i miei piedi, feci un pezzo fuori pista per evitare sciatori troppo lenti, rientrai sul percorso principale.

Ero vicina.

Una curva più stretta, una discesa ripida.

Vicinissima.

Ignorai la segnaletica che mi stava avvisando di come stessi per prendere una pista nera.

Aumentai la velocità.

Superai Carolina.

Alzai il dito medio nella sua direzione.

Diego era a pochi metri da me.

«Diego!»

Frenai all'improvviso sollevando una nube di neve.

«Hai bac...»

«PISTAAAAAAA.»

Non feci in tempo a voltarmi che uno slittino su cui Paolo e Paola erano seduti mi travolse in pieno.

Venni scaraventata via, persi uno sci e battei la testa.

La mia vista si annebbiò e persi i sensi.

ANCHE ORA - Speciale NataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora