Capitolo 11

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"Prima o poi glielo dovrai dire, Hermione, lo sai questo, vero?" la voce di Ginny era molto afflitta. Hermione non poteva vederla in viso, seduta com'era per terra, ma immaginava che l'amica fosse amareggiata quanto lo era lei. Si costrinse a guardare fuori, d'altronde non vedeva niente; era tutto nero, nemmeno una luce all'orizzonte al di fuori di quelle di Hogwarts. 

"Si, Ginny, lo so benissimo" sospirò "Ma non adesso, né domani, né dopodomani. Un giorno sì, te lo prometto" disse più decisa. Lo avrebbe fatto, da donna forte e coraggiosa quale era, voleva solo aspettare di capire se la sua relazione con Malfoy fosse qualcosa di talmente serio ed importante da parlarne con i suoi migliori amici. Se ne valesse la pena, insomma. 

"Puoi sempre contare su di me" Ginny si voltò, posandole con dolcezza la mano sulla gamba. Quel gesto esprimeva tutto l'affetto e la fiducia che la ragazza provava nei confronti di Hermione, e lei seppe che quelle parole erano più vere che mai. Scese dalla poltrona e si accoccolò di fianco all'amica, poggiandole la testa sulla spalla; fece un grattino a Grattastinchi -il quale stava serenamente sonnecchiando, abbracciato dal calore del fuoco- e mormorò

"Grazie, Ginny" Si consideravano sorelle, nonostante la differenza impercettibile di due anni, e per certi versi Ginny era molto più matura di Hermione, specie nelle questioni d'amore. Restarono così, davanti al camino, per ore, beneficiando del calore delle fiamme scarlatte, dimenticandosi dei problemi. La mattina dopo erano entrambe molto assonnate, avendo dormito non più di qualche ora, e quando si videro per andare a fare colazione si sorrisero sbadigliando, cosa che le fece ridere di gusto. Questi momenti di intimità con Ginny erano molto preziosi per Hermione, essendo stata da sempre una ragazza che celava la sua insicurezza e il suo desiderio di amicizie dietro la sua saccenteria. Scesero allegre a far colazione nella Sala Grande, ignorando le provocazioni di Pix. Hermione mangiò con gusto il suo porridge, con il cuore molto più leggero grazie alla chiacchierata con l'amica. Lei e Ginny si sarebbero riviste dopo per la lezione di Erbologia, quindi Hermione si diresse verso l'aula di Aritmanzia, finché, almeno, non sbatté contro quella che le sembrava una piccola montagna. 

"Hagrid!" esclamò sorpresa e felice, massaggiandosi con una mano il naso dolorante. 

"Hermione!" gridò lui in risposta, facendo tremare le pareti "Come stai? Va meglio? E' da tempo che non ci vediamo!" continuò gioioso il Mezzo-gigante. 

"Tutto bene, grazie Hagrid. Mi dispiace se non ci siamo visti molto spesso..."

"Non ti preoccupare, immagino che ci devi studiare molto, per quegli esami. Per fortuna che ho smesso prima, io, altrimenti ci sarei ancora dentro!" rise. Non era propriamente la verità, Hermione ne era consapevole e si sentiva abbastanza in colpa, ma non era neanche una totale bugia: in effetti, il carico dei compiti si era ingigantito dopo le vacanze natalizie, e la ragazza faticava quasi a vedere Malfoy oltre l'orario di studio. Sarà per quello che i nostri incontri finiscono sempre col studiare in biblioteca? si disse pensierosa. 

"Perché non vieni per una tazza di tè, oggi pomeriggio?" le chiese l'omaccione, interrompendo il corso dei suoi pensieri. La ragazza accettò volentieri, contenta di trascorrere un po' di tempo con l'amico. I compiti di Astronomia e Trasfigurazione li aveva già completati, e avrebbe comunque avuto del tempo libero prima di incontrarsi con Draco, e l'idea di chiacchierare con Hagrid le faceva solo piacere. Quando, due ore dopo, andò ad Erbologia con Ginny, la informò dell'invito a casa del guardiacaccia, avvisandola che non si sarebbero viste fino a cena, sottintendendo quindi con lieve imbarazzo l'appuntamento giornaliero con Draco. 

***

Hermione percorreva a grandi passi la strada scoscesa ed innevata che la separava dalla capanna, mentre un vento insolitamente freddo la attraversava come una lama, facendole lacrimare gli occhi. Quel giorno era tornato il maltempo, dopo una settimana tanto sperata di sole pallido ma tiepido. Bussò con forza sul legno massiccio, sentendo nel frattempo i latrati di Thor, il Danese tanto grosso quanto fifone che viveva con Hagrid. La porta si aprì cigolando e, quando Hermione entrò, un piacevole calore l'avvolse, sprigionato dal fuoco che scoppiettava nel camino. Il cane nero tentò di saltarle addosso per la contentezza, rischiando di mandarla a gambe all'aria, così, sgridato dal padrone, si limitò ad appoggiare la sue enorme testa sulla sua gamba, sbavandole la gonna di saliva. Hagrid accolse la ragazza con un sorriso, mentre poggiava un vassoio delle dimensioni di un tavolino traboccante biscotti davanti ad Hermione. Sebbene avesse un certo languore, Hermione si guardò bene dal prenderne uno: conosceva troppo bene la cucina dell'amico per sapere che quei cosiddetti dolci avevano la consistenza di un sasso. Accettò invece di buon grado una tazza di tè (che, poi, paragonata alle normali tazzine sembrava più un secchio) bollente, adatto ad una giornata così grigia e senza vita. Lei e Hagrid parlarono di un po' di tutto, Hermione gli raccontò della visita di Harry e Ron nel fine settimana precedente e dei loro esami per la licenza di Auror; scoprì inoltre con piacere che i due amici si erano tenuti in contatto tramite gufo con Hagrid tanto quanto con lei, per cui il gigante buono non era del tutto all'oscuro di cosa succedeva alla Tana. Hermione bevve quello che il suo stomaco riuscì a contenere del tè e salutò Hagrid, promettendogli una prossima visita molto presto. Era quasi buio e, quando tornò verso il castello, abituata com'era al tepore confortevole della capanna, si strinse più forte nella divisa, mentre delle condense bianche si formavano nell'aria ad ogni suo respiro, ed accelerò il passo. Non voleva fare tardi all'incontro con Malfoy. 

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