5. Cena (Capitolo revisionato)

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È sera, e sono appena uscita di casa. La città, sebbene sia buio, è illuminata dalle luci dei negozi, e delle macchine, che continuano a muoversi per le strade. Questa dovrebbe essere una semplice serata, e quella con Juuzou, una normalissima cena tra un subordinato e il proprio capo, eppure non sono, per niente, tranquilla. Dopo aver camminato per un po', arrivo al ristorante, che, presto, anche l'albino raggiungerà, uno dei posti più rinomati della zona, e di tutta la città. Entro, e mi siedo al tavolo che ho prenotato, facendo finta di non notare gli sguardi delle altre persone, che mi osservano sorridendo. Magari, soltanto, perché non sanno che cos'altro guardare, o magari perché mi trovano carina. In realtà, oggi, per la prima volta, mi sento bella, proprio perché mi sono impegnata tanto per esserlo. Non mi piace indossare abiti troppo sfarzosi, quindi ho optato per un vestitino rosso, che è ugualmente elegante. Ho raccolto i capelli in uno chignon, e ho usato pochissimo trucco, come al solito. Però, mi sento bella. Anzi, speciale: non sono mai uscita con un ragazzo, né qualche compagno di scuola mi ha mai invitato a cena, né tanto meno io ho fatto il primo passo, quindi non sono abituata a certe cose. Ciò nonostante, non so nemmeno io perché, sono felice.
E, pensando al mio capo, le guance mi si tingono, inaspettatamente, di rosa, mentre aspetto con ansia il suo arrivo, e mi guardo attorno, mantenendo lo sguardo fisso sulla porta del ristorante.

            •••••••

Sono quasi le otto: Juuzou dovrebbe essere già qui. Che tipo strambo! Eppure, mi aveva detto che sarebbe venuto! Che l'abbia divorato un Ghoul? O che mi abbia, semplicemente, preso in giro? Bhe, in questo caso, non sarebbe di certo il primo ragazzo a farlo.
E quando mi volto, rassegnata, distogliendo lo sguardo dall'entrata, ad un tratto, sento la mano di qualcuno posarsi sulla mia spalla, quando vedo l'albino avvicinarsi al mio tavolo, sedersi, dinanzi a me, e sorridermi, dopo aver ripreso fiato.
"Mirai, scusami per il ritardo! Non ho mai imparato a leggere l'orologio, e quando mi sono accorto dell'ora, avevo intenzione di correre più che potevo. Ma poi ho pensato che non fosse il caso di disperarsi troppo, giusto?"-dice sorridendo, ma non sembra essere, affatto, dispiaciuto, di aver fatto tardi.
"Salve, capo. Non si preoccupi, è tutto apposto!"-rispondo, ma non è tutto apposto. Anzi, va tutto male: credevo gli facesse piacere uscire con me, pensavo che facesse il distratto, solo per piacermi. E, invece, è davvero così come si mostra, e non gli importa nulla, proprio come fa credere.
Passa qualche minuto, dopo che abbiamo iniziato a mangiare, e quando mi accorgo che il silenzio, che si è creato, è qualcosa di troppo imbarazzante, decido di rompere il ghiaccio, dicendo ciò che mi passa per la mente. Semplicemente, per far passare, più in fretta, il tempo.
"Senta, allora lei... cosa l'ha spinta ad entrare a far parte della CCG?"-chiedo sorridendo, all'albino, che, intanto, guarda ciò che ha ordinato, come se non mangiasse da mesi.
"Possiamo dire che mi ci sono trovato quasi per caso. Però... una specie di obbiettivo in mente ce l'avrei..."-dice, senza smettere di masticare, e io non riesco a distogliere lo sguardo dalla figura del mio capo, impegnato a mangiare con gusto, tutto ciò che ha di fronte, poi penso a ciò che ha detto: un obbiettivo? Lui? E quale? Ricevere un premio nobel per essere la persona più ridicola in circolazione?
"Ma potrei farti anche io farti questa domanda. Mirai, giusto? Tu perché sei diventata un investigatore?"-mi chiede, dimenticandosi, per un attimo, del suo cibo.
"Anche io ho un obbiettivo, signore."-rispondo alla domanda di Juuzou, ma non so nemmeno perché, dato che all'albino non importa proprio niente di me, né tantomeno io voglio sapere qualcosa su di lui.
"Piantala di chiamarmi in quel modo! Sono poco più grande di te, non serve. Poi davvero chiami signore uno così?"-dice, strappandomi un sorriso.
"Allora sai sorridere! Grande!"-esulta l'investigatore.
"Mi scusi, signore. Volevo dire... scusami, Suzuya."-rispondo.
"Che brutto che non mi chiami Juuzou! Eppure io ti chiamo con il tuo nome..."-le parole di Juuzou, dispiaciuto per via del mio comportamento, mi costringono a riformulare, ancora una volta, la frase: odio questa confidenza!
"Perdonami, Juuzou. Va bene così?"-dico, ma, stavolta, senza sorridere. Sono veramente infastidita dal comportamento infantile del ragazzo che ho di fronte. Al tempo stesso, invece, sono felice che egli presti attenzione a ciò che dico. In fondo, però, perché farglielo notare?
"Si, brava! Mi piace come lo pronunci."
"Che cosa?"
"Il mio nome!"-dice l'albino, facendomi arrossire, ancora una volta.
Il suo nome mi piace, ma sono sicura di averlo pronunciato come ho fatto con le altre parole.
"Mi piace anche il tuo nome. Mirai significa futuro, vero? Chissà che non diventi il futuro di qualcuno...insomma...quando ti sposerai..."-continua l'albino, senza smettere di sorridere, con l'aria di chi fa sul serio, seppure non sembri: ma cosa sta dicendo? Gli piace il mio nome? Sono sicura di essere più rossa di prima.
Il tempo, adesso che abbiamo iniziato a parlare, passa più facilmente, mentre io e il mio capo discutiamo di tante cose. Di fatti più seri, e di altri che interessano soltanto a lui, ma, questa sera, stiamo solo parlando.
Le sue parole, per la prima volta, non mi infastidiscono, anzi, sono sicura che è il suo cuore a pronunciarle. Un cuore che, finalmente, sento battere per davvero. Chissà se Juuzou riesce a sentire che il mio, nel petto, sta facendo lo stesso. Anche lui, per la prima volta, dopo tanto tempo.

            •••••••

È mattina, e sono ancora stremata dalla serata di ieri: non mi farò coinvolgere, di nuovo, nei giochetti di Minami e Tamaki con così tanta facilità.
Tuttavia, devo ringraziarli. Se non fosse stato per questa cena, infatti, non avrei conosciuto meglio il mio collega. E, soprattutto, non avrei mai imparato che, quando si esce con il "Signor Ciabatte Rosse", non si deve mai indossare qualcosa di elegante, perché, indipendentemente dal luogo o dall'occasione, l'albino verserà, lasciandosi trasportare dal gioco, dell'acqua addosso ai suoi compagni di serata, e inizierà a ridere a crepapelle, come il bambino idiota che è, senza chiedere scusa, o preoccuparsi, minimamente, del suo comportamento.
Arrivata alla CCG, intravedo Minami che, non appena mi vede, corre verso la mia direzione e, anziché salutarmi, inizia a chiedermi di tutto e di più, a fare domande sulla cena di ieri.
"Si è davvero portato dietro delle macchinine?"-chiede la corvino, ridendo a crepapelle.
"Giuro!"-rispondo sorridendo, ripensando a quella serata, tanto strana, quanto stranamente piacevole.
"Perbacco!"
"E non solo! Per tutta la serata, non ha fatto altro che lanciare alle persone, che si trovavano con noi al locale, un piccolo aeroplano di carta."
"Certo che ha qualche rotella fuori posto quel tipo!"
"Qualche? Ma ce le ha tutte fuori posto!"-rispondo, mettendo fine ad una conversazione, che mi ha provocato meno fastidio di quanto credessi, e riprendendo a camminare, per raggiungere il mio studio, seguita da Minami.
"Però mi sono divertita."-dico ad alta voce, quasi per sbaglio.
"Tu che esci e ti diverti? Ho aspettato tanto questo momento! Ci voleva l'investigatore Juuzou per realizzare questo mio sogno!-la mia collega continua a prendermi in giro.
"Piantala..."-rispondo alle sue provocazioni, arrossendo di poco.
"No, davvero, questa volta non sto scherzando!  Sono contenta. Ti fa bene distrarti dal lavoro, ogni tanto, sai?"-dice Minami, mentre mi sorride, stavolta per davvero, senza alcuna malizia.
Arriviamo in ufficio, ma non siamo sole, perciò salutiamo il signor Amon, un altro investigatore della ventesima circoscrizione, per poi sistemare le borse sulle nostre scrivanie. Continuo a pensare a ieri, e proprio non riesco a smettere di farlo. Non so perché, ma, ricordando ciò che è successo, mi sento bene: l'immagine di due persone, che passano del tempo insieme, senza litigare, mi manca. Manca a casa mia, e manca nel mio cuore; già mi manca anche quella cena.

Mi sono innamorata di te [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora