3 capitolo

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Sofia
Era mezzo giorno e aimè mi dovetti vestire per andare a pranzo dai vicini dei miei zii. Scesi con mia cugina e andammo. Optai  per un qualcosa di semplice,  una gonna con un top e stivaletti. Arrivammo davanti al cancello dei vicini e ci aprì la signora Eleonora. Ci accolse a braccia aperte e ci fece entrare. In casa c'era solo per il momento il signor Gaetano. Quando ad un tratto sentii scendere le scale e urlare: "Giovanni, Lia, Monica che bello vedervi". Mi girai ed era Piero. Feci un passo indietro per dar modo ai miei parenti di salutarlo. Mia zia che lo abbracciava e lo stesso fece mio zio, mentre mia cugina diceva: "una di queste sere dobbiamo organizzare una bella rimpatriata e verrà anche mia cugina" poi Monica si gira verso di me e dice: "Piero ti presento mia cugina Sofia". Se in quel momento avevo uno specchio giuro che la mia faccia l'affogherei nel vetro. Ero davvero imbarazzata e confusa che non ci capivo davvero più nulla. Piero capì tutto e disse: "Monica non mi avevi mai detto di avere una cugina così carina." Ride e continua: "cmq piacere Piero". Allungo la mano e dico: "piacere mio Sofia". Mi strinse la mano così forte che mi rimase indolenzita per molto. Dopo le conoscenze ci sedemmo tutti intorno al tavolo ma ad un tratto si aprì la porta ed entrò la sorella Mariagrazia. Come al solito i miei zii me la presentarono e dopo finalmente potremmo mangiare. Il pranzo era davvero tutto buono ma qualcosa ruppe quell'atmosfera, il mio cellulare che iniziò a suonare. Presi il cellulare ed era Marco. La mia faccia iniziò a farsi in mille colori. Staccai la chiamata un paio di volte ma dopo la decima chiamata mia zia disse: "tesoro chi è che ti chiama così troppe volte? Ma perché non rispondi?". Dissi io: "nessuno d' importante. Sarà qualcuno che può aspettare". E continuai mangiare. Distrattamente Piero era seduto accanto a me e posai il cellulare accanto a lui. Il cellulare continuò a suonare. Piero prese il cellulare e disse: "mi sa che a questa persona la devi rispondere". Gli dico: "no". Ma per forza dovetti rispondere. Uscii fuori, presi il telefono e risposi: "Marco è inutile che mi chiami ti ho detto che non voglio sentirti. Non chiamarmi più." Tenta di rispondere ma io staccò la chiamata. Mi siedo su una panchina nel giardino e scoppio a piangere. Ad un tratto sento qualcuno alle mie spalle e dirmi: "perché piangi?". Era lui. Si proprio lui
Quel ragazzo dai occhi castani e con quel ciuffo meraviglioso. Si siede accanto a me e mi ripete: "perché piangi?". Per un po' non rispondo e vedo lui alzarsi ma qualcosa dentro di me mi dice di risponderlo e così gli dico: "perché la mia vita fa schifo". Per un attimo mi guarda e poi si risiede dicendo: "cosa ti è successo di così grave? Hai un viso così bello e una ragazza così carina non merita ne di piangere ne di soffrire". Mi asciugo le lacrime e dico: "purtroppo a me è capitato". Mi dice: "ti va di sfogarti?". Quelle parole "ti va di sfogarti", rimbombavano nella mia testa come una bomba. Lui Piero Barone, il mio idolo che vuole sapere la mia storia. Io non ci credo e a dire la verità in questo momento non mi va di parlare con nessuno e così dico: "mi dispiace ma non mi va di parlarne". Mi tocca sulla spalla e dice: "va be non fa niente io sono qui". Poi prosegue: "fino a quando resterai qui?". Gli dico: "in verità per sempre. E tu fino a quando resterai qui?". Lui: "fino a settimana poi ci aspettano vari firmacopie". Per un po' restiamo in silenzio e io aggiungo: "cmq vi seguo da sempre". Lui sorride come un bambino e dice: "sei mai venuta a un nostro concerto o firmacopie?". Ecco la domanda e ora che gli dico: "la verità? Purtroppo no ma non per me per colpa di una persona ma non mi va di parlarne". Mi accarezza la spalla e dice: "tranquilla entriamo dentro". Ci alziamo tutti e due ed entriamo. Ci guardano tutti e i miei zii dicono: "ma voi due non c'è la contate giusta". Rispondo io secca: "Sono solo uscita fuori per rispondere al cellulare e lui è venuto. Nulla di che zia". Ci sedemmo tutti sul divano, dove tra una chiacchiera e un altra Piero mi fissava. Finalmente dopo un po' i miei zii decisero di andarsene e così andai con loro. Menomale perché tenermi i suoi occhi incollati addosso per me era strano. Salutammo e andammo via.

Qualcosa di inaspettato- Piero BaroneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora