5. Halloween

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Il giorno di Halloween Giulia si era svegliata con una leggera ansia addosso: non perché credesse alla leggenda di Jack O'Lantern, o perché fosse la notte in cui, come si raccontava da secoli, gli spiriti potevano mostrarsi in mezzo agli esseri umani; piuttosto perché avrebbe voluto festeggiarlo, al di fuori della casa in cui aveva scoperto viveva un'ombra col cranio mezzo spaccato, che non la voleva nella propria soffitta.

Ma c'erano due principali problemi. Il primo riguardava il costume: come si sarebbe vestita? Non era attrezzata per affrontare Halloween, quando si era preparata la valigia aveva pensato soltanto al tirocinio, all'eseguire gli ordini del suo capo alla perfezione e al non farsi riprendere per degli errori. E il secondo problema riguardava la compagnia. Con chi sarebbe uscita a fare "Dolcetto o Scherzetto"?

Forse a vent'anni non doveva tormentarsi per una festa simile, ma lei ci teneva tanto. E adesso che era in un paese fuori dall'Italia, dove Halloween non era solo una parata per mettersi in mostra, ma una tradizione vera e propria, non sapeva nemmeno da dove cominciare per organizzarsi.

-Non ti succederà niente- Thomas passò attraverso la parete della stanza da letto. Giulia l'avrebbe rimproverato, dicendogli di bussare, se l'avesse beccata ancora in pigiama o mezza vestita. Fortunatamente però la ragazza indossava una camicia di flanella a quadrettoni neri e arancioni, un paio di jeans scuri e degli scarponcini, visto che erano molto più comodi degli stivali. Il fantasma la guardò e sorrise: la camicia le stava larga, ed era certo che non fosse un capo da donna, ma infilata dentro ai pantaloni le stava bene. –i vivi non dovrebbero alimentare troppe storie sulla leggenda di Jack O'Lantern, la ridicolizzano.-

-Ah solo per quello? Non perché poi piccoli bambini vengono terrorizzati e non dormono finchè non è passata la mezzanotte?- si sistemò le stringhe degli scarponcini e si sedette a letto, aveva ancora dieci minuti per conversare col fantasma e arrivare alla biblioteca in orario.

-Potrei aggiungere anche per quello.-

-Comunque non ho paura, è che... in Italia la festa di Halloween non viene vissuta bene. Ed io odio questo aspetto dell'Italia onestamente. I ragazzini se ne vanno in giro a fare scherzi troppo rischiosi, e le ragazze si vestono in modo da far vedere lato A e lato B al completo.- Thomas rimase a fissarla per un attimo, confuso.

-Lato... come scusa?- Giulia scoppiò a ridere e si sistemò le maniche della camicia a tre quatri.

-Beh immagino che ai tuoi tempi si dicesse seno e deretano. Anche se non credo che nell'800 una donna potesse mostrare al vento il proprio seno, forse nemmeno le caviglie.-

-Quelle che mostravano parti del proprio corpo particolarmente private a molti uomini, venivano chiamate donne di facili costumi. Facevano divertire molti uomini con... la loro esperienza in campo sessuale.- il modo in cui lo disse fece sorridere la mora. Le sembrava di parlare con una specie di archeologo, anche se poteva essere certa che ciò che usciva dalla sua bocca era totalmente reale, visto che lui aveva vissuto in quegli anni.

-Beh anche di questi tempi ci sono donne di facili costumi, anche piccole ragazzine... cominciano da piccole. E non perché hanno bisogno di soldi per sopravvivere- Thomas rimase allibito. –ma per sfizio.-

-Questo è inammissibile. Posso capire che ai tempi dei cavalieri le donne perdevano la propria castità anche a tredici anni, ma adesso dovrebbe esserci un certo progresso. Tutto ciò mi turba.-

-Tanto se cerchi di metterle in riga ti gridano contro e scappano di casa appena possono.- fece spallucce e prese il telefono in mano. Guardò i messaggi e vide che sua madre le aveva mandato una foto dove suo padre e sua sorella mangiavano pancake a forma di zucca. Anche se un po' sbriciolati, era certa che sarebbero stati buoni. Dovette ammettere di sentire la mancanza della sua famiglia.

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