9. Squadra pt.1 (Capitolo revisionato)

554 35 7
                                    

"Ecco qua. Finalmente abbiamo finito!"-dico ad alta voce, portando le mani sui fianchi, soddisfatta, e continuando ad ammirare l'archivio della CCG, che non mostra più una sola macchia, mentre, sui vetri delle finestre e sul pavimento della stanza, che io e Juuzou abbiamo appena finito di pulire, è possibile anche contemplare il proprio riflesso. L'aria che ci circonda, invece, è dominata da un miscuglio di profumi diversi, ma tutti buoni, e da un silenzio voluto da chi ha bisogno di riposarsi, un attimo, per restare a guardare; un silenzio essenziale, per ammirare certi capolavori. Non riesco proprio a crederci: io e il mio collega siamo riusciti a terminare quello che sembrava un compito impossibile da svolgere, senza impiegare un'eternità!
"Ottimo lavoro!"-vedo l'albino esultare contento, per poi prendere a guardarmi.
"Siamo forti noi due, Mirai!"-ammette, dopo essersi soffermato, per un po', ad osservare il mio viso, mentre sul suo, adesso, posso scorgere un labile rossore, farsi, però, sempre più evidente, e prendere posto nelle guance del mio capo: Juuzou Suzuya, la persona che, davanti ai miei occhi, e senza mostrare alcuna esitazione, ha ucciso migliaia di ghoul, che arrossisce, senza preoccuparsi di trovarsi in presenza della sua sbadata sottoposta? Credo di stare sognando! Insomma, una persona forte non si lascia sopraffare così dalle emozioni; ma, allora, l'albino prova dei sentimenti così importanti per me, che è incapace di tenere a bada?
"Bhe...soprattutto perché tu non hai combinato disastri!"-dico, dimenticandomi del resto; ma, soprattutto, scordandomi di pensare, prima di aprire bocca. E inizio a ridere. In un primo momento, quasi delicatamente, poi, invece, la mia risata si fa sempre più rumorosa, e riesce, perfino, a colmare il dolce silenzio che prima regnava nell'archivio. Rido, e so di stare bene; rido, ma soltanto perché non sono riuscita a trattenere tanta gioia; rido, sono felice, e non so nemmeno perché. E mentre mi lascio trasportare dalla situazione, dato che nessuno interrompe il mio piacevole sfogo, prendo a guardare Juuzou, dopo essermi calmata. La sua espressione è ancora più incontenibile di prima, mentre sul suo volto si fa sempre più spazio un immenso sorriso; un sorriso spontaneo, proprio come la mia risata.
"Che bello! Hai riso!"-esulta il mio capo, battendo le mani, e saltando con fare infantile, come di suo solito. E alla visione dell'albino trionfante, riprendo, nuovamente, a ridere; ma, stavolta, sono consapevole del perché io lo stia facendo. Poi, quando la mia risata non ha più motivo di riecheggiare nell'aria, nella stanza si crea, ancora una volta, un piacevole silenzio. Fino a che la voce dell'albino, non distrugge, dolcemente, quella beata calma.
"Sei bella quando ridi..."-lo sento confessare, mentre rivolge il suo sguardo a terra, e inizia a muovere, nervosamente, le mani. Io, intanto, avverto una strana sensazione, e comprendo che un enigmatico calore si è impossessato del mio corpo, senza chiedere il permesso. Le mie guance, invece, si tingono, pian piano, di rosa, ed è quasi come avere caldo.
"C-cosa?"-riesco a dire, dopo aver esitato un po', prima di rispondere alle parole del mio capo. Forse per viltà, forse per paura; o, forse, per imbarazzo?
"Ho, per caso, sbagliato aggettivo?
Il signor Shinohara mi dice sempre che, quando mi piace una cosa, vuol dire che per me è bella."-si giustifica l'albino, riprendendo a guardarmi in volto, e distogliendo lo sguardo dal pavimento: io sarei bella? Nessuno mi aveva mai fatto un simile complimento; nemmeno mio padre. Né ho mai sentito pronunciare alla mai mamma certe parole. Juuzou è stato il primo, a definirmi bella. Magari ha, perfino, mentito, e lo ha fatto per me; ha trovato il coraggio di confessarmi ciò che pensa. Perché, in fondo, ho dimenticato un dettaglio. Per quanto, infatti, il mio capo possa mostrarsi forte e spietato in guerra, è pur sempre un ragazzo e, proprio come me, quindi, anche lui, ha delle debolezze. In effetti, poi, adesso non stiamo nemmeno combattendo, dunque l'albino è libero di rivelare il proprio essere debole, come ogni vivente, capace di amare. E io lo sento; percepisco che Juuzou può amare.
"Quindi, tu credi che io sia bella, Juuzou?"-chiedo all'albino, sperando che, ora come non mai, la sua risposta sia precisa, ed esaustiva; capace di placare la mia curiosità.
"Ma certo che si!"-ammette il mio collega, sorridendomi. Stavolta, abbandonando la timidezza, e riacquistando la solita spavalderia di sempre. E a quella sua risposta, detta in modo tanto innocente, diretto e semplice, mi imbarazzo a tal punto da muovermi troppo, e da far cadere la pila di scartoffie, che Juuzou aveva sistemato sulla scrivania, davanti la quale si è consumata una sorta di dichiarazione, quasi romantica: non so nemmeno io come, ma cado a terra, assieme ad una miriade di documenti.
"Accidenti..."-mi lamento, accasciata al suolo, e sommersa da mille fogli, mentre Juuzou scoppia a ridere a causa della mia goffaggine.
"Sono felice di farti ridere, ma mi daresti una mano?"-chiedo, leggermente infastidita dal suo comportamento. Anche se non riesco ad arrabbiarmi con la persona che, per prima, ha confessato di trovarmi bella. E mentre vedo l'albino sorridente porgermi la mano, per aiutarmi ad alzarmi da terra, una cartellina, che si trova assieme ai documenti che ho fatto cadere, attira la mia attenzione. Anzi, più che altro, ad incuriosirmi è il nome che è riportato su di essa, quindi mi distraggo, per un attimo, dal mio salvatore, e afferro quei fogli. Poi, stringo il braccio di Juuzou, e mi rimetto in piedi, ringraziando il mio capo dell'aiuto: adesso, siamo uno di fronte all'altra, impegnati a sorriderci e a scrutarci a vicenda.
"Ragazzi!"-dei passi, e una voce familiare, ad un tratto, attirano la nostra attenzione, facendoci quasi sobbalzare, e costringendoci ad interrompere una conversazione, che volevo continuasse all'infinito.
"Un momento..."-dice Marude, presentandosi sulla soglia della porta, e sfoderando un'espressione alquanto sorpresa, dopo essersi guardato intorno, e dopo aver notato che tutto, nell'archivio, adesso è al suo posto, splendente. E la sua presenza mi convince a portare la strana cartellina dietro la schiena, per nasconderla dalla vista dell'uomo.
"Ma avete pulito!"-dice lui, sorridendo. E io non avevo mai visto l'investigatore dai corti capelli scuri, sempre imbronciato, sorridere.
"Bravi!"-egli si complimenta, infine, con noi, mentre io e Juuzou, alle sue parole, per un attimo, ci guardiamo, contenti del risultato. Poi, io distolgo lo sguardo dal mio collega, avvicinandomi a Marude, e rivolgendogli un inchino non troppo teatrale, ma giusto.
"Salve, signore."-saluto, sorridendo, l'investigatore.
"Sapete che formate proprio una bella squadra?"-conclude lui, sfoderando un occhiolino, e un cenno con la mano, che, tuttavia, soltanto io noto. Juuzou, infatti, distratto, non pensa già più ai complimenti, mentre vedo il suo volto illuminarsi, proprio come quando ha in mente una delle sue squallide battute, e non vede l'ora di condividerla con i presenti.
"Peccato che la sua moto non possa pensarla allo stesso modo!"-dice l'albino, per poi iniziare a correre, seguito da un Marude furioso, che non vede l'ora di acciuffarlo, per poterlo punire come si deve: eppure, quella battuta, stavolta, faceva davvero ridere.
Rimasta da sola, lascio l'archivio, e mi dirigo verso l'ufficio. Penso a Juuzou, alla punizione, alla cartella che ho trovato fra le altre, mentre la riprendo tra le mani, dopo averla tenuta, per un po', dietro la schiena, e dopo averla posata sulla scrivania del ripostiglio, lontana dagli sguardi altrui, dei quali non riesco proprio a fidarmi, nonostante non abbia alcun motivo per tacere delle perplessità ai miei colleghi.

Mi sono innamorata di te [In revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora