Occhi

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C'era caldo, troppo caldo. Simon era paralizzato. Si trovava al centro di una stanza nera come la pece ma rossa come il sangue. Era legato e sudava...sudava da star male. Cercava di chiedere aiuto ma dalla sua gola non uscivano altro che aria e grugniti rauchi. Si chiedeva dove fosse e perché si trovasse lì, ma più di tutto si chiedeva a chi appartenessero quegli occhi che lo scrutavano nascosti nella penombra. Ora erano più vicini. Ora erano più lontani. Più si divincolava più le catene che lo intrappolavano si stringevano. Più cercava di urlare e meno riusciva a respirare. Più cercava di non guardare quegli strani occhi e più la sua mente suggeriva di scappare. Ma come fare? Come?! Sempre più vicini...sempre più vicini...adesso più lontani. Non capiva! Non riusciva a capire e si straziava, soffocava, inquietava. Si agitava ferendosi. Gridava morendo. Li guardava sparendo. Poi tutto si fece nero, bianco e ancora rosso fino a quando tutto quello che vide era Raphael più pallido e morto del solito.

"Cosa...perché...dove sono?"aveva ancora il fiato corto e sembrava quasi gli avessero fatto una doccia con della vernice rossa. Nonostante si fosse svegliato sentiva ancora una fortissima angoscia e paura. Raphael invece non sapeva cosa fosse successo. Stava dormendo ed ad un certo punto aveva sentito delle urla strazianti risuonare nella stanza, si era alzato di soprassalto e dopo essersi lanciato sul corpo inzuppato di sangue del ragazzino aveva cominciato a chiamarlo e a scuoterlo fino a quando non si era ripreso. Sembrava una scena dell'orrore, tutto era macchiato: coperte,divano e persino le braccia di Raphael. "Che...che...ore s...sono?" Chiese non appena si fu leggermente ripreso. "Sono las 12:30 del pomeriggio...Come estáis?" "B...bene credo" "che es successo?" Ma Simon non rispose. Aveva cominciato a tremare e sembrava confuso. Il più grande non sapendo cosa fare rovistò nel suo armadio alla ricerca di vestiti asciutti e di un panno e, quando li ebbe trovati, cercò di porgerli al niño che però non li prese. Quindi fece una cosa che sorprese se stesso: cominciò ad asciugargli il viso immobile poi i capelli ed infine il collo.-forse es il sonno che me fa fare queste cose...- pensava. -forse questo es solamente un sogno- Ma non era un sogno per niente. Simon aveva bisogno di lui e lui doveva aiutarlo. Un po imbarazzato gli tolse la maglietta delicatamente tamponandogli il petto e il ventre con la pezza. Quando ebbe finito gli infilò la t-shirt nera che aveva tirato fuori e lo fece sdraiare sul suo letto. Tremava un po' meno adesso ed il suo sguardo si era addolcito. Non parlava ancora perciò Raphael andò a sedersi sul lato opposto del letto ripensando a ciò che era appena successo finché non sentì un movimento nel letto. Si girò appena in tempo per sentire queste parole: "Grazie Raphael." Era un sussurro sbiadito uscito dalla bocca della persona che si era costretto ad odiare, quella stessa persona che ora era nel suo letto e che, cosa ironica, lo aveva fatto innamorare. Oramai era tutto strano, e lui era stanco. Tornarono entrambi a dormire in attesa della notte.
Era ormai sera. Raphael come di consueto si svegliò e, voltandosi, trovò Simon ancora immerso nei sogni. Non voleva svegliarlo...soprattutto dopo quello che era successo. Quindi si limitò ad osservarlo. Aveva il viso rilassato, i capelli scompigliati, e le braccia abbandonate ai lati del corpo. Non lo aveva mai visto così tranquillo, soprattutto dato che di solito non stava un secondo zitto. Simon si mosse piano, sbattendo più volte le palpebre per mettere a fuoco la stanza. Si tiró su facendo leva sui gomiti, quando si accorse che:
1-Era nel letto di Raphael;
2- aveva una maglietta che non era sua e
3-Raphael era accanto a lui e lo fissava.
"Ma che diamine è successo?!"
"Niente de compromettente niño...credo che tu abbia avuto un incubo...de quelli brutti! Non te ricordi nulla?"
"No...non credo...ma come ci sono arrivato qui? Ero sul divano e avevo la mia maglietta quando mi sono addormentato..." ma proprio in quel momento Simon si accorse di tutto il sangue che aveva intorno. Era sul divano, per terra, su una pezza sulla scrivania e a tratti sulle braccia del più grande. "Raphael spiega, ORA!"
"Okay...stavo dormendo quando te sei messo ad urlare como un loco. Non so se lo sai ma los vampiros sudano sangue. Ho preso un panno e la maglietta y te le ho date. Te sei pulito y cambiato e te ho detto che visto che el divano era pieno de sangue te potevi mettere con me nel letto. Hai accettato e ci siamo messi a dormir."
Il più piccolo non era affatto convinto della spiegazione, anche perché non giustificava il fatto che Raphael avesse sangue addosso e che lui fosse riuscito a pulirsi e vestirsi in uno stato di semi coscienza. "Capisco."
"Bene niño ci aspetta una nottata muy impegnativa. Se devi usare il bagno la porta es quella!" Simon si diresse in bagno senza dire una parola. Raphael attese il neo vampiro seduto sul divano di pelle che aveva precedentemente pulito in pochi secondi. Decise di concedersi in Bloody Mary mentre aspettava, quando ad un certo punto sentì Simon chiamarlo. Si affrettò a raggiungerlo in bagno ma, quando vi entrò, gli si paró davanti la figura di Simon a petto nudo intento ad asciugarsi i capelli con un asciugamano. Passarono alcuni secondi in cui Raphael era come in trans, quello era troppo anche per lui...
-¿cosa?- Chiese con un po' di imbarazzo misto ad eccitazione.
-Niente, cercavo l'asciugamano...ma l'ho trovata...- rispose Simon.
Quando furono entrambi pronti si diressero verso una stanza che una volta doveva essere una sala da pranzo.
"Dove siamo?" chiese Simon
"Esta es la stanza che usiamo para esercitarci. Qui dentro svilupperai udito, velocità, forza y auto guarigione. Oltre a questo te insegnerò a controllare la sete y la foga. Sarà dura te avverto."
"Ci sto. Quando cominciamo?"
"Ora" quando disse questa parola le luci si spensero e calò il silenzio. Vide qualcosa muoversi nell'ombra. Prima a destra. Poi a sinistra. E mentre cercava di individuare o distinguere una figura in tutto quel buio, per una frazione di secondo, vide gli occhi che lo perseguitavano e ricordò tutto. Il sogno, la confusione, la paura e Raphael. Cadde in ginocchio mentre tutto intorno a lui girava.

Mi Niño_Saphael itaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora