Memorie

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Il buio non mi piace, è dove si nascondono i malviventi e, quando scende e invade tutta la città, in quel momento iniziano i problemi. Mi affretto a tornare a casa, mi sento osservato, da quando il nuovo "presidente" è arrivato sono cambiate molte cose, una di esse sono le telecamere ad ogni angolo della strada.
Quando andavo in giro con mia moglie Hanna era diverso, lei era così leggiadra, senza pensieri. La amo, come non amarla? Ma adesso non può più uscire a passeggiare, o a fare le compere, non ha abbastanza forza, mi da tutte le sue razioni per permettermi di andare al lavoro e di sostenerci. In questo periodo il lavoro alla fabbrica non manca, ma io sono troppo stanco per essere ottimista.
Entro nel mio palazzo, salgo le scale dato che l'ascensore è fuori uso da mesi ormai. Arrivo davanti alla mia porta spossato, le razioni sono appena abbastanza per sopravvivere, non siamo più uomini o donne, ma fantasmi con lo sguardo assente. Giro la chiave nel chiavistello e entro: la casa è in ordine, come al solito.
Il nostro piccolo nido: una camera, un soggiorno e una cucina sono tutto quello che ci serve per vivere.
Vedo mia moglie, bella come sempre, distesa sul letto come l'avevo lasciata; la sua faccia è rigida, ma sembra che stia dormendo... ancora non riesco a credere di averla uccisa, ma ho avuto troppa paura, sono stato un vigliacco e lei ha pagato la massima punizione per i miei peccati.
Dormo sul divano, la lascio riposare, adesso che può farlo, domani è un altro giorno.
Mi sveglio e subito vedo due poliziotti che mi guardano, gli indico la camera da letto e loro prendono mia moglie e la portano via, canticchiando.
Faccio colazione con un pezzo di pane e un po' di cioccolato e esco.
Fa molto freddo e il vento penetra la carne e le ossa. Ripenso alle mie azioni di ieri, a quel coltello che ora sento dentro di me. Per strada svolazzano i volantini del presidente, e guai a chi li tocca, punibile con la pena capitale.
Entro nello stesso palazzo che ieri mi aveva dato l'arduo compito, entro nella stessa stanza e il signore mi parla:
《È morta?》
《Si》
《Lei è un eroe signor Müller》.
Esco, cerco di chiudere la porta ma è bloccata; mi attardo su alcuni volantini e da dentro la stanza sento la voce del mio uomo:《Abbiamo sbagliato signore, la spia che cercavamo è ancora in circolazione》.
Un errore?! Impossibile! Ci avevano detto che non c'era spazio per gli errori con lui al comando! Questo non è il sogno che ci hanno venduto, questo è un incubo... ma io ho aperto gli occhi, e ora gli aprirò a tutti; questo stato mi ha tradito, ci ha traditi tutti: io, Hanna, il signore della stanza, il suo popolo. Lascia che noi moriamo di fame mentre lui banchetta sui nostri cadaveri. È come se il mio colpo ad Hanna avesse ora trafitto anche me, con la differenza che io combatterò fino alla fine, come non poté fare mia moglie.
Tornando a casa compro 4 bottiglie di alcool con tutti i soldi che ho, entro in casa, non mangio neppure, ma sto con la testa china a preparare la mia vendetta. Strappo i vestiti che una volta mi facevano sentire diverso, particolare, unico, per crearne micce per il mio atto conclusivo , il mio ultimo gesto. Domani è un altro giorno.
Ormai è la determinazione che mi spinge, non controllo più le gambe. Mi alzo, prendo le ultime cose che mi sono rimaste ed esco. Oggi è una bella giornata.
Faccio una passeggiata prima di arrivare alla piazza 18 marzo.
Vedo in lontananza la grande porta, mi avvicino ed entro nella piazza... un bambino mi sorride, aspetto che se ne vada, non voglio fargli male.
Prendo dalla giacca la prima bomba, do fuoco alla miccia e la lancio sulla faccia stampata di Hitler, rido guardandola bruciare; continuo lanciando le altre due sui palazzi più vecchi, dove spero ci sia legno, ma prima di lanciare la quarta la finta perfezione tedesca mi raggiunge, arrivano soldati in gruppi, mi sparano; la bottiglia mi cade al suolo accesa, brucio come la mia città, quella che ormai non esiste più, che ha lasciato spazio ad una nuova, e perfida, che uccide le cose a lei cara.
Il giorno dopo sui giornali, in prima pagina, parlano di torte, nessuna notizia di un incendio, io non esisto più e con me le mie azioni, e quelle di Hanna, perduti per sempre nell'oblio.


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