11. Non riesco a capire

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La signora Nuade era ancora in ospedale, ma si era ripresa notevolmente. Giulia riusciva a finire in breve tempo i suoi disegni, anche con le correzioni dell'autrice; per quanto riguardava la scena d'amore fra Thomas e Teresa, era ancora in difficoltà, ma grazie a Justin stava iniziando ad immaginare come avrebbe potuto rendere quella scena perfetta.

Mancavano due settimane e sarebbe tornata a casa. Sua sorella continuava a dirle che le mancava, e che a parte il gatto in casa, non c'era nessuno con cui passare il tempo. Sua madre e suo padre erano impegnati col lavoro, ma non perdevano mai occasione di dirle quanto fossero fieri del lavoro che stava facendo. Se solo avessero saputo tutta la verità...

-Sai, non avrei immaginato che mi accadesse una cosa del genere. Non a cinquantun anni.-

-Non hai cinquant'anni! Non è possibile!- commentò Giulia, facendo scoppiare a ridere la signora Nuade. Tossì, ma non sputò sangue, e non fece preoccupare la rossa.

-Noi giapponesi invecchiamo tutti in una volta. Ad una certa età ci spuntano le rughe, ci cade la pelle e sembriamo tartarughe vissute cent'anni.- spiegò divertita. –Comunque, tutto quello che mi dite tu, Justin e Keita... insomma mi sembra improbabile. Poi mi ricordo del fantasma apparso per uccidermi e mi ricredo.-

-All'inizio anche a me sembrava impossibile.-

-La cosa migliore da fare sarebbe far capire ad Elizabeth che ci sono persone più sfortunate di lei, ma non credo che ascolterebbe.-

-Io vorrei sentire la sua versione. Riguardo a tutto. Conosco solo quella di Thomas.-

-Ciao mamma!- Suga e Justin sbucarono dalla porta e salutarono la madre con un abbraccio caloroso.

Il ragazzone si mise dietro la sedia dov'era seduta Giulia, le diede un bacio sulla guancia e le sorrise. Ne seguì una piacevole chiacchierata, riguardante gli studi di Justin e gli esami che andavano a gonfie vele, anche grazie all'aiuto di Giulia e della sue conoscenze della letteratura italiana. Suga disse invece che stava andando male in matematica, e per quanto la stessero fissando tutti, in attesa di risposta, Giulia ammise che lei era decisamente inappropriata per aiutarlo, visto che nemmeno lei era mai stata un genio in quella materia.

Avrebbero dimesso la signora Nuade nel giro di una settimana, Ino e Keita l'avrebbero portata a casa, e finalmente tutti si sarebbero tranquillizzati, almeno un po'. Il dottore, che li aveva informati di questa buona notizia, se ne andò e Giulia pensò di voler far vedere a Suga la fumetteria dove lavorava Kosuke, giusto per passare il tempo.

Dopo aver salutato la signora Nuade, Justin diede un passaggio ai due per la fumetteria. Aveva il pomeriggio libero e ci tenne a sottolinearlo per almeno tre volte a Giulia, che però continuava a voler mostrare a Suga alcuni manga degni di essere comprati e letti migliaia di volte.

-Eccoci, permesso?- Giulia entrò per prima nella fumetteria, notando che c'era nuova roba in esposizione.

Suga si precipitò nel reparto dei manga, per vedere se ci fosse qualcosa di suo interesse, almeno a prima vista. Giulia invece notò che, stranamente, Kosuke non era al suo solito posto, alla cassa.

La rossa spalancò gli occhi e aprì bene le orecchie, dopo aver sentito un rumore strano provenire da dietro uno scaffale nel reparto dei fumetti.

-Giulia-san! Credo che One Piece possa piacermi!... Giulia-san?- la ragazza gli fece cenno di tacere e prese in mano la mazza da baseball utilizzata da Harley Quinn nel film Suicide Squad. Era in vero legno, pesava, e di certo se non avesse steso un fantasma, lo avrebbe distratto per qualche secondo. Giusto il tempo per darsela a gambe e mettersi in salvo.

Suga la seguì, anche se ad una certa distanza, visto che non avrebbe mai voluto essere colpito involontariamente da quella mazza. Giulia camminò piano, fino ad arrivare a fianco allo scaffale da cui provenivano rumori e versi che non riconosceva come normali. Sembrava che qualcuno stesse soffocando.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 24, 2019 ⏰

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