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Il giorno seguente Yuuri arrivò a lezione in perfetto orario. Non trovando il coraggio di guardare Victor in faccia, tenne la testa china, concentrandosi su una piccola scheggiatura del tavolo, avvicinando sempre di più il viso al piccolo segnetto, mettendolo meglio a fuoco. Distrattamente ci passò sopra un polpastrello. Una risata cristallina lo fece gelare sul posto. Victor stava ridendo. Si chiese il motivo di ciò.

L'uomo si schiarì la voce.

-Scusami Yuuri, ma vederti tanto concentrato sul niente... Mi chiedo perchè tu non possa posare i tuoi occhi su altro di più importante. Un libro, qualcuno a te vicino...

Le ultime parole le pronunciò con un tono differente, non perdendo il contatto visivo per un secondo. Yuuri sperò di aver capito male. Si tenne impegnato mordendosi un'unghia.

Aspettarono Yuri per più di un'ora, finché Victor non guardò l'ora al suo orologio da polso, sospirando rassegnato. Stranamente tutto quel tempo da soli non fu cosí imbarazzante come Yuuri se lo aspettava. Victor continuava a scrivere su quel suo quaderno,  mentre Yuuri leggeva i libri fornitogli dal suo professore, non accorgendosi delle occhiate furtive che gli lanciava l'uomo.

Quando il naso di Yuuri sfiorò la pagina da quanto era vicino a causa della scarsa vista, Victor si alzò in piedi di scatto.

-Non possiamo mica andare avanti così!

Appoggiò un palmo sul tavolo, mentre con l'altra mano prese tra indice e pollice il mento di Yuuri.

-Ti servono un paio di occhiali.

Yuuri sgranò gli occhi. Era troppo. Si chiese perchè facesse così fatica a leggere le parole, a riconoscere un corridoio, mentre il volto di Victor gli appariva così nitido.

-V-Victor...

Disse sporgendosi leggermente verso di lui. Cercando maggiore contatto contro quella mano. Victor sembrò gelarsi sul posto. Un lampo di indecisione nei suoi occhi, per poi riacquistare la solita spavalda sicurezza.

-Per essere un Omega...

Disse stringendo leggermente più forte la presa.

-...hai una bella faccia tosta ad avvicinarti in questo modo ad un Alfa. Forse non ti rendi conto dell'odore che stai sprigionando.

Yuuri si sorprese del fulmineo cambiamento nella sua personalità.

-Davvero, non sai cosa ho dovuto fare per non farti cacciare. Il tuo odore sta scombussolando tutti, ma non preoccuparti. Presto troveremo una soluzione.

Yuuri non capì, ma presto avrebbe dovuto fare i conti con le parole enigmatiche che Victor si era fatto sfuggire di bocca. Yuuri si allontanò,  stringendosi forte le braccia al petto, come se da un momento all'altro avrebbe potuto sgretolarsi.

-Mi dispiace Victor... Io mi sto impegnando... Voglio migliorare. Se avessi anche solo un centesimo del tuo talento... Chiedo scusa, del suo talento, professore.

Lo sguardo di Victor si addolcì.

-Yuuri te non hai idea del talento che nascondi dentro di te.

Fu come se il tempo si fosse fermato. Si guardavano negli occhi, e per Yuuri fu come se tutte le sue insicurezze fossero messe a nudo davanti all'uomo che gli sorrideva dolcemente.

Il tempo ripartì, l'atmosfera scomparve, quando Yuri spalancò la porta in malo modo.

-Cosa c'è maiale ancora a frignare?

In silenzio, come se nulla fosse accaduto, incominciarono la lezione.

I giorni passarono, Victor non toccò più Yuuri, che intanto continuava ad apprendere dal suo professore. Yuri si rivelò differente dalle apparenze, dimostrandosi competitivo col nuovo alunno e ogni giorno venendo ad un orario quasi puntuale. La competizione con Yuuri era nitida, anche se l'Omega non lo vedeva affatto così. Voleva migliorare per sé stesso, ma nel fondo del cuore anche per Victor, che continuava ad ammirare a distanza.

Talvolta quando si entra in un periodo di pace ci si dimentica della violenza della tempesta, e così fu. A Yuuri fu ricordata la sua posizione. Era un Omega e come tale gli spettava il fondo.

Quella mattina Yuuri si era svegliato con una strana sensazione in corpo, quasi un lieve formicolio. Diede la colpa alle ore passate a studiare, allo sforzare gli occhi, ma a breve gli occhiali che gli aveva promesso Victor gli sarebbero stati consegnati. La lezione mattutina si sarebbe svolta come al solito in biblioteca, ed era dove si stava dirigendo, quando il respiro divenne affannoso. Gli occhi si appannarono. Portò una mano al volto sentendolo in fiamme. Si sbottonò un po' la camicia. Riuscì a raggiungere la porta della biblioteca. Fu un piacere appoggiare la mano alla maniglia in metallo. A fatica aprì la porta. Le gambe iniziarono a traballare e la testa a pulsare. Una sola parola era nella sua testa. Continuava a ripetersi, prima più lieve poi sempre più forte.

Victor... Victor... Victor...

Vide una persona davanti a sé. Non riusciva a vedere altro che macchie indistinte. Il collare stringeva dolorosamente la sua gola soffocandogli il respiro.

Delle mani lo spinsero a terra. Aveva la schiena contro il marmo del pavimento. Si fece sfuggire un sospiro. Le mani continuarono a toccarlo. Prima le braccia, poi le spalle. A mala pena si accorse di avere la camicia totalmente aperta. I bottoni erano sul pavimento, strappati via da una violenza che Yuuri non aveva mai incontrato. Alle mani si aggiunsero delle labbra. Ogni punto che toccavano andava a fuoco. La bocca di Yuuri fu rapita da un violento bacio. Era privo di difese. Il corpo non gli rispondeva più. La mente annebbiata era un turbinio di pensieri fugaci, ma un'immagine continuava a presentarsi sempre più spesso diventando nitida. Victor.

Forse desiderava a tal punto il suo tocco da immaginare che quelle mani e quella bocca fossero sue. Forse era per questo che non opponeva resistenza. Sentì un fiato sul collo. Yuuri lo espose trovando il contatto estremamente piacevole. Le mani arrivarono al cavallo dei pantaloni, ma improvvisamente scomparvero.

Yuuri continuò a respirare affannosamente, sentendosi nudo senza quelle violente attenzioni. Riuscì a distinguere due voci, parevano tanto lontane.

-Controllati! Pensa se fossi arrivato troppo tardi!

-Lasciami andare! È un ordine!

Un ringhio quasi animale. Poi la porta si chiuse e Yuuri rimase in totale silenzio. Mentre le orecchie gli fischiavano e il petto sembrava in fiamme. Si lasciò ardere, sperando che una volta che le sue ossa fossero state consumate, avrebbe potuto trovare la pace.

Si accorse appena che delle braccia lo avevano sollevato, e lo stavano portando in braccio. Appoggiò la testa contro il petto di chiunque lo stesse trasportando, facendosi cullare dal battito di un cuore sconosciuto.


You don't own me [YOI]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora