Maglia numero 9

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Apro la porta dello spogliatoio e noto che non è ancora arrivato nessuno; sbuffo e lancio il borsone vicino ad una panca, non capisco perché devo sempre arrivare da sola, solo perché mio padre è vicino alla società...
Mi tolgo la giacca e prendo dalla tasca il mio cellulare e le cuffie che mi infilo subito nelle orecchie; schiaccio play e gli ACDC riempiono il silenzio dello spogliatoio mentre io rabbrividisco dal freddo togliendomi la felpa e mettendomi la mia amatissima maglietta numero 9.
Mentre mi continuo a vestire, mettendomi i pantaloncini che lasciano vedere fin troppo delle mie gambe che francamente non mi piacciono, penso a cosa dovrò fare quando sarò li fuori, davanti alla gente che urla per incitare noi o le nostre avversarie, desideroso di godersi una finale come si deve, dove entrambe le squadre danno il massimo.
"Arianna, ti togli le cuffie o preferisci rimanere in panchina?"
Mi giro di scatto e noto che lo spogliatoio si è riempito di voci e rumori con l'arrivo di tutte le mie compagne d'avventura e del mio allenatore, che adesso mi sta guardando malissimo; sorrido imbarazzata e rimetto il cellulare nella tasca, mentre stringo i lacci delle scarpe che dovranno ancora una volta farmi volare più in alto di tutte.
"Ragazze, oggi non possiamo lasciarci passare davanti questa possibilità: abbamo versato molto sudore su questo campo, e oggi ci ripagherà. Andiamo fino in fondo al nostro viaggio iniziato tre anni fa, e ora usciamo e ci andiamo a prendere il primo posto!"
Ci carichiamo a vicenda facendo il nostro urlo e usciamo sorridendo: è riuscito nel suo intento, ancora una volta.
Sono una delle ultime a lasciare lo spogliatoio e a raggiungere il campo, mi piace prendermi un attimo per me prima delle partite; il campo è magnificamente imperfetto: il parquet irrigidito dal troppo utilizzo e dal tempo, la gobbetta provocata da Alice che si è buttata per prendere una palla, le strisciate delle scarpe: tutto ci ricorda, è come un gigantesco libro dei ricordi.
Saluto i miei amici che sono venuti a tifare per me con un cenno della mano e con un breve sorriso: sarà tutto quello che avranno da me per le prossime due orette.
Mentre le mie compagne di squadra prendono come al solito una palla per sfogarsi facendo alcuni palleggi, io mi metto da parte e faccio un po' di esercizi per la caviglia destra; mi sono fatta male appena prima una delle partite più importanti nella stagione, quella contro la capolista: stavo andando tranquillamente in classe quando una ragazza mi falcia il piede, facendomi cadere per terra. Mi rialzo e la guardo in faccia: caschetto nero, occhi di un verde sempertino e faccia spigolosa. La vedo ridere con le sua amiche mentre se ne vanno, lasciandomi li zoppicante per i corridori della scuola. Ho dovuto saltare un mesetto per questo scherzo, una vera tortura per me che ho solo la pallavolo per staccare dalla scuola durante la settimana.
Dopo aver scaldato per bene la caviglia, mi unisco alle mie compagne per fare due palleggi.
"Ragazze forza, iniziate a riscaldarvi. Mi raccomando, state concentrate sin da adesso, non voglio sentire volare una mosca", dice con tono serio il nostro allenatore.
Ci allineamo sulla linea di fondo per fare le andature che ormai conosciamo a memoria, e i nostri corpi iniziano ad andare a ritmo, ad allinearsi in una macchina perfetta. Guardo oltre la rete e vedo la ragazza del caschetto con le altre galline che stanno parlando in un angolino: idiote, pensano di essere così forti da non avere bisogno di riscaldarsi.
L'arbitro fischia la fine del riscaldamento: la tensione comincia a sentirsi all'interno di quelle quattro mura; ma non abbiamo tempo di essere tese, dobbiamo concentrarci al massimo dall'inizio alla fine della partita. "FORZA RAGAZZE, PORTIAMOCELA A CASA!" Esclamiamo, facendo il nostro urlo e caricandoci l'un l'altra, aiutate dal tifo dei genitori e dei miei amici.
"Okay ragazze, vi dico la formazione titolare: 11, 18, 4, 9, 7, 8". Ah, mi ha messo in campo, poche volte mi capita di partire titolare, figuriamoci in una partita così importante... chissa cosa si aspetta da me; lo guardo in cerca di un appoggio e lo trovo nel suo sorriso e in un suo piccolo movimento della testa.
Mi faccio coraggio ed entro in campo. Voglio dimostrare a tutti quelli che mi guardano che tutta la fatica, tutto il sudore che ho lasciato, che abbiamo tutte lasciato in questo ultimo mese di allenamento non sono stati vani.
Il fischietto dell'arbitro risuona nella palestra, e tutti si zittiscono, pronti per vivere un piccolo pezzo di storia.
I primi tre set passano velocissimi, fra buone difese e ottimi attacchi da entrambe le parti, e ci troviamo così due set a uno per loro; il nostro allenatore ci da la carica, come tutto il pubblico: con un ultimo sforzo, dopo un'ottima difesa da parte nostra, me la alzano, vedo che stanno preparando un muro, sorrido e faccio un pallonetto che supera con un bell'arco le due che hanno saltato a muro e la palla cade alle loro spalle, facendoci vincere il quarto set.
Mi siedo in panchina con il fistone mentre le mie compagne mi danno una selva di cinque.
Chiedo un minuto al mio allenatore per rifiatare, mentre le mie compagne entrano in campo: so che non dovrei pensarci, ma quanto vorrei avere il loro fisico, quelle gambe lunghe e snelle, quelle braccione lunghissime... io sono abbastanza bassa, anche se non mi causa troppi problemi, ma quello che odio sono le mie gambe giganti e il "posteriore" troppo grosso.
Sto divagando, devo rimanere concentrata: vedo l'arpia dagli occhi verdi entrare in campo, i miei occhi si infiammano di rabbia quando vedo che anche lei porta il numero nove: non se lo merita, lo sporca con la sua mente diabolica.
Il set sembra partire molto bene per noi, infiliamo punti su punti e non sembra riescano a fermarci fino a quando l'arpia non schiaccia in faccia a Rebecca, il mio rimpiazzo: è una schiacciata cattiva, fatta per buttare fuori qualcuno; purtroppo riesce nel suo intento e Rebby è costretta a lasciare il campo col naso sanguinante.
L'allenatore mi fa cenno e io entro in campo sistemandomi i pantaloncini e le ginocchiere, non devono rallentarmi; la numero nove mi dice:"la prossima sei tu" sorridendo e tornando al suo posto; digrigno i denti e mi preparo per giocare.
Riesco ad evitare scontri troppo diretti contro la stronzetta fino ad arrivare a 13/14 per loro.
Inizio a sospirare pensando che ormai è finita, ma in quel momento sento i miei amici gridare:"Forza Buddy (il mio soprannome), portala a casa"; era quello che serviva, una scala per risalire il baratro di disperazione in cui ero caduta.
Battuta loro, la prendiamo bene e faccio velocemente un punto, 14 pari.
Battuta nostra, Ace diretto, il pallone cade sulla riga, 15/14 per noi.
Chiedo a Matilde, che deve battere, se può mandarla il più lontano possibile dal loro numero 9 e ricevo un si incerto come risposta; noto che le sue gambe stanno tremando, così come le mie, abbiamo tutte i nervi a fior di pelle.
La battuta è buona, ma va dalla parte dell'arpia; sento uno "scusa" alle mie spalle e riconosco la voce della mia amica; loro la alzano per il numero nove che salta e mi cerca con gli occhi, sorridendo quando mi trova.
Mi lancia un missile dritto in faccia, chiudo li occhi per prepararmi all'urto ma non sento nulla; li riapro lentamente e vedo Laura davanti a me e la palla che sta andando verso l'alzatrice: sorrido e mi preparo a schiacciare; l'alzata è perfetta e vedo la numero nove sola e interdetta, potrei colpirla, ma non lo faccio e schiaccio la palla ai suoi piedi, vincendo la finale.
Ci abbracciamo tutte, urlando di gioia e la fatica scompare; ci ricomponiano un attimo per dare il cinque alle avversarie e quando lo do all'arpia lei mi sorride e mi bisbiglia "grazie".
Di li è tutto un fuoco d'artificio: i miei amici che mi abbracciano anche se sono sudata fradicia, i festeggiamenti fino ad arrivare a casa, verso mezzanotte, dopo ore di risate. Mi addormento mentre sento mia sorella ancora arrabbiata per la sconfitta, anche se credo che oggi abbia imparato una lezione importante, sigillata dal suo ringraziamento.

Ciao ragazzi, spero vi piaccia questo testo(pubblicato in anticipo perchè lunedì non potrò farlo) fatto con l'importante collaborazione di AriannaBadiali che mi ha aiutato con idee fresche. Se volete leggere una variante vi consiglio di leggere il testo che pubblicherà a breve. Noi ci risentiamo prossimamente, bella a tutti,
Leo.

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