Prologo

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Nessuno entrava in quella casa. Nessuno voleva entrarci, perché nessuno poteva andarsene.

Il giardino era mantenuto male, le erbacce crescevano rigogliose, rovinando il corso della vita degli splendidi fiori, i quali erano destinati a regnare in quel piccolo pezzo di terreno. Gli enormi alberi che circondavano il cancello d'ingresso erano spogli, avevano ormai assunto delle forme mostruose, che nell'ombra della notte sembravano avere vita propria, a causa delle ombre proiettate dalla luna. Di giorno invece si poteva notare la loro corteccia consumata e le radici sporgenti dal suolo, che con insistenza, anno dopo anno, cercavano di liberarsi dalla prigionia di quel terreno. Il cancello di ferro emetteva rumori striduli e fastidiosi, oltre che inquietanti. Non c'era l'ombra di un animale, nemmeno di un gufo o un pipistrello.

Nessuno avrebbe preso in considerazione l'idea di entrare in quella casa. Nessuno... dotato di ingegno.

Se di giorno era isolata ed evitata dai cittadini che vivevano nella zona, di notte era considerato oltraggioso anche solo pensare di avvicinarsi al cancello. Giravano delle voci, terribili voci, su ciò che era accaduto in quelle stanze in passato.

-Scommetto che qua dentro ci sono tanti oggettini preziosi- una voce maschile e dal respiro affaticato provenne al di fuori di una delle finestre della casa. Una pala ruppe il vetro in mille pezzi e due uomini entrarono nella stanza. Era la camera da letto dei padroni di casa, maestosa, con il letto matrimoniale a baldacchino ancora ben mantenuto, i mobili coperti con lenzuoli messi con poca precisione erano in puro legno e rifiniti a mano. Tutto in quella casa sembrava non aver subito alcun cambiamento nel corso dei secoli. –noi li prenderemo e ci faremo qualche soldo.-

-Mi chiedo ancora per quale motivo sono in una casa infestata con un idiota come te.- il secondo uomo, che indossava un berretto blu ed era più basso rispetto all'altro, sbuffò e si guardò intorno sospettoso. –Se morirò qui per colpa di un fantasma, ti perseguiterò dall'oltretomba.-

-Morirai, dopo che avremo guadagnato alla grande- l'uomo più alto e robusto agitò la pala e puntò alla porta della stanza. –andiamo Mike. La padrona di casa doveva avere un bel gruzzoletto di gioielli nei cassetti.-

L'atmosfera era a dir poco gelida, forse a causa del cambiamento di clima improvviso: dopotutto erano i primi giorni di ottobre, l'autunno si era fatto sentire già da quasi tre giorni. L'uomo col berretto blu tremava, e non sapeva se per il freddo o per paura di incontrare qualcosa di sovrannaturale all'interno di quelle mura.

Molte stanze erano chiuse a chiave, e l'uomo robusto non cercò nemmeno di buttarle giù: voleva fare in fretta anche lui, perché non era uno stolto, era stato avvertito parecchie volte su quella dimora apparentemente abbandonata. Apparentemente... questo perché si sentivano ancora dei rumori provenire da essa, anche di giorno, ma sembrava impossibile, perché chi deciderebbe di abitare in un posto simile? Forse qualche scappato di casa? No, decisamente no, e nemmeno dei senzatetto, no.

L'unico tipo di persona che poteva abitarci era qualcuno che era ancora legato a quel posto, in qualche modo. E di certo non poteva trattarsi di una persona gentile e caritatevole nei confronti di ospiti indesiderati.

-L'hai sentito?- l'uomo con il berretto blu si fermò all'improvviso in mezzo al corridoio. Si guardò intorno tenendo con la mano tremante una torcia, che illuminava come un faro nella notte il corridoio dai meravigliosi tratti gotici, con le colonne che prendevano strane forme a seconda di come venivano illuminate. L'uomo robusto scosse la testa e si convinse che fosse la paura del compagno a parlare. Non c'era niente, non doveva esserci niente di vivo a impedirgli di compiere il furto.

Ma l'urlo straziante del compagno dal berretto blu, seguito dal rumore delle ossa quando vengono frantumate grazie a qualche movimento, ad uno scatto innaturale del corpo... e inseguito l'ombra che accecò e tagliò la gola all'uomo robusto, gli fecero capire che, in effetti, niente di vivo gli aveva impedito di portare a termine il piano. Niente di vivo.


***

Salve a tutti/e!

Questo è appunto solo un prologo della vera storia, ma spero di averlo messo giù abbastanza bene da farvi incuriosire per leggerne il seguito.

Pubblicherò un capitolo alla settimana (o almeno, spero di riuscire a farlo).

Ci vediamo quindi settimana prossima con il primo capitolo! :)

How the story endsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora