EMMA
Non è colpa di Giulia, nemmeno di Ethan. All'amore non si comanda, no? Lo so bene. Sono comunque arrabbiata, avevo visto Giulia nella hall e avevo notato come si guardavano. Avevo ascoltato la loro conversazione dalle scale. Avevo visto il loro bacio quel sabato sera ed è stato un colpo al cuore. Avevo pianto, mi ero disperata fino a finire le lacrime. Avevo gridato, credevo la vita fosse ingiusta. Perché lei, perché non me? Destino. Devo fare la superiore e continuare per la mia strada, come sempre. Tenere la testa alta.
-Emma sei pronta?- la voce di Gabriel mi fece tornare sulla terra ferma. -Arrivo!- mi sistemai i capelli con un ultimo spruzzo di lacca. Avevo fatto qualche boccolo con la piastra per mantenere maggiore volume. Odiavo quando sembravano spaghetti, mi ricordavano la ragazza di The ring.
Passai davanti allo specchio. Non mi riconoscevo. Il trucco pesante grigio scuro sulle palpebre faceva risaltare i miei occhi color ghiaccio, in contrasto con le labbra rosso fuoco e la terra serviva per rendere il viso più abbronzato sotto le luci del palcoscenico. Solo ora mi resi conto che stavo per salire su un palco. Iniziai a tremare, il cuore batteva forte e la mia mente mi ricordava ciò che era successo oggi. Avevo perso i miei due migliori amici in un colpo solo. Strinsi i pugni, avevo le lacrime agli occhi, ma non potevo piangere o avrei rovinato il trucco. Mi maledissi per aver accettato questo stupido lavoro. Poi mi ricordai che avevo bisogno di soldi per l'affitto e le bollette.
Gabriel entrò nel camerino. Non avevo neanche sentito bussare. Incrociai il suo sguardo. Era rimasto a bocca aperta. -Sei bellissima.- mi disse avvicinandosi. Mi asciugò una lacrima prima che potesse scendermi sul viso. -Vuoi aspettare ancora dieci minuti?- chiese gentilmente baciandomi dietro l'orecchio. Chiusi gli occhi e mi abbandonai tra le sue braccia. Avevo bisogno di scaricare la tensione. Aveva sul volto un sorriso sexy che mi faceva ogni volta perdere la testa.
Mi prese in braccio e mi aggrappai a lui mettendo le gambe sui suoi fianchi. Con un gesto veloce gettò a terra tutti i trucchi dalla scrivania davanti allo specchio, dove poco prima avevo finito di prepararmi. Posò il mio corpo sullo spazio libero e mi guardò dritto negli occhi. Annuii, sapendo cosa mi stava chiedendo. Non fu difficile vista la gonna corta che indossavo, quindi mi scostò le mutande. Ero già bagnata. Appena mi sfiorò tirai uno strilletto, ma mi tappò subito la bocca con una mano. -Ssh, o ci scopriranno.- era difficile non fare versi, mentre mi toccava. Lo fu ancora di più quando entrò dentro di me, lentamente. A quel punto gridai il suo nome tra le dita e lui si bloccò a fissarmi. -Zitta, altrimenti devo smettere.- aveva i pantaloni a mezza coscia. Il pensiero che dovevamo fare tutto di nascosto, con il rischio che qualcuno potesse vederci, rendeva la cosa ancora più eccitante. Cercai di togliergli la camicia, ma gli spasmi di piacere non me lo permisero.
Mi dimenavo e mi sfogavo stringendomi sempre più a lui. Gli lasciai più di un segno sul collo. Baciavo e mordevo le sue labbra. Stavo per venire, bastarono altri due o tre colpi di reni. Gli tirai i capelli e dopo poco mi seguì anche lui, trattenendosi più che poteva per non fare rumore. Era davvero bravo. Sudato e con i capelli scompigliati.
Adesso mi sentivo una puttana a tutti gli effetti. Mi sistemai il corpetto nero aderente e tirai il più giù possibile la gonna, dopo essere saltata giù dal mobile. A malapena mi copriva il sedere. -Sarai bravissima.- mi rassicurò baciandomi sulla fronte. Cercò di ricomporsi abbottonandosi la camicia e scomparve dietro la porta.
Feci un sospiro profondo e camminai fino alle quinte, sicura di me sui tacchi neri vertiginosi. Dovevo solo muovere i fianchi. Potevo farcela. Uno, due, tre.. respira. Uno, due, tre.. respira. E tenere a bada una mandria di uomini esaltati. Respira. Merda, merda, merda. Il sipario si aprì e le luci mi accecarono. Ci furono fischi e applausi. Tremavo, non riuscivo nemmeno a sentire la musica, mille pensieri si susseguirono nella mia mente. Era impossibile concentrarmi. Provai a raggiungere il palo davanti a me, inizialmente rischiai di cadere, ma mi ripresi subito. È un po' come essere in passerella, no? Una gamba davanti all'altra, testa alta e poi in posa.
Girai le spalle al pubblico. Di certo avrebbero apprezzato il mio lato B e non vedere quelle facce eccitate che desideravano solo saltarmi addosso mi avrebbe aiutato. Quando iniziai a muovermi fu tutto più facile. Ruotavo intorno al palo nel modo più sensuale possibile. Sfogavo la mia rabbia. Mi vendicavo dell'amore, del destino e tutte quelle stronzate. Ormai ero a mio agio. Scesi le scalette in mezzo al palco e ballai tra gli uomini.
Avevo appena finito, non era stato male. Mi preoccupai di me stessa. Mi era piaciuto. Mi sentivo desiderata e avevo in pugno la situazione. Immaginavo di essere in mezzo alla pista da ballo di una discoteca qualunque. Non era difficile. Mi avevano lasciato anche parecchie mance. Bastava strusciarsi qua e là ogni tanto.
Vidi Gabriel impegnato a parlare con il suo socio, così andai verso il bagno per ricompormi. Ero quasi arrivata alla porta quando sentii una mano grande e ruvida premere sulla parte di pancia scoperta. -Sei solo una troia!- mi gridò all'orecchio una voce roca. Cercai di divincolarmi da quella presa senza successo. Mi girò strusciandosi contro il mio corpo. Che schifo! Cercai di gridare, ma la musica era alta, nessuno mi avrebbe sentita. La zona intorno era deserta.
Era un uomo forse sulla cinquantina in giacca e cravatta. Mi premette le labbra sulla guancia cercando di arrivare alla bocca. Gli tirai uno schiaffo, ma non riuscii a liberarmene. Aveva l'alito che puzzava di whisky. -Quanto prendi?- mi sussurrò. Mi dimenavo senza scalfirlo, era troppo più forte di me. Lo sguardo intenso iniettato di sangue mi terrorizzava. Aveva i capelli tirati indietro con il gel, come un uomo d'affari. -Lasciami!- lo morsicai. -Ahia! Mi piace quando si ribellano, rendono la cosa più eccitante.- sul volto aveva un sorriso inquietante, mi ricordava un maniaco psicopatico. Mi scostò i capelli dal collo e ci mise dietro la sua mano. Voleva infilarmi la lingua in bocca, mentre in tutti i modi cercava di togliermi la gonna. Fortunatamente era troppo ubriaco per riuscirci.
Sentii un tonfo e l'uomo cadde a terra. Ero scioccata, ci misi qualche minuto per realizzare cosa fosse successo. Gabriel aveva appena tramortito il maniaco con un pugno, mi aveva salvata. -Sicurezza, abbiamo un problema nel corridoio prima dei bagni.- disse calmo premendo l'auricolare. Poi mi prese per mano e mi portò fuori da quell'orribile posto.
Cosa stavo diventando? Come mi ero ridotta?Cosa ne avevo fatto di quella bella ragazza fine, il cui unico sogno era diventare una modella d'alta moda? Come avevo fatto a rimanere senza soldi? Cosa ne stavo facendo della mia vita? Che posti ero obbligata a frequentare? Come poteva essere la mia unica salvezza? Le cose mi stavano sfuggendo di mano. E ringraziavo con tutto il mio cuore Gabriel per avermi aiutata. L'uomo che mi aveva fatta cadere così in basso, allo stesso tempo mi aveva salvata, prima che potessi davvero toccare il fondo.
STAI LEGGENDO
L'amore è una malattia
ChickLitUna storia d'amore come le altre, o forse no. Giulia è una ragazza normalissima che va all'università e per mantenersi fa qualche lavoretto, un giorno incontra per caso Mattew. Sembra quasi un film, Mattew è fin troppo perfetto e la loro storia ini...