6. Non si parla di Amor Cortese

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1 Aprile 1889

Diario,

in principio, quando mio padre e mia madre sono venuti da me questa mattina per annunciare un incontro importante per il proseguimento della mia vita, ho creduto che si trattasse di uno scherzo. Quale cambiamento avrebbe potuto portare un incontro, in una cittadina sperduta tra le colline dell'Inghilterra? Ebbene, considerati i miei ventun anni, mia madre ha pensato di farmi incontrare una giovane promettente per il matrimonio.

Durante il viaggio in carrozza ero a dir poco emozionato: stavo per incontrare qualcuno di nuovo, che non conosceva le mie abitudini, che non sapeva quanto mi piacesse essere solo, con i miei pensieri, a volte. Temevo di non essere abbastanza per questa fanciulla. Il matrimonio sarebbe servito a tenere in ricchezza la mia famiglia, e se avessi fatto qualcosa di errato, ero certo che ne avrei pagato le conseguenze nel peggiore dei modi. Onestamente, speravo che lei fosse bella e gentile, e ovviamente paziente. E sapevo forse di chiedere troppo.

L'immensa villa a Cumberland della famiglia Sharpe mi tolse ogni pensiero coerente dalla mente, e quando vi entrai persi il senso dell'orientamento. Lei era seduta a guardare fuori dalla finestra, gli occhi chiari erano fissi sul paesaggio illuminato dal debole sole della giornata, i capelli scuri, neri, legati in uno chignon a dir poco complicato, e il vestito rosso metteva in risalto la sua pelle bianca, liscia come ceramica. Semplicemente, è stata una visione meravigliosa. Il suo nome è Elizabeth.

Si è avvicinata lei per prima, e lei mi ha portato a fare un giro per la sua enorme dimora. Ascoltavo le sue poche parole con attenzione, la sua voce era un canto delicato che mi entrava in testa e non ne usciva più. Durante il thè del pomeriggio ho scoperto che non le piace molto partecipare alle feste, preferisce stare a casa a rilassarsi, oppure fare una passeggiata. Ne ho approfittato, non so come onestamente... sono riuscito a proporle di fare una passeggiata con me per domani pomeriggio, a Cumberland.

Pensoche, forse, i miei genitori non avevano tutti i torti questa mattina, quando mihanno svegliato di soprassalto questa mattina, con una buona notizia. 

***   

Giulia era entrata in macchina con Justin e si era accasciata sul sedile del passeggero, allacciandosi la cintura con uno sforzo terribile e sbuffando, una volta puntati gli occhi fuori dal finestrino. Per dieci minuti nessuno dei due osò pronunciare parola, poi però lei ricordò che la sera prima Justin era stato ferito alla spalla, e lo guardò di sottecchi. Facendosi beccare in pieno.

-La spalla è messa bene, ho solo un grosso livido viola.- dove qualche giorno prima aveva una benda, notò che c'erano due lividi sulle nocche, ma non osò farsi beccare ancora una volta. Distolse lo sguardo, osservando il paesaggio di Cumberland: colline verdi, campi coltivati da grandi famiglie con modeste fattorie moderne, case d'epoca ancora in legno, appartamenti ristrutturati e con un ottimo senso dello stile.

-Perché non ci hai avvertito subito?-

Si aspettava una domanda del genere. Come si aspettava di avere abbastanza pazienza per rispondergli in maniera tranquilla.

-Non sapevo che foste al corrente della situazione di quella casa. Voi piuttosto, non mi avete detto dell'omicidio di quei due ladri, accaduto due mesi fa.- rispose freddamente.

-Se te l'avessimo detto ti saresti spaventata a morte. Te ne saresti andata, e ti sarebbe accaduto qualcosa di brutto.- Giulia battè un pugno vicino al finestrino e guardò con rabbia Justin.

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