Capitolo 3

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  Alexander allungò la mano verso il ragazzo che gli si parava davanti, sentendo sempre il cuore palpitare più forte. Dovette ammettere a se stesso che il signor Bane era un uomo molto bello, con la pelle ambrata e due occhi inumanamente neri e profondi come pozzi. Magnus rispose alla stretta di mano, senza smettere un istante di guardarlo insistentemente negli occhi, sentendosi stranamente fermo in quell'oceano blu che erano.
«Hai sentito Isabelle oggi? Sai che tipo di scatti fossero?»
Alexander aprì la bocca per dire che no, non sapeva nulla di quel misterioso servizio fotografico. Non aveva avuto modo di sentire la sorella per tutto il giorno, probabilmente lei stessa era stata impegnata tanto quanto lui. Sperò almeno che avesse trovato il tempo di mangiare e non si fosse concentrata solo sul lavoro, dimenticandosi persino che al di fuori di quelle stanze c'era un mondo. Alexander, comunque, non fece in tempo ad emettere suono che subito spuntò la sorella, mentre si raccoglieva i lunghi capelli neri in una coda alta sulla nuca. Isabelle sorrise al fratello maggiore, per poi lanciare uno sguardo divertito alle mani dei due ragazzi ancora unite in quella che era diventata una lunga stretta di mano. Entrambi notarono quel curioso fatto, ma solo Alexander si liberò subito dalla presa, arrossendo leggermente mentre infilava la mano incriminante nella tasca del cappotto.
«Non voglio che Alec sappia nulla,» si intromise Isabelle «perché preferirei che anche lui scoprisse come tutti gli altri il servizio da solo! Non voglio rovinarti la sorpresa, scusami!»
Alexander non poté far altro che sorridere, allargando le braccia quando la vide avvicinarsi verso di lui, per poi stringerla in un caloroso abbraccio, dandole un premuroso bacio sulla bocca mentre lei si faceva coccolare. Magnus guardò intenerito la scena, sorridendo al ragazzo davanti a lui. Neanche lui stesso si era reso conto di aver la mano ancora stretta a quella di Alexander, perché era come se avesse riconosciuto un certo tepore e una certa vicinanza.
«Bene, allora Alec vedrà le tue foto come tutti gli altri! Io ti avviserò quando saranno esposte al pubblico, quindi preparati per l'evento. E' stato un piacere conoscerti, ora me ne vado a casa a consumare la mia cena: una buona bottiglia di vino rosso!»
Magnus fece l'occhiolino ad entrambi e si infilò le mani in tasca, incamminandosi verso la porta per accompagnare i due fratelli. Il suo cammino venne però interrotto dalla mano di Isabelle, che l'aveva afferrato per un lembo della maglietta.
«Magnus, perché non vieni a cena da noi? Alec è un cuoco provetto e sono certa che a lui non darà fastidio, vero fratellone?»
Alexander sbatté le ciglia più volte incredulo, guardando la sorella confuso. Non amava gli estranei in casa sua, nel suo piccolo e caotico appartamento. Era quasi certo che il salotto fosse un completo disastro e invitare qualcuno di prestigioso meritava almeno una pulizia approfondita di ogni millimetro della casa. Però Isabelle lo stava guardando con occhi dolci e sapeva quanto lei tenesse a quel Bane, perché non faceva altro che parlarne, soprattutto in quell'ultima settimana. Alexander aveva imparato la sua biografia a memoria, tutti i servizi che aveva realizzato e i nomi dei modelli, e delle modelle, che aveva reso famosi grazie alla sua fotografia. Sospirò, alzando le spalle e sorridendo alla sorella minore.
«Se per il signor Bane non è un problema...»
Magnus alternò lo sguardo ai due, incredulo della proposta e del fatto che Alexander avesse accettato quasi senza esitare. Lui era un estraneo per loro, non contava il fatto che fosse famoso, comunque non lo conoscevano veramente. Come potevano fidarsi così di uno sconosciuto? Soprattutto non si era aspettato quel calore umano da parte di nessuno dei due, nonostante non fosse completamente sicuro che Alexander fosse entusiasta per quell'uscita della sorella.
«Non saprei, io...»
Isabelle gli strattonò la maglietta, sorridendo ammaliante.
«Oh, andiamo Magnus! Non ti avveleniamo, se questo ti preoccupa. Alec è davvero bravo!»
Magnus non le seppe resistere, perdendosi in quel meraviglioso e mortale sorriso.
«D'accordo, verrò a cena da voi. Alec, sicuro che a te stia bene?»
«Certo!» rispose, avvicinandosi ai due. Non era del tutto sicuro che fosse una buona idea, ma voleva accontentare la sorella e cucinare per una persona in più certamente non lo avrebbe ferito.
Quell'improbabile trio si era ritrovato così a camminare insieme per le affollate strade di New York diretti a Brooklyn, prendendo la metropolitana. Avevano aspettato che Magnus si preparasse, recuperando il maglione e il cappotto, per poi dissuaderlo dal chiamare il suo autista personale per arrivare a casa Lightwood. Per Alexander già tutto quello era strano, perché non aveva mai avuto a che fare con una celebrità. Quando osservava Isabelle con il signor Bane la vedeva sempre a suo agio, come se i due si conoscessero da tempo. Per lui, invece, instaurare un qualsiasi rapporto umano era difficile essendo una persona oltremodo timida. In più Alexander aveva sempre avuto il timore delle nuove conoscenze, perché pensava sempre di non poter piacere a nessuno. Insomma, lui era un ragazzo ordinario, come molti altri in quell'affollata città. Non aveva niente di speciale, non spiccava per intelligenza o bellezza. La qualità che più gli si addiceva era che dava il massimo per raggiungere i suoi obiettivi, anche se era molto insicuro di sé. Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che osservare Magnus e Isabelle chiacchierare come amici di vecchia data, sorridendo di quando in quando, soprattutto quando si giravano a guardarlo. In quel momento si sentiva davvero fuori luogo, capendo che con quel fotografo non sarebbe riuscito a instaurare nessun tipo di rapporto. Appartenevano a due mondi completamente diversi e avevano caratteri opposti, non sarebbero riusciti nemmeno a diventare amici. Alexander si diede mentalmente dello stupido, perché mai doveva pensare di dover essere amico del famoso fotografo Magnus Bane? A lui non interessava, era Isabelle quella che aveva sempre avuto una cotta mostruosa verso di lui.
Finalmente, per sua immensa fortuna, giunsero velocemente a Brooklyn e, precisamente, al loro appartamento. Alexander infilò le chiavi nella toppa e, prima di aprire la porta, prese un enorme respiro. Fece entrare Isabelle, seguita a ruota da Magnus, per poi entrare a sua volta e chiudere la porta di casa. Magnus restò piacevolmente sorpreso da quell'ambiente domestico, osservando la stanza che lo circondava. Non era un appartamento grande, era decisamente molto più piccolo del suo, ma poteva palpare sulla sua pelle l'inconfondibile aria di casa, un'aria che aveva dimenticato potesse esistere. Davanti a lui si apriva il piccolo soggiorno, con un divano ricoperto da fogli e libri, un tavolino davanti ad esso nello stesso stato e una televisione di vecchia data. A sinistra del soggiorno c'era un tavolo per sei persone, attorno al quale prendeva forma una cucina. Alexander gli si avvicinò timido, allungando una mano verso l'ospite.
«Signor Bane, mi dia pure il cappotto.»
Magnus si voltò verso di lui e gli sorrise, trovandolo piuttosto educato nonostante fosse palese che aveva dei grossi dubbi sulla sua presenza lì, in primis perché non aveva detto mezza parola durante il loro viaggio verso casa loro.
«Oh, chiamami pure Magnus e usa il tu.»
Alexander annuì poco convinto e prese il cappotto non appena glielo porse, allontanandosi da lui e dalla sorella per poterlo appendere all'attaccapanni.
«Vi spiace se prima di preparare la cena vado a posare le cose nella mia stanza? Isabelle, prendi la padella blu e riempila d'acqua, poi falla bollire. Ma fermati, non fare nient'altro o rischiamo di incendiare la casa!»
Isabelle sbuffò e roteò gli occhi, ma fece comunque quello che le era stato chiesto. Alexander entrò velocemente nella sua stanza, chiudendosi la porta e appoggiandovisi con le spalle. Chiuse gli occhi e respirò a fondo, sentendosi più a suo agio in quel momento che negli ultimi venti minuti. Si chiese cosa diavolo avesse in mente la sorella e perché lui avesse accettato quell'improvvisa cena con l'ospite famoso. Non avevano quasi nulla di commestibile in quella casa, se non qualche cibo surgelato e precotto, ma non poteva far mangiare ad un fotografo di fama mondiale del cibo comprato in un discount qualsiasi. Fortunatamente aveva gli ingredienti per poter preparare i maccheroni al formaggio, anche se era un piatto semplice. Aveva anche una scatola di maccheroni già pronti, ma non voleva servire qualcosa di surgelato. Si passò una mano sul volto stanco, maledicendosi ancora una volta per la sua gentilezza. Lasciò tutte le sue cose alla rinfusa sul letto, per poi tornare in cucina e notare che Isabelle aveva già aperto una bottiglia di vino rosso. I due si erano seduti al tavolo della cucina, mentre Alexander aveva aperto il frigo e vari scaffali per poter preparare la cena, accendendo il forno e mettendosi all'opera. Anche durante quegli infiniti minuti di preparazione era stato perlopiù escluso dalla conversazione, nonostante si era concesso un abbondande bicchiere di vino rosso per sciogliersi un po'. Si sentiva a disagio, ecco qual era il vero problema. Non era arrabbiato con la sorellina o con Magnus, ma più con se stesso e per la sua sciocca bontà. Non solo non aveva sistemato a fondo la casa, ma era stato costretto a preparare dei semplici maccheroni perché non aveva nemmeno avuto tempo per fare la spesa. Sicuramente Magnus aveva cenato nei più famosi ristoranti del mondo, quindi qualsiasi cosa avesse preparato quella sera non sarebbe stato alla sua altezza, anche se avesse provveduto alla spesa non sarebbe riuscito ad accontentare un palato difficile come quello di un uomo famoso. Si morse la lingua, cercando di scacciare quei pensieri. Mentre i due chiacchieravano al tavolo e mentre aspettava che suonasse il timer del forno, Alexander si spostò nel soggiorno e raccolse tutti i fogli sparsi che vi erano e che appartenevano tutti a lui. Erano vecchi appunti di quando era studente che amava rileggere di tanto in tanto, mischiati a freschi appunti di quando assisteva pazientemente alle lezioni del professor Stabler.
Magnus, per tutto il tempo, non aveva fatto altro che chiacchierare con Isabelle, decretandola sua modella preferita di sempre. Non era come le altre ragazze che aveva conosciuto, perché sembrava quasi inconsapevole della sua straordinaria bellezza. Era rimasto piacevolmente sorpreso della sua umiltà e della sua acutezza mentale, trovandola una persona piacevole. Inoltre quell'atmosfera di casa lo rassicurava molto, lo stava facendo sentire come non si sentiva da tempo. Amava la sua vita, la mondanità e la popolarità, ma aveva sempre sofferto la mancanza di un ambiente domestico. Non che avesse dei rimpianti per come aveva condotto la sua vita, ma tutto quello lo stava facendo sentire parte di qualcosa come non gli accadeva da tempo. Trovava delizioso quel piccolo appartamento, soprattutto perché non era perfetto come si aspettava. Era caotico, confusionario, vissuto. Amava le cose che sapevano di vita e tutto in quella casa gli infondeva sicurezza, positività, anche lo sguardo scocciato di Alexander. Rendeva tutto quello umano, un sentimento che non provava da tempo e che quasi si era dimenticato.
«La cena è quasi pronta!»
La voce calda di Alexander gli giunse alle orecchie, riportando alla realtà la sua mente. Vide Isabelle alzarsi dal tavolo e avvicinarsi ad una credenza, iniziando ad apparecchiare. Gli venne naturale alzarsi e dare una mano, nonostante il ragazzo dai meravigliosi occhi blu si era imposto per impedirglielo. Magnus aveva insistito affinché aiutasse e non approfittasse della loro disponibilità. Generalmente non si sarebbe preso il disturbo, ma qualcosa dentro di lui era scattato, come se volesse impegnarsi per far parte di quella famiglia, per non essere escluso ed essere trattato come un perfetto estraneo, nonostante lo fosse a tutti gli effetti. Alexander aveva rinunciato ad opporsi, troppo occupato a controllare che i maccheroni non bruciassero. Tolse la teglia dal forno e la mise al centro del tavolo, mentre del fumo chiaro si elevava dalla pasta. Magnus chiuse gli occhi e inspirò quel profumo meraviglioso di pasta e formaggio, sentendo lo stomaco aprirsi e la fame farsi strada nel suo petto. Isabelle aiutò il fratello maggiore e riempì i piatti per ognuno, mentre calò uno strano silenzio. Magnus fu il primo ad essere servito, ma aspettò pazientemente che tutti i piatti fossero pieni. Aspettò persino di vedere che uno dei due Lightwood iniziasse a mangiare, non sapendo nulla su di loro non sapeva se fosse loro usanza pregare o avevano un qualche rito prima di mangiare.
«Non ti piacciono i maccheroni al formaggio?» chiese preoccupato Alexander, dandosi dello stupido. Non si era preso nemmeno il disturbo per chiedere a Magnus cosa preferisse mangiare e se fosse allergico a qualcosa. «Scusami, non ti ho nemmeno chiesto cosa volessi per cena o se avessi una qualche allergia strana!»
Magnus sorrise imbarazzato, afferrando la forchetta e prendendo una generosa quantità di maccheroni in una volta.
«Scherzi? I maccheroni al formaggio sono buonissimi, un piatto decisamente sottovalutato. Stavo aspettando che voi iniziaste a mangiare, sinceramente. Non sapevo se foste una famiglia credente che aveva bisogno di una preghiera o altro!»
Isabelle rise, pulendosi la bocca con un tovagliolo e rispondendo all'ospite.
«Oh, grazie al cielo non siamo religiosi. Siamo stati battezzati e tutto, ma la religione non ha mai fatto parte della nostra vita!»
«Esattamente come me, ma io non sono nemmeno stato battezzato.» Magnus le fece l'occhiolino e si decise finalmente a mangiare il primo boccone. Sgranò gli occhi mentre Alexander lo guardava preoccupato, aspettando una sua qualsiasi parola sulla sua cucina. Magnus chiuse gli occhi, sopraffatto da quel delizioso sapore che aveva invaso la sua bocca e gli fece improvvisamente desiderare una piscina piena di quei maccheroni per potervici nuotare.
«Questi maccheroni sono così buoni che potresti convincermi di qualsiasi cosa mentre li mangio che io ti crederei ciecamente.»
Alexander sorrise soddisfatto, mentre Isabelle si mise a ridere.
«Te l'avevo detto che mio fratello era molto bravo in cucina. Io, invece, sono un completo disastro.»
Alexander si sentì decisamente più sollevato e improvvisamente a suo agio, rispondendo alla sorella e lanciandosi in un divertente racconto che la coinvolgeva insieme ad un esperimento di red velvet andato molto male. Magnus li ascoltò mentre discutevano come solo due fratelli uniti come loro potevano fare, punzecchiandosi a vicenda, ma esprimendo in ogni parola il loro amore fraterno l'uno verso l'altra. Si sentiva a casa, come se appartenesse a quel posto da sempre, come se fosse un membro di quella famiglia. Magnus sentì dentro di lui il desiderio di farne parte, chiedendosi quale cosa avesse fatto nella vita precedente per meritarsi un incontro così fortunato.
Alexander si era sentito decisamente più a suo agio, perché una persona di fama mondiale amava la sua pasta scontata e quindi, improvvisamente, non temeva più il suo giudizio. Si sentì talmente in pace con tutto che iniziò a chiacchierare anche con Magnus, non trovandosi più in difetto. Tutti e tre lasciarono che la cena prendesse il suo corso, mangiando e ridendo come se tutti si erano sempre conosciuti, come se Magnus fosse il loro fratello maggiore che era tornato dopo anni di lontananza e doveva recuperare molti aneddoti divertenti della famiglia.
Finito di cenare si misero tutti a sistemare, lavando i piatti e pulendo il tavolo. Persino Magnus si era offerto di aiutare, nonostante lui non avesse mai pulito il suo immacolato loft. Avevano deciso di sedersi sul divano a chiacchierare, quella serata aveva preso una direzione piuttosto piacevole e nessuno voleva abbandonare quella compagnia tanto presto. Improvvisamente, però, ad Isabelle suonò il telefono. Si scusò con entrambi e si allontanò, correndo nella sua stanza e chiudendovisi dentro a chiave. Alexander la guardò confuso, ma alzò le spalle e prese un abbondante sorso di vino. Ora erano restati solo lui e Magnus nel soggiorno e senza Isabelle il ragazzo si sentì nuovamente in difetto. Non voleva che lei fosse la colla dei suoi rapporti umani, ma sapeva già che con Magnus aveva gran poco in comune. Per un po' di tempo calò il silenzio tra i due, finché Magnus non si allungò a prendere la bottiglia di vino e finì il contenuto versandolo nel suo bicchiere e in quello di Alexander.
«Allora, Alec, tua sorella oggi mi ha accennato al tuo lavoro. Sei un assitente universitario, vero? Ti piacerebbe avere una cattedra tua un giorno?»
Alexander annuì, voltandosi verso di lui e guardandolo negli occhi, mentre le loro ginocchia si sfiorarono seduti sul tappeto del soggiorno, tra il divano e il tavolino.
«Sì, ma so che sarà molto difficile. Il mio sogno, però, non è diventare un docente. Sarebbe un bel obiettivo, ma non il sogno della vita.»
Magnus si fece più curioso e si voltò verso di lui anche con il busto, mentre il suo sguardo si illuminava.
«Qual è il sogno della tua vita?»
Alexander si morse il labbro inferiore, abbassando leggermente lo sguardo. Sapeva che il suo, più che essere un sogno, era una pura utopia.
«Essere uno scrittore. Mi piacerebbe riuscire ad entrare nel cuore delle persone tramite le mie parole, le mie idee, la mia fantasia. Non so, è strano.»
Magnus ridacchiò, portando una mano a coprire la bocca.
«E' una cosa normale e bella. Hai già scritto qualcosa? Hai un progetto?»
Alexander alzò le spalle, alzandosi da terra e avvicinandosi alla piccola libreria del soggiorno, dove oltre ai libri c'era una serie di foto di famiglia. Magnus si alzò a sua volta, mettendosi accanto a lui, mentre le loro spalle si sfioravano.
«Per il momento ho solo delle frasi che mi appunto di tanto in tanto, scritte su questo taccuino.» Allungò una mano e prese un piccolo quaderno rilegato con pelle nera, usurata dal tempo. Alexander fissò quell'oggetto inanimato per diversi secondi, sorridendo inconsciamente. Magnus si incantò a guardare il suo sorriso, mentre la voglia di catturare quelle labbra rosee tra le sue gli si faceva largo nel corpo. Alexander alzò lo sguardo verso di lui, intimidendosi. «Ma non le ho mai fatte leggere a nessuno.»
«Vuoi farle leggere a me? Sono un estraneo, avrei un parere oggettivo.»
Ora non erano più l'uno affianco all'altro, erano bensì l'uno davanti all'altro. Si stavano guardando negli occhi, mentre Alexander teneva stretto tra il quaderino sgualcito tra le mani e si mordeva insisentemente il labbro inferiore. Non sapeva se fosse effettivamente una buona idea lasciare quell'oggetto prezioso in mano ad un estraneo, ma una vocina dentro di lui urlava che poteva fidarsi e che, almeno quella volta, poteva comportarsi normalmente e non da stupido ragazzino impaurito del giudizio altrui. Era consapevole che quel pensiero e quel coraggio inaspettato venissero dal vino bevuto quella sera, forse aveva un tantinello esagerato.
Magnus lo guardò negli occhi e allungò una mano verso di lui, posando poi lo sguardo alle sue mani delicate, dalle lunghe dita affusolate.
«Prometti che non mi giudicherai?»
Meccanicamente Magnus si avvicinò di più a lui, mentre Alexander sentiva il suo cuore esplodere nel petto. Non sapeva da dove venisse quella sicurezza, quell'improvviso star bene, quell'improvvisa voglia di baciarlo. Era una sensazione nuova, perché non aveva mai sentito formicolare ogni centimetro della pelle, non aveva mai sentito la sua bocca desiderare così tanto quella di un altro. Ora le loro labbra quasi si potevano sfiorare, mentre i loro respiri si confondevano l'uno nell'altro. Gli occhi di entrambi scrutavano attentamente il volto di chi avevano davanti, l'atmosfera si era fatta improvvisamente calda. Per la prima volta entrambi avevano il fiato corto nonostante non ci fosse stato ancora nessuno sfioramento.
«Non ti giudicherò mai,» Magnus si avvicinò, le loro labbra stavano per sfiorarsi. Sorrise appena, ricordandosi in quel momento il nome completo del ragazzo. Isabelle glielo aveva detto, ma gli aveva suggerito di chiamarlo con il nomignolo che tutti usavano, perché lui odiava quando qualcuno lo chiamava con il suo nome completo. In quel momento, però, Magnus trovava il suono di quel nome... angelico. «Alexander.»
Alexander sentì un brivido percorrergli la spina dorsale. Sentire il suo nome completo pronunciato da lui, in quel modo, in quel momento, l'aveva fatto visibilmente fremere.
Magnus afferrò il quadernino con una mano, abbassandola, mentre l'altra si poggiava delicatamente sull'esile collo di Alexander, carezzandolo dolcemente. Alexander chiuse gli occhi, mentre il cuore si fermò nell'istante in cui le loro labbra si stavano per toccare. Il vino aveva decisamente fatto effetto per entrambi.
«Alec, Magnus!»
La voce di Isabelle irruppe nella stanza ed entrambi tornarono nella realtà, allontanandosi bruscamente l'uno dal corpo dell'altro. La ragazza entrò finalmente in soggiorno e li guardò con la fronte corrugata, mentre si avvicinava ai due con fare sospetto. Aveva per caso interrotto qualcosa?
«Io sto uscendo, ok? Magnus, vuoi che ti accompagni al tuo loft?»
Lui sorrise, passandosi una mano tra i capelli.
«No, chiamerò il mio autista. Grazie per la disponibilità! Ora me ne vado, si è fatto tardi e voi avete i vostri impegni. Grazie per la cena, Alec, era veramente ottima. Ci si vede per le foto di Isabelle!»
Fece l'occhiolino a entrambi e si affrettò a recupeare il suo cappotto, uscendo velocemente di casa e salutando velocemente entrambi. Isabelle li aveva interrotti proprio quando si stavano per scambiare un bacio mozzafiato, lo sospettava. Ma non era colpa sua e Magnus era certo che ci sarebbe stata un'altra occasione per poter baciare Alexander. Si era sentito sorprendentemente bene in sua compagnia ed era da molto, troppo, tempo che non sentiva quei sentimenti risvegliati in lui. Non li aveva mai provati per nessuno conosciuto da così pochissimo tempo e quindi si era meravigliosamente stupito, ma sapeva allo stesso tempo che il suo istinto non fiutava mai. Forse Alexander era la persona giusta e il suo cuore l'aveva capito prima di ogni altra cosa. Ma accadeva così con l'anima gemella, no? Il cuore la riconosceva subito.





Ho scritto questo capitolo di getto e probabilmente ci saranno errori di battitura: perdonatemi!
Purtroppo tra lavoro e università non so quando ancora potrò postare, ma spero di farlo al più presto.  

Autumn in New York | Malec AUDove le storie prendono vita. Scoprilo ora