1. Cumberland

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Era riuscita a prendere il suo bagaglio, anche se le era mancato poco per lanciarselo direttamente sul piede. Quando era venuto il momento di cominciare a scegliere che cosa portarsi per quello stage all'estero aveva pensato di portare poca roba, perché tanto l'avrebbe lavata in lavatrice o a mano. Sua madre non era della stessa idea, anzi l'aveva riempita di felpe, ricordandole acidamente che se in Italia faceva fresco, in Inghilterra si battevano i denti dal freddo. E lei aveva accettato i consigli di sua madre, come faceva sempre; l'aveva ascoltata e non si era dimenticata nulla a Milano, fortunatamente.

In aereo non le era stato possibile accedere ad internet dal cellulare, ma una volta seduta, con il proprio bagaglio blu ai piedi, aveva preso in mano lo smartphone per controllare se ci fossero notizie delle persone che l'avrebbero ospitata in casa per tutta la durata dello stage lavorativo, ovvero tre mesi. Ma una e-mail l'aveva leggermente turbata: la donna che doveva ospitarla era in ritardo a causa di un malore, aveva chiamato il suo istituto per avvertirla prima che prendesse l'aereo, troppo tardi però.

Quindi Giulia era seduta su una delle numerose panche all'aeroporto più vicino a Cumberland, in attesa di ulteriori notizie da parte del suo istituto. Ovviamente chiamare sua madre o suo padre in quel momento sarebbe solo servito a mandarli nel panico, e dato che lei era stranamente calma, probabilmente la loro agitazione non l'avrebbe di certo aiutata a migliorare la situazione. Si sistemò il ciuffo riccio e nero che le andava negli occhi ogni tanto e sospirò, sistemandosi sulla sedia e indossando una calda sciarpa di lana. Gliel'aveva regalata sua madre per Natale l'anno scorso, e aveva continuato a metterla finchè il clima non era migliorato. Le piaceva tantissimo, era principalmente rossa, con delle righe spesse verdi e quelle più sottili in blu; il tessuto era morbido e caldo, adatto ad una ragazza freddolosa come lei.

Per un attimo ripensò al momento in cui era stata avvisata dello stage in Inghilterra. Non poteva crederci, qualcuno l'aveva richiesta personalmente per la sua capacità nel disegno a mano libera, oltre che per i voti ottimi per quanto riguardava la grammatica e la conoscenza della lingua inglese. A Giulia piaceva molto l'inglese, si esprimeva meglio con esso, piuttosto che con la lingua italiana, credeva che fosse un linguaggio più elegante, a volte più forte e altre volte ancora più completo ed espressivo. Avrebbe illustrato un romanzo, per ora sapeva solo quello, ma ne era più che contenta. E se fosse stato un testo con una trama sul fantastico, su qualcosa che non c'entrava molto con la realtà, avrebbe lavorato duramente a ne sarebbe valsa la pena.

-Mi scusi- Giulia notò a sinistra una donna che la stava osservando con un paio di occhi castani curiosi, dai lineamenti orientali. La chioma di capelli corvini, come i suoi, erano lunghi e sottili, tanto da far preoccupare per un attimo la ragazza: se avesse stretto troppo un'acconciatura, le si sarebbero staccati dalla nuca? –la signorina Giulia?- aveva un accento strano, diverso da quello del cittadino inglese dalla nascita, ma riuscì comunque a capirla.

-Si... dipende chi me lo chiede.- rispose sorridendo la mora, alzandosi mentre la donna di fronte a lei sospirava di sollievo e le stringeva la mano con vigore.

-Lo chiede Nuade, davanti ai suoi occhi- le disse divertita. –sarei la sua tutor.-

-Buongiorno!- esclamò Giulia, accorgendosi che aveva leggermente alzato il tono di voce. –E piacere di conoscerla. Scusi ma... lei mi ospiterà in casa sua?-

-Oh no cara, anche se mi sembri una ragazza a posto... purtroppo non ho spazio nella mia misera dimora. In realtà però conosco la donna che ti ospiterà in casa sua, oh per favore diamoci del tu!- Giulia annuì, leggermente stordita dall'entusiasmo della signora Nuade. –Povera Elizabeth, stamattina ha avuto un malore improvviso e non è riuscita a recarsi qui per portarti a casa... per ora ci sono io. Adesso saliamo in auto e andiamo nella mia biblioteca a bere qualcosa di caldo. Mi sembri piuttosto infreddolita, su forza.-

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