Capitolo 9

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Alexander aveva letto l’intervista non appena era uscita ed era rimasto a bocca aperta, senza sapere esattamente cosa ne pensasse. Certamente era orgoglioso di sua sorella, delle risposte che aveva dato e del fatto che si sentisse decisamente più forte. Era anche rimasto piacevolmente colpito da ciò che aveva detto Magnus, nonostante in quegli ultimi giorni il loro legame si fosse consolidato. Si erano visti più spesso dal loro primo appuntamento. Non tutti i giorni, ma appena entrambi avevano un momento libero. Purtroppo non potevano mai stare nei luoghi pubblici, perché per la stampa e il mondo Magnus era sentimentalmente impegnato con Camille, l’attrice. A lui andava bene perché sapeva che non era vero e poi, comunque, Camille non si faceva quasi mai vedere quando loro erano insieme. Magnus e Alexander passavano le loro serate a casa di uno o dell’altro e non facevano quasi mai niente di concreto. Quando stavano da Magnus accendevano la televisione, ma in realtà non la guardavano mai: facevano lunghe chiacchierate, interrotte da baci e da mani che vagavano sui loro corpi. Quando invece erano a Brooklyn, da Alexander, era per mangiare insieme qualcosa. Alexander era un ottimo cuoco, che si assicurava che Magnus mangiasse sano e non le schifezze che una volta aveva trovato nel suo frigorifero. Alexander cucinava, Magnus sparecchiava e lavava. Poi si mettevano sul divano, ma ormai si era fatto tardi ed era capitato che si addormentassero. La mattina dopo si erano sempre svegliati con una coperta addosso, probabilmente li aveva coperti Isabelle. Entrambi non si lamentavano di come passavano insieme il loro tempo libero. Nonostante non avessero mai cenato insieme in un ristorante di lusso, nonostante non fossero mai andati insieme a fare shopping –appuntamento ideale secondo Magnus- loro erano felici di quello che avevano. Alexander si sentiva finalmente bene, con Magnus poteva dimenticarsi le difficoltà del giorno; Magnus, invece, si sentiva estremamente amato e coccolato, come aveva sempre sognato.
Alexander prese la rivista e osservò la foto di Magnus e Isabelle insieme, sorridendo involontariamente. La posò sul letto e poi tornò ad occuparsi di quello che stava facendo: cercando un costume di Halloween. Era il 31 ottobre ed era stato invitato al solito party nel pub dove usciva la sorella. In quel momento era in casa da solo, Isabelle l’aveva avvisato che si sarebbero visti direttamente alla festa. Quella sera aveva invitato anche Magnus, credendo che non avrebbe accettato, invece il fotografo ne era restato entusiasta. Sosteneva di poter esserci solo perché poteva confondersi tra la folla di persone travestito da mago, altrimenti il patto con Camille sarebbe stato infranto. Mentre Alexander cercava un travestimento adatto nel suo armadio, pensò a quale mago potesse impersonare Magnus. Se lo immaginò vestito di blu con un cappello a punta del medesimo colore contornato di stesse, una lunga barba bianca e una bacchetta in mano. Come Mago Merlino non ce lo vedeva proprio, ma perlomeno nessuno lo avrebbe riconosciuto.
Per quell’anno, lui e Isabelle non avrebbero scelto un travestimento di coppia. Così aveva preso il costume che lei, ogni anno, gli bocciava. Si sentiva bene in quei panni, anche se quando lo indossava spesso ai più doveva specificare chi fosse.  Non gli importava, quando indossava quella divisa lui si sentiva estremamente bene.
Soddisfatto, estrasse dall’armadio il suo gilet di pelle nera e i suoi pantaloni in pelle neri. Si spogliò e li indosso, andando poi allo specchio a rimirarsi. Si sentiva invincibile. Si infilò i suoi anfibi neri e aprì un’altra anta dell’armadio, estraendo gli accessori. Si mise la faretra con delle frecce sulla spalla e poi rigirò tra le sue mani l’arco, osservandolo attentamente. Nessuno mai riconosceva Hawkeye, ma a lui non importava: si sentiva potente.
Non sapeva a che ora sarebbe arrivato Magnus, ma gli aveva mandato per messaggio l’indirizzo della festa. Prima di uscire da casa, Alexander si era guardato più volte allo specchio. Aveva persino finto una scena in cui un mostro demoniaco spuntava dal nulla, lui scoccava una freccia e quello moriva, sparendo per sempre dal mondo terreno. Forse sotto quel punto di vista era ancora un bambino, ma c’erano poche occasioni durante l’anno di lasciarsi veramente andare e Halloween era una di quelle. Ignorando il fatto che avrebbe potuto avere freddo, Alexander uscì di casa e si incamminò per le vie di Brooklyn. Come sempre, bambini travestiti giravano suonando i campanelli e chiedendo in dono caramelle al posto di uno scherzo. Alexander pensò a quella volta in cui aveva accompagnato il fratellino, Max. Per quell’occasione si erano vestiti in coppia, come lui aveva espressamente richiesto. Lui era Barney Rubble e Max il figlio adottivo, Bam Bam. Si era un tantino vergognato per quel travestimento, ma in quel periodo il fratellino era concentrato solo su quel cartone animato e non voleva deluderlo. Max ne era restato entusiasta, lo aveva ringraziato per tutta la notte e aveva condiviso con lui le sue caramelle.
Alexander scosse il capo e cercò di scacciare il pensiero del defunto fratello, altrimenti avrebbe avuto il magone per tutta la serata. Si sentiva insensibile quando si costringeva a non pensare a Max, ma pensava anche che non poteva passare la vita nell’autocommiserazione.
Arrivò al pub e notò piacevolmente che era già pieno di gente. Per quell’occasione avevano addobbato tutto il locale con un’atmosfera spettrale degna di nota. Ovunque dal soffitto pendevano delle ragnatele, dei tendaggi neri e viola ricoprivano le pareti, una macchina per il fumo rendeva il tutto più suggestivo lasciando che il fumo coprisse le persone fino ai polpacci. I cocktail avevano tutti nomi specifici: c’era il gatto nero, il sangue fresco, la luna piena e molto altro. Qualcuno già aveva iniziato a ballare al centro del locale ed era molto divertente vedere dei licantropi strusciarsi contro delle infermierine.
Sorrise e andò subito alla ricerca della sorella, che non era mai difficile da trovare: bastava seguire lo sguardo dei ragazzi. Anche quella volta fu facile e la vide subito, chiedendosi chi fosse il ragazzo travestito da vampiro che ballava con lei. Isabelle ogni anno cambiava travestimento, a lei piaceva sempre impersonare più personaggi. Le si avvicinò e la osservò attentamente. Aveva i capelli lasci che le cadevano sulle spalle, un vestito rosso fuoco attillato con il corpetto a cuore e uno spacco che partiva da metà coscia e dei guanti viola che arrivavano al gomito: era Jessica Rabbit. La osservò qualche istante ballare con il suo accompagnatore, finché lei non si accorse della sua presenza e gli sorrise, avvicinandosi mano nella mano con quel nuovo ragazzo.
‹‹Alec, eccoti finalmente! Dov’è Magnus?››
Alexander squadrò il ragazzo ed ebbe il presentimento di averlo già visto da qualche parte.
‹‹Arriverà, deve fare più strada di noi.››
‹‹Intanto ti presento Simon, il mio ragazzo.››
Simon sorrise entusiasta e allungò una mano verso di lui, mentre Alexander lo guardava con cipiglio.
‹‹Piacere, io sono Simon.››
‹‹Ciao vampiro miope.›› lo salutò Alexander stringendogli velocemente la mano, allontanandola subito dopo qualche secondo, come se quel tipo avesse la lebbra.
‹‹Sai, Simon è uno studente di Lettere dove lavori tu.››
Alexander sgranò gli occhi e si voltò verso il povero vampiro, sconvolto.
‹‹Tu sei un mio studente!›› Simon stava per rispondere, ma lui lo precedette continuando. ‹‹Non sarò clemente con te solo perché esci con mia sorella.››
‹‹Oh no… no!›› rispose leggermente spaesato. ‹‹Non glielo avrei mai chiesto!››
Isabelle rise e si appoggiò alla spalla di Simon, sorridendo verso di lui.
‹‹Oh Simon, puoi usare il tu con mio fratello.››
Alexander corrugò la fronte adirato, aprendo la bocca giusto per dirle che non spettava a lei prendere quella decisione e che era fin troppo presto per entrare così tanto in confidenza. Non lo fece, perché Isabelle indicò dietro le sue spalle e restò miracolosamente a bocca aperta.
‹‹Alec, mi sa che è arrivato il tuo uomo.››
Alexander si ripromise di parlare privatamente con la sorella minore di quella questione, poi si girò verso il punto da lei indicato e restò a bocca aperta. Magnus aveva fatto il suo ingresso e tutti lo stavano guardando, sia uomini sia donne. Alexander sentì un nodo in gola, ma non riuscì a mandarlo giù. Sapeva che voleva vestirsi da Mago, ma non sapeva che mago stesse impersonando. Non per bambini sicuramente. Magnus aveva indosso una camicia bianca glitterata e sotto portava solo un paio di boxer del colore della notte, anch’essi glitterati. Ai piedi aveva un paio di infradito che mostravano le unghie laccate di nero; sulle spalle indossava una specie di trench dello stesso colore del boysenberry, ma lucido e brillantinato. I capelli erano stati tirati verso l’alto con del gel e delle ciocche erano blu e rosse. Si era truccato, mettendo un filo di eyeliner nero e del glitter attorno agli occhi. Alexander non sapeva bene cosa dire, Isabelle stessa era ammutolita.
Magnus fece vagare lo sguardo per tutto il locale, finché non vide il suo ragazzo che lo fissava come se avesse appena visto un alieno. Gli si avvicinò, non capendo cosa fosse successo, e poggiò innocentemente una mano sulla sua spalla.
‹‹Alec, va tutto bene?››
Lui annuì, cercando di non far cadere lo sguardo verso le parti basse dell’uomo. Simon sorrise entusiasta, mentre Isabelle lo squadrava da capo a piedi.
‹‹C’è qualcosa che non va? Mi sono vestito da mago, te l’avevo detto.››
Alec prese un enorme respiro, gonfiando le guance, per poi lasciar andare il fiato.
‹‹Io mi immaginavo Mago Merlino! O… Gandalf.››
Magnus si portò una mano al petto e lo guardò sconvolto.
‹‹Stai declassando Gandalf a semplice mago?››
‹‹No, so che appartiene all’ordine degli Istari, ma… Non è questo il punto! Da cosa sei vestito?››
‹‹Questo, dici?›› si indicò con un dito, scrollando le spalle. ‹‹Sono il Sommo Stregone di Brooklyn! ››
‹‹E chi sarebbe?››
‹‹Non lo so, l’ho inventato oggi pomeriggio. Mi ero dimenticato che era Halloween e ho dovuto creare qualcosa all’ultimo.››
Alexander si passò una mano sul volto, scuotendo il capo incredulo. A volte si dimenticava quando Magnus fosse fantasioso. Isabelle si stava complimentando con lui, dopo avergli presentato il suo vampiro accompagnatore.
‹‹Vado a prendere qualcosa da bere, ok? Vieni anche tu, Magnus?››
Lui interruppe il discorso con Isabelle e lo seguì fino al bancone, osservando il modo in cui il suo sedere era perfettamente fasciato da quei pantaloni di pelle. Alexander si appoggiò al banco, sporgendosi con la schiena e mettendosi quasi ad angolo retto. Magnus si leccò il labbro inferiore e si mise dietro di lui, poggiando piano il suo bacino contro quei meravigliosi glutei sodi. Alexander sussultò, ma non si mosse. Prese due drink color del sangue e poi si voltò, porgendone uno a Magnus. Con l’atmosfera della pista non se ne era accorto prima, ma quella volta gli occhi di Magnus erano strani.
‹‹Ti sei messo anche le lenti a contatto? Sono belli questi occhi da gatto, ti stanno bene.››
Magnus sorrise e prese un generoso sorso del suo drink, allungando una mano sulla parte bassa della schiena di Alexander, molto vicino verso i glutei.
‹‹Ti piacciono davvero?››
‹‹Decisamente, sei più sexy così.››
‹‹E se ti dicessi che sono veri?››
Magnus alzò un sopracciglio e aspettò la reazione di Alexander. In base a ciò che avrebbe detto si sarebbe rivelato, non voleva che lo pensasse come un fenomeno da baraccone. Alexander ne restò affascinato, allungando la mano al volto e carezzandogli con il pollice lo zigomo.
‹‹In quel caso vorrei crederti, perché sono assolutamente meravigliosi.››
L’uomo chiuse gli occhi e mosse appena il voltò, baciando il palmo della mano del ragazzo. Alexander lo avrebbe sempre sorpreso.
‹‹Sono veri, ma è una storia lunga. Sai pazientare o la vuoi sapere in questo momento?››
‹‹Posso aspettare solo se mi prometti una cosa: non nasconderli mai quando sei con me!››
Magnus gli sorrise genuinamente e prese la mano di Alexander nella sua, avvicinando i loro volti e dandogli un delicato bacio a fior di labbra.
‹‹Te lo prometti. Ora, giovane Occhio di Falco, mi concedi un ballo?››
Alexander trattenne la gioia che gli esplose nel petto quando Magnus riconobbe il suo personaggio, stringendo la mano attorno alla sua e conducendolo in pista. Raggiunsero Isabelle e Simon, e tenendosi sempre per mano iniziarono a ballare a ritmo di musica. I due non riuscivano a staccarsi gli occhi di dosso e dovevano sempre mantenere il contatto fisico. Magnus si sentì felice di poter condividere con Alexander il suo piccolo segreto riguardo agli occhi, nonostante nessuno ne fosse a conoscenza. Durante la sua vita era sempre stato ben attento a nascondere a chiunque quella sua condizione, la sola che sapeva dei suoi occhi e il motivo era l’amica di sempre, Catarina. Il resto del mondo ne era all’oscuro, nessuno pensava che i suoi occhi scuri fossero delle lenti a contatto. Però Magnus pensò che Alexander fosse degno di fiducia, soprattutto dopo il modo in cui aveva reagito. Quando aveva provato a parlarne con Camille, lei si era messa a ridere. Alexander, invece, ne era rimasto piacevolmente sorpreso, inoltre gli aveva chiesto di non nascondersi più. Lo aveva semplicemente accettato così com’era, senza fargli domande o trovarlo strano.
Continuarono a ballare e a bere, liberandosi in quella notte dove avrebbero potuto essere chiunque, ma nonostante tutto avevano scelto di restare loro stessi. Alexander afferrò il braccio di Magnus e lo tirò a sé, poggiando voracemente le labbra contro le sue e baciandolo con passione e trasporto. Magnus gli accarezzò il fianco mentre si faceva coinvolgere in quel meraviglioso bacio, staccandosi solo per poter riprendere fiato. Sorrise contro le labbra del ragazzo, chiudendo gli occhi.
‹‹A cosa devo questo meraviglioso bacio pubblico?››
Alexander gli diede un veloce bacio a stampo, allungando una mano sotto la camicia dell’uomo e carezzando lascivamente i suoi addominali.
‹‹All’alcol e al fatto che qui troppe persone ti vogliono, devono sapere che sei mio. Solo mio.››
Magnus ridacchiò, per poi avvicinarsi e baciarlo a lungo sulle labbra come poco prima aveva fatto il ragazzo.
‹‹Che ne dici allora di andarcene via da qui? Ti va di continuare il party da me?››
Alexander annuì e lo prese per mano. Andò dalla sorella e la avvertì che non ci sarebbe stato a casa quella notte, poi uscì dal locale insieme a Magnus. Sul marciapiede presero entrambi una boccata d’aria fresca, per poi voltarsi all’unisono a guardarsi. Si sorrisero felici, poi Magnus alzò il braccio verso l’alto e una macchina scura accostò accanto a lui.
‹‹Credi che abbia preso la metropolitana mezzo nudo? Altro che paparazzi!››
Alexander si mise a ridere e insieme salirono in macchina. Magnus avvisò l’autista di passare per l’entrata posteriore dell’edificio, sapendo che i paparazzi quella sera lo avrebbero aspettato nascosti come predatori. Camille aveva partecipato ad una famosa festa di beneficenza in maschera alla quale persino lui era stato invitato, ma aveva preferito di gran lunga trascorrere quella serata con Alexander. Aveva spedito un assegno all’associazione che aveva organizzato l’evento, nonostante non vi avesse partecipato. Per una buona causa era sempre disposto a fare una donazione.
Arrivati, scesero insieme e corsero verso l’atrio, chiamando l’ascensore mentre il portiere notturno si nascondeva imbarazzato. Non tanto per come erano vestiti i due, ma per la loro intimità. Mentre aspettavano che l’ascensore li raggiungesse, Magnus e Alexander non erano riusciti a non baciarsi. Complice di quel comportamento pubblico era l’alcol. Finalmente l’ascensore era arrivato e Magnus, prima di salirvi spingendo dentro Alexander tenendolo per i glutei sodi, salutò il portiere. Arrivati al piano, Magnus aprì la porta del suo appartamento –sempre aperto- e la richiuse velocemente dietro le sue spalle. In un gesto fulmineo spinse Alexander contro il muro, facendogli sbattere contro di esso la schiena. Sorrise famelico e gli afferrò i polsi con una mano, mettendoli sopra la sua testa. Alexander lo guardò per nulla preoccupato, sentendo il suo sesso che si eccitava. Magnus si infilò tra le sue gambe, baciandogli il collo mentre lo sentiva fremere contro di lui.
‹‹Magnus…››
L’uomo sorrise contro la pelle bianca del ragazzo, mordendogli il labbro inferiore.
‹‹Sì, Alexander?››
‹‹Baciami!››
Magnus sfiorò con la punta della lingua le labbra di Alexander, deciso a farlo penare un po’ per quel bacio. Alexander non avrebbe potuto fare niente, completamente immobilizzato dal corpo del fotografo e dal muro dietro di sé. Era da molto tempo che non era in intimità con un uomo, ma non era per nulla spaventato, sapeva che con Magnus tutto sarebbe andato per il verso giusto, nonostante lo stesse facendo penare per un bacio.
‹‹Per… favore.››
Magnus non resistette, baciandolo con foga e passione, liberandogli i polsi. Subito le mani di Alexander andarono alla camicia dell’uomo, sbottonandogliela. Passò le mani sul suo petto nudo e liscio, infilandole poi sotto le spalline e togliendogliele di dosso insieme al trench. Magnus rise, allungando a sua volta una mano allo smanicato in pelle e calando la zip.
‹‹Io sono già mezzo nudo, tu no. Dobbiamo rimediare!››
Gli accarezzò il ventre piatto e fece passare la mano dietro la schiena, spingendolo contro il suo corpo e allontanandolo dal muro. Continuò a baciarlo mentre camminava per il lungo corridoio, finché non arrivò alla sua camera da letto. Aprì la porta e vi spinse dentro Alexander, facendolo cadere sul letto. Alexander lo guardò famelico, scrutando ogni centimetro perfetto del suo corpo ambrato mentre Magnus gli si avvicinava. L’uomo lo fece sdraiare mentre si metteva a carponi su di lui. Scese con la bocca a baciarlo, per poi scendere con le labbra sul suo collo e all’orecchio, giocando con il suo lobo mentre le mani slacciavano i pantaloni in pelle e Alexander si toglieva lo smanicato. Lo sguardo di Magnus cadde sul fianco del ragazzo, dove una lunga cicatrice bianca partiva dall’altezza dell’ombelico e scendeva fin sotto i boxer. Magnus restò senza fiato e incredulo, Alexander lo guardò confuso. Si ricordò poi del suo segno indelebile, della cicatrice che aveva segnato la sua intera vita. Improvvisamente si sentì a disagio, la cicatrice iniziò a fargli male nel momento stesso in cui se ne ricordò, ma era un dolore fantasma, passato da anni. Alexander si mise a sedere di scatto, afferrando il suo smanicato, ma non fece in tempo a rimetterlo perché Magnus lo aveva fermato.
‹‹Alexander…››
Lui abbassò lo sguardo, vergognandosi.
‹‹Scusa, non te l’avevo detto. Se vuoi posso restare coperto!››
Magnus sentì spezzarsi qualcosa dentro di lui, vederlo così avvilito gli faceva mancare il fiato. Gli prese delicatamente il mento tra le mani e lo alzò, costringendolo a guardarlo.
‹‹Non voglio che tu ti copra, Alexander. Sei bellissimo e questa cicatrice è la tua vita, mi spiace aver reagito così. Solo che… non me lo aspettavo.››
‹‹Non sono abituato, di solito hanno paura a toccarmi dopo avermi visto.››
‹‹Io non ho paura di quello che ti ha reso colui che sei oggi. È dell’incidente?››
Alexander annuì, stringendosi nelle spalle. Magnus gli si sedette accanto sul letto, baciandogli un angolo della bocca e facendo poi passare un braccio attorno alla sua vita.
‹‹Ho letto i giornali di cinque anni fa dopo l’intervista con Isabelle. Non ne avevo idea! Deve essere stato un duro colpo.››
Alexander si asciugò una lacrima che gli era sfuggita e stava solcando la sua guancia rosea, mentre il dolore riempiva il suo petto.
‹‹Tu non… Io… è stata colpa mia.››
‹‹Oh, Alexander, non credo che-››
Il ragazzo lo bloccò con un gesto della mano, guardandolo negli occhi mentre non riusciva più a trattenere le lacrime, mentre il suo corpo iniziava ad essere scosso da brividi.
‹‹Tu non sai come è andata.››
Magnus catturò una lacrima con le sue labbra, mentre afferrava il lenzuolo e copriva il ragazzo.
‹‹Allora raccontami, se vuoi.››
Alexander lo guardò negli occhi, per poi poggiare la fronte contro il petto caldo dell’uomo.
‹‹Ok, lo farò perché mi fido di te.››
 






 
 
Questo capitolo era già pronto, ma non volevo che l’articolo dell'8.5 passasse inosservato.
Pubblicherò ogni domenica, anche se dovessi avere dei capitoli pronti. Altrimenti restate senza suspense e non va bene!
Lo so, ho interrotto il momento sex tra i due. Arriverà molto presto, fidatevi!
Avete visto i costumi di Halloween? Mi ritengo ufficialmente un genio del male. Occhio di Falco era la scusa perfetta per far diventare il mio Alec AU un Lightwood arciere del mondo della Clare. E Magnus… beh, è pazzo e mi andava di metterlo così.
Spero vi sia piaciuto il capitolo: preparatevi ad un po’ di angst

Autumn in New York | Malec AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora