Capitolo 12

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In un primo momento sembrò tutto un sogno. Il pomeriggio da Hagrid, lo scontro con Zacharias e il litigio con Draco sembravano appartenere ad un altro tempo, lontanissimo e confuso. Hermione si sentiva vuota, tranne per il macigno che sentiva all'altezza del petto, che sembrava volesse trascinarla giù, nell'oblio più profondo. Non aveva dormito granché quella notte, per cui alle prime luci dell'alba era già in piedi, ancora vestita con la divisa sgualcita. I capelli arruffati molto più del solito e gli occhi rossi e stanchi le suggerirono il bisogno imminente di una doccia. Quasi un'ora dopo era già pronta e in ordine, la cartella fatta e i vestiti freschi e puliti addosso; sembrava proprio che nella stanza non ci fosse nulla da sistemare. Hermione, comunque, avrebbe trovato sicuramente qualcosa da fare prima dell'arrivo di Ginny: doveva tenere la mente occupata, non poteva permettersi di ricordare. Decise di leggere, ma non appena aprì il primo libro capitatole sotto mano le passò la voglia, cosa mai successa. Fortunatamente si ricordò della sua scatola, nascosta sotto al letto, così la tirò fuori ed entrò in quel piccolo contenitore di latta, immersa nei suoi ricordi. Aveva un potere magico quell'oggetto, era capace di allontanarla da qualsiasi preoccupazione, anche se per poco. Quel giorno, però, la scatola dei ricordi ebbe un effetto diverso: l'odore ormai caratteristico di muschio e foglie la travolse, inebriandola nel profondo. Lei non aveva ancora identificato quel profumo, perciò non capì come mai, involontariamente, ricominciò a piangere in silenzio. Eppure, quell'odore non la faceva sentire triste... Chiuse il coperchio con un colpo secco e ripose la scatola sotto al letto, al sicuro. Sarebbe andata da Ginny, nonostante mancasse ancora più di un'ora alla colazione. Aveva bisogno di lei. 

"Ginny?" sussurrò piano attraverso la porta dopo aver bussato. Niente. 

"Ginny?" ripeté più forte "Sei sveglia?" Decise di entrare comunque, facendo attenzione a non fare troppo rumore. Avrebbe dovuto svegliarla comunque, ma almeno nel modo più delicato possibile. L'amica stava ancora dormendo, come Hermione aveva previsto, in modo talmente sereno che quasi non se la sentiva di svegliarla. Si mise allora seduta sul bordo del letto e avvicinò il viso a quello di lei, mormorando per la terza volta

"Ginny?" 

Questa volta sembrò avere più effetto, infatti, mugolando alquanto scocciata, Ginny rispose biascicando un po' le lettere 

"Hermione...? E' ancora presto..." 

"Lo so, ma ti devo parlare..." spiegò piano Hermione.

"Non potevi aspettare la colazione?" le disse Ginny sbadigliando.

"Si tratta di Malfoy..." rispose la ragazza, intristendosi. Al solo pronunciare il suo nome, i ricordi della sera prima le tornavano vividi nella mente, e il petto le diventava come un masso. 

"Malfoy?" Improvvisamente Ginny era sveglia ed attenta, avendo notato la faccia dell'amica farsi scura. Si tirò sù a sedere, sbadigliando per un' ultima volta, incitando Hermione a raccontarle ciò che evidentemente la tormentava. Hermione le raccontò tutto, partendo dalla visita da Hagrid, e alla fine pianse di nuovo, ripensando alle ultime parole che aveva rivolto al ragazzo. 

"L'ho ferito, Ginny, non mi perdonerà mai" le disse tra i sussulti. "Sapevo che quelle cose gli facevano male, si tormentava da mesi, e io gliel'ho dette..." continuò. Ginny l'abbracciò stretta, nel tentativo di tranquillizzarla e farla ragionare. 

"Non dire così, vedrai che andrà tutto bene" le disse. Restarono in quella posizione svariati minuti, finché Ginny si staccò da lei e le disse sorridendole

"Basta piangere. Adesso vado a prepararmi e poi scendiamo nella Sala Grande e mangiamo tutto quello che ci va, che ne dici?" 

Hermione tirò su con il naso e abbozzò un sorriso: Ginny aveva il potere di contagiarla con il suo entusiasmo. 

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