Capitolo speciale

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Namjoon's P.O.V.
Mi svegliai leggermente in anticipo per l’emozione. Era il primo giorno di scuola media. Preparai la cartella in fretta e non feci neppure colazione, nonostante i rimproveri di mia madre. Salutai la mia sorellina che si era appena svegliata e uscii di casa. Fortunatamente l’autobus passò in orario, così raggiunsi la scuola senza preoccupazioni.

Entrai in aula e mi avvicinai al banco sul quale c’era scritto il mio nome. Arrivato, mi accorsi che il posto affianco al mio era occupato da un altro ragazzo. Stava dormendo, con le braccia incrociate dietro la testa e le gambe sul banco.

Hey, non dovresti farlo qui” dissi dandogli dei colpetti sul braccio per svegliarlo.
Continuai per qualche secondo, fino a quando non aprì gli occhi. Si voltò verso di me con un’espressione infastidita.
Senti, non sono affari tuoi. E poi siamo in fondo, nessuno può vedermi” rispose e chiuse di nuovo gli occhi.
Anche se stai dietro non significa che non ti vedano, idiota
Come mi hai chiamato?” si girò di nuovo, questa volta più sveglio di prima.
Ci fissammo in silenzio per un attimo, poi lui sospirando si mise a sedere correttamente e posò la testa sul banco.
Il tuo nome?” mi domandò dopo qualche minuto girandosi verso di me.
Kim Namjoon, e tu devi essere …” mi sporsi un po' per leggere il suo nome “… Min Yoongi.

Si voltò nuovamente senza dire una parola. Probabilmente, quel giorno, alzò la testa solo un paio di volte, per rispondere al professore di turno. Non riuscivo a capire se stesse dormendo o se non avesse semplicemente voglia di stare lì. Era come isolato.

In poche settimane riuscii a farmi degli amici: ogni giorno il mio banco era circondato da ragazzi e ragazze. In classe mi ero anche fatto la fama di genio, al punto che mi chiamavano “Brain Monster”. Questo perché ero bravissimo in tutte le materie, soprattutto inglese. E l’ammirazione dei miei compagni era un motivo in più per impegnarmi nello studio.

Al contrario, Yoongi era sempre solo. Spesso preferiva dormire anziché partecipare alla lezione e da sveglio sembrava sempre arrabbiato e annoiato. Nessuno aveva il coraggio di avvicinarsi. Nessuno tranne me. Ogni mattina, appena entrato in aula, lo salutavo, e così facevo alla fine delle lezioni. Inizialmente mi ignorava, ma con il passare del tempo cominciò a ricambiare il saluto. Pian piano, superò l’ostilità verso di me e diventammo amici.

In seconda media non capitammo vicini di banco, ma continuammo a parlarci. Yoongi si iscrisse al club di basket e io lo seguii, ma presto decisi di lasciar perdere perché ero negato. Lui invece era bravissimo: in classe si mostrava pigro e lento, ma sul campo si muoveva velocissimo ed era imbattibile in difesa. Dopo aver abbandonato la pallacanestro, mi concentrai solo sui compiti. All’inizio assistevo anche agli allenamenti di Yoongi, ma poi le mie visite si fecero sempre più rare, fino a quando smisi completamente.

Così, dopo poche settimane dall’inizio dell’anno, ci eravamo già allontanati: lui con il basket, io con lo studio. Dopo le vacanze natalizie non ci parlavamo neanche più. Era un po’ triste vederlo sempre da solo, a meno che non fosse coinvolto in qualche rissa. Dopo aver perso il suo unico amico era diventato più scontroso, e a volte perdeva la calma, anche con ragazzi più grandi. Non capivo perché lo facesse, ne osavo chiederglielo. Era come se non sopportasse nessuno. Ad ogni insulto rispondeva con la violenza, e spesso la lite degenerava in un vero e proprio scontro fisico. Quando succedeva Yoongi era inavvicinabile. Se ne stava seduto nel suo banco in silenzio, spesso saltava le lezioni, e ignorava chiunque provasse a parlargli, professori compresi.

Dopo un paio di settimane le ferite scomparivano e così parte della sua collera. Per questo quando mi si presentò l’occasione tentai di comunicare con lui. Successe per caso: avevo dimenticato dei libri in aula e, quando andai a recuperarli, lo trovai lì, nel suo banco, a dormire nella stessa posizione del primissimo giorno. Negli ultimi giorni era sembrato tranquillo, quindi mi feci coraggio e lo svegliai:”Hey, Yoongi, è tardi dovresti andare a casa.
Non feci neanche in tempo a toccarlo che lui aprì gli occhi. Feci un passo indietro mentre lui si alzava dal suo posto e si avvicinava a me.
“Cosa vuoi?” mi chiese con tono arrogante.
“Senti, non so cosa ti ho fatto, ma finiscila. Voglio solo che continuiamo a salutarci come prima-“
“Non sai cosa mi hai fatto? Davvero? Certo che per essere un secchione ne hai poco di cervello” continuò avanzando lentamente verso di me.
“Potresti almeno spiegarmi invece di comportarti così? È difficile capirti” gli risposi prendendo velocemente i libri. Sapevo cosa stava per succedere.
“Ah non capisci? Tu mi hai tradito, Namjoon, è semplice” disse sorridendo, poi con una spinta fece cadere i libri, “Abbandonare il basket con una scusa così stupida, per lo studio. Chi volevi prendere in giro? Tutti quelli che hanno fatto la tua stessa fine hanno inventato storie migliori. A te non importa neanche di salvare la faccia, eh?”
“Di cosa stai parlando? Quello che ti ho detto è la verità! Non ti ho tradito, ma ho scelto ciò che per il momento è più importante per me, e poi hai visto anche tu quanto sono incapace, che senso ha tornare lì?”
“Ora basta, ne ho le palle piene delle vostre scuse. Fottetevi tu e i tuoi libri di merda.”
A queste sue parole io persi completamente la calma e lo spinsi a mia volta. Dopo un attimo di esitazione, Yoongi rispose con un pugno, e io feci altrettanto. Mi sbatté con la testa sul banco, poi contro la lavagna, io mi liberai dalla presa e gli diedi altri pugni, questa volta nello stomaco. In pochi minuti mi ritrovai in uno di quegli scontri che avevo sempre guardato da lontano, facendo finta che non fossero affari miei. Ero così codardo che preferivo ignorare il mio amico mentre veniva picchiato piuttosto che intervenire per aiutarlo o almeno difenderlo. Mentre lo osservavo, tentando in tutti i modi di difendermi, avvertii un forte senso di colpa. In quel momento mi accorsi di ciò che stavo facendo, di quanto fosse sbagliato sia per me che per Yoongi. Allora, appena si fermò per riprendere fiato, lo spinsi verso di me e lo abbracciai. Con mio grande stupore, Yoongi non fece nulla per liberarsi, anzi, dopo qualche secondo potevo sentirlo piangere.
“Namjoon, io … ho combinato un casino. Quando ci siamo iscritti al club pensavo che sarebbe stato divertente, ma poi tu hai detto di voler lasciare e venivi a trovarmi di rado così mi sono sentito abbandonato, tradito …”
“Non è tutta colpa tua, Yoongi. Non ho mentito riguardo il fatto dello studio, ma sono stato un pessimo amico. Tutte le volte che ti vedevo a litigare con altri ragazzi, io ho sempre fatto finta di niente, come se non mi importasse. E poi ho smesso di venire in palestra senza pensare a come ti saresti sentito tu. Mi dispiace, ok?” lo presi per le spalle e lo guardai dritto negli occhi. Ci fissammo per alcuni secondi, poi Yoongi rispose:”Ok, dispiace anche a me.”

Let me know~BTS fanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora