EMMA
-Cosa ci fai qua?- ero arrabbiata. Non poteva presentarsi così, senza preavviso, davanti al mio appartamento. Eppure lo aveva appena fatto. Non aveva scrupoli e dubitavo anche avesse un cuore a questi punti. -Vuoi rovinare di nuovo tutto?- era la cosa che sapeva fare meglio: distruggere tutto ciò che era riuscito a costruire.
Mi aspettavo una risposta pungente, una battuta delle sue, che dimostrasse che non era cambiato. Invece rimase zitto, appoggiato allo stipite della porta. Sul volto aveva quel sorriso malizioso di sempre. Le fossette, che avrebbero fatto impazzire qualsiasi ragazza nel raggio di chilometri, ormai non mi facevano più nessun effetto. -Sparisci!- gli tirai uno spintone con tutte le mie forza, ma non si mosse di un millimetro. Le braccia, che teneva incrociate al petto, erano più muscolose rispetto al solito e lo facevano sembrare molto più grosso. Mi incuteva un certo disagio.
-Che vuoi?- mi arresi. Sembrava sorpreso dalla mia poca resistenza. -Dov'è lei?- non poteva averlo davvero chiesto. Mi stupiva sempre di più ogni volta, ero scioccata. -Dimmi che stai scherzando!? Sei venuto da me per lei?- non avrei mai permesso un loro incontro. -Non vuole parlarti, non vuole vederti mai più!- dissi cercando di restare calma per quanto possibile.
Gli uscì una risata amara, poi subito divenne serio e gli si incupì lo sguardo. Era spaventoso. -Non ho intenzione di perdere tempo.- mi fulminò con i suoi occhi verdi e persi il controllo. Credevo di essermi disintossicata da quello sguardo, per cui avevo perso la testa, durante gran parte della mia adolescenza. Sapeva l'effetto che mi faceva ogni fottuta volta. Si avvicinò guardandomi dritta negli occhi. Girai la testa, ma lui mi prese il mento con due dita e lo sollevò per non permettermi di fuggire. -Guardami.- sussurrò con fare autoritario.
Tutte le barriere che in questi anni avevo costruito intorno a me erano state abbattute da un solo gesto. Nel giro di due secondi ero caduta nella sua trappola. -Fottiti!- gridai allontanandomi. Avrei dovuto sbattergli la porta in faccia senza nemmeno pensarci, invece lo stavo ancora ascoltando. -Non mi avresti detto così in Italia, qualche anno fa.- era troppo sicuro di se. Giocava sporco, ero furiosa. Aveva giurato che non avrebbe mai detto una parola, ma avevo il presentimento che presto le bigie si sarebbero ritorte contro di me. -Se sei venuto per ricattarmi puoi anche andartene. Non funzionerà.-
Si sistemò il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte, passandosi una mano tra i capelli. Non l'avrei mai ammesso ad alta voce, ma era dannatamente sexy. Bello e dannato.
-Sono qua per ricordarvi i bei momenti passati insieme. Non vi libererete facilmente di me. Che lo vogliate o no, sono tornato per restare.- Quel "vi" mi riportò alla mente emozioni e immagini che avevo cercato di dimenticare in tutti i modi e che avevo sotterrato con molta fatica dopo la sua partenza. Lo odiavo.
Quando andavamo alle elementari era il più bello della scuola, alle medie ancora meglio, ma non era solo quello. La mia non era una semplice cotta, non mi piaceva come a tutte le altre ragazze. Io sapevo che in fondo era dolce e gentile, bisognava solo saperlo prendere.
Aveva due anni in più di me. Era tenebroso e misterioso, ma carismatico. Stronzo, ma non come tutti gli altri, poteva permetterselo. Ammaliava tutti con il suo sguardo e le fossette facevano cadere tutte su suoi piedi. Sapeva come attirare l'attenzione, era sempre circondato da amici, ma nessuno lo conosceva davvero.
Ero l'unica che l'avesse mai capito, che fosse riuscita a togliergli la maschera che aveva imparato ad indossare.
Era il mio vicino di casa fin da quando riesco a ricordare, giocavamo sempre insieme. Da più grandi a volte invitavamo anche Giulia con noi. Io non la volevo, ero gelosa, volevo che lui fosse solo per me, ma erano i miei migliori amici e presto capii che si piacevano a vicenda. Ho dovuto mettere da parte i miei sentimenti per molti anni.Fin da piccola ho sempre avuto un carattere molto espansivo e solare, non riuscivo mai a stare zitta. Odiavo il silenzio e non avevo peli sulla lingua, la timidezza non mi apparteneva. La cosa divertente era riuscire a mettere a disagio gli altri, ma non lo facevo con cattiveria, ero fatta così. Avevo sempre la risposta pronta per tutto.
Mi faceva piacere conoscere davvero quel ragazzo che non appena usciva e salutava i suoi amici si chiudeva a guscio, infilava le cuffiette e si sedeva sempre allo stesso posto sull'autobus. Solo io sapevo tutti i suoi segreti più oscuri e il suo vero carattere.Da quando avevo iniziato le medie, nonostante andassimo nello stesso istituto, ci frequentavamo solo al di fuori della scuola. Andavamo a mangiare fuori, studiavamo a casa, mi aiutava con matematica, andavamo al cinema, al parco o al mare, quando stavamo insieme ridevamo e ci divertivamo. Quasi sempre eravamo in tre, ormai il triangolo fa parte della mia vita. Per molto tempo mi sono sentita schiacciata da lei, non gliene faccio una colpa, ma mi sono sempre sentita inferiore.
Ero felice come non lo ero mai stata.
In poco tempo a scuola diventai popolare e avevo una reputazione da mantenere. Avevo bisogno di sentirmi nel gruppo e di essere apprezzata dalla gente. Facevo la parte di quella anticonformista. A lui non stavano bene così le cose e me lo fece capire subito, nonostante fossimo innamorati non poteva funzionare. Voleva che fossi me stessa, ma davanti agli altri non lo ero. Riuscivo ad aprirmi solo con lui e con Giulia.Mi dichiarai a lui, ma voleva che cambiassi e la storia segreta durò poco. Eravamo troppo gelosi l'uno dell'altra, a scuola lui era circondato da bellissime ragazze e io da ragazzi molto sexy. Ero stupida e a furia di tirare troppo la corda si era spezzata. Non potevo crederci.
Quando andò alle superiori ci perdemmo di vista, ma gli sguardi sulle scale del palazzo e le conversazioni imbarazzanti in ascensore mi facevano sentire una stupida. Riusciva a mettermi a disagio, quasi balbettavo ogni volta che lo incontravo. Presi coraggio e gliene parlai, rendendomi conto che era troppo tardi. Era innamorato di un'altra, così mi disse e potevo solo immaginare di chi. Dopo quella conversazione iniziammo a confidarci l'uno con l'altra un po' come ai vecchi tempi, eravamo inseparabili e fino all'ultimo avevo sperato che scegliesse me. Mi rendevo conto che mi trattava come un'amica e niente di più e ci stavo quasi facendo l'abitudine.
Dopo due anni di tira e molla, tra confessioni e sofferenza, quando la cotta mi era finalmente passata, o almeno credevo, Giulia mi chiamò felicissima. Eravamo in terza media. Si erano messi insieme e tutto ciò che potevo fare era essere contenta per loro. Fu un duro colpo. Mi si spezzò il cuore. Fingevo abbastanza bene davanti agli altri, ma quando lo incontravo da solo non riuscivo a trattenermi. -Ci amavamo, cosa ci è successo?- mi uscì una volta, mentre mi stava raccontando di una cena romantica con la sua ragazza. Mi sentivo una stronza nei confronti della mia migliore amica, ma non poteva amarla. Io sapevo tutti i loro segreti, li conoscevo meglio di chiunque altro e lui la stava prendendo in giro, ne ero certa. Non volevo vederla soffrire. -Stai usando il passato, brava.- una lama mi perforò il petto. Mi faceva saltare i nervi, ma non mi sarei arresa. Il nostro rapporto era rovinato, ma non riuscivamo a stare lontani, continuavamo a scriverci e vederci di nascosto, a litigare, per qualche giorno non ci parlavamo, ma appena i nostri sguardi si incrociavano era come se fosse di nuovo la prima volta.
Li avrei salvati, non credevo in quel modo meschino di cui mi pentirò per sempre, ma avrei mantenuto la mia parola.-Entra!- dissi sbuffando. -Sapevo che sarebbe stato facile convincerti.- non aveva ancora varcato la soglia e già mi ero pentita di averlo invitato a entrare.
STAI LEGGENDO
L'amore è una malattia
ChickLitUna storia d'amore come le altre, o forse no. Giulia è una ragazza normalissima che va all'università e per mantenersi fa qualche lavoretto, un giorno incontra per caso Mattew. Sembra quasi un film, Mattew è fin troppo perfetto e la loro storia ini...