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Enola

I giorni passavano troppo lentamente, volevo che quelle vacanze finissero il prima possibile, erano state irrimediabilmente compromesse da Diego, non vi era alcuna redenzione.

Diego aveva provato a parlarmi, ma io non ne volevo sapere di lui. Mi isolavo, sciavo da sola e mi veniva da piangere ogni volta che mi guardavo allo specchio e scorgevo quell'abbronzatura orribile.

Diego aveva ragione, sembravo un panda in negativo.

Con quell'amara consapevolezza capii di non potermi neanche truccare o il difetto sarebbe stato accentuato. Acqua e sapone era il massimo concesso.

Per la Vigilia di Natale e quella di Capodanno mio zio organizzava una cena di gala nel suo albergo. Era un'iniziativa molto gradita dai turisti in quanto potevano sfoggiare sontuosi abiti che nel corso dell'anno erano stati nascosti nell'armadio avvolti dal cellophane.

Non potendo la cucina dell'albergo sdoppiarsi per servire i miei parenti nel salotto e contemporaneamente la sala ristorante, quelle due erano le uniche occasioni in cui la mia famiglia si univa ai turisti. Tale ricongiungimento implicava che anche noi dovessimo indossare abiti da gala.

Stavo aspettavo da mesi quell'occasione per truccarmi come una diva e sfoggiare uno dei migliori abiti che possedevo, tuttavia per lo scherzo di Diego mi venne negata la possibilità di utilizzare anche il più banale cosmetico.

Non potendo truccarmi, mi passò anche la voglia di sistemare i miei capelli in qualche acconciatura particolare, mi limitai a lasciarli sciolti e a creare delle lievi onde con la piastra.

Mi guardai allo specchio e mi venne da piangere, ero davvero ridicola.

L'abito in velluto blu che indossavo sembrava non essere adatto a me che apparivo troppo scialba per indossarlo. Mi fasciava alla perfezione e toccava terra, ma io non mi sentivo a mio agio, non con quel volto.

«Enola, posso entrare?»

Era Diego. Bussò alla porta più volte prima che decidessi di aprirgli.

Tirai giù la maniglia e senza proferire parola tornai davanti lo specchio per indossare dei gioielli che pregai non mettessero in risalto la mia abbronzatura.

Non volevo neanche guardarlo in faccia quel verme.

«Cosa vuoi?» domandai con tono monocorde.

Aspettai una risposta che non arrivò.

«Ti hanno tagliato la lingua?»

Nessuna risposta.

Mi girai di scatto non nascondendo l'ostilità.

«Rispondi!»

Ebbi un colpo al cuore.

Diego era davanti a me in smoking e mi guardava con la bocca semiaperta.

Si grattò nervosamente dietro l'orecchio e inclinò la testa di lato non staccandomi gli occhi di dosso.

«Cosa hai da guardare?» sputai inviperita.

Diego trasalì.

«Nulla...»

Si avvicinò di un passo e io automaticamente ne feci uno indietro.

«Stammi lontano.» ordinai.

Diego alzò le mani in segno di resa.

«Non ti faccio nulla. Tua madre mi ha chiesto di capire a che punto eri, gli altri sono già andati al ristorante.»

ANCHE ORA - Speciale NataleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora