Earth, August 5th, 2731

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Chapter 5 - Earth, August 5th, 2731


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La tensione si avvertiva nell' aria come fosse un odore.
L' odore della paura.
Gli esseri umani si preparavano ad affrontare una nuova sfida per la loro sopravvivenza.
Erano in molti a pensare che quell' avvistamento significasse una guerra, e in tutto il mondo, dalla Cina all' Africa, la civiltà si preparava all' imminente attacco.
I governi mondiali si erano riuniti e avevano decretato lo stato d' emergenza, mobilitando i loro schieramenti militari. Preparavano gli eserciti a compiere il loro dovere: Difendere l' umanità dagli invasori e proteggere la popolazione.
Molti cittadini si erano arruolati volontariamente, altri scappavano in posti dove sentirsi sicuri: Case in montagna, rifugi sottorranei, bunker o isolette diroccate.
Le donne riempivano i carelli della spesa, gli uomini svuotavano le armerie, i bambini preparavano i loro zainetti colorati, pronti a fuggire in quasiasi momento.
Il papa, l' iman e tutti i capi delle principali religioni riunivano i loro fedeli per preparare le loro anime alla pace eterna.
Per le strade fanatici religiosi urlavano le loro dottrine.
"La fine del mondo si avvicina, solo Dio può proteggerti!" "Salva la tua anima!" "L' ira del signore è giunta!" Erano slogan che ormai si sentivano ad ogni angolo delle strade.
Tutte le reti televisive e le testate giornalistiche avevano interrotto i loro soliti programmi per concentrarsi sull' avvenimento, in prima linea per tenere informata la pololazione.
Più le astronavi si avvicinavano, più il panico si diffondeva: Furti, aggressioni, omicidi, cortei e proteste erano ormai all' ordine del giorno.
C' era anche chi vedeva gli alieni come amici dell' umanità, venuti in pace per salvarci dalla rovina.
Ingenti quantità di persone si riunivano in tutto il mondo manifestando la loro gioia.
Gli studiosi d' altro canto si dividevano tra i sostenitori di queste teorie, entusiasti di poter apprendere nuove tecniche e procedere nell' avanzata del progresso tecnologico e medico, e quelli convinti che tutto ciò che avrebbero scoperto sarebbe stato come distruggere un pianeta.
In questo clima di paura molte scuole e uffici avevano chiuso, altri invece avevano deciso di restare al loro posto fin quando gli sarebbe stato possibile, come l' orchestra che suonò fino a quando il Titanic affondò, sostenevano in molti.
L' università di New York era tra queste, anche se il numero degli studenti si era praticamente dimezzato.
L' aula di meccanica applicata ed elettrotecnica era semi deserta, ma nonostante questo Dean, nella sua tuta grigia e gli occhialini protettivi, continuava con i suoi esercizi.
Stava esaminando uno dei reattori delle astronavi di ricerca, studiando dettagliamente tutti i componenti, quando alzando lo sguardo verso il cielo azzurro un' immagine fugace attraversò i suoi pensieri: Gli occhi azzurri di Castiel, velati dalle lacrime, quando gli aveva annunciato che aveva intenzione di arruolarsi nella Federazione Spaziale Difesa Terrestre.
Voleva esserci lui, voleva vedere, conoscere i nuovi venuti ed imparare tutto ciò che poteva.
Ricordò la loro ultima conversazione con un peso nel cuore.
"Di tutte le persone, pensavo che tu avresti capito!" Gli aveva detto urlando.
"Come potrei capire? E' follia Dean! E se non fossero qui per aiutarci ma per distruggerci?"
"Non possiamo saperlo! Ma Dio Cassy, io devo esserci! E' tutta la vita che aspetto questo momento!"
"Ti rendi conto che dovrai combattere? E se ti uccidono?"
"Se questo è il mio destino allora..."
Castiel non lo aveva lasciato finire, spintonandolo contro l' armadio.
"Cassy andiamo, non succederà niente! Pensi che abbiano fatto tutta questa strada, viaggiando per decenni solo per distruggerci?!"
"L' umanità non ha fatto altro che distruggersi a vicenda da quando è stata creata! Cosa ti farà credere che loro saranno diversi?"
"La speranza Cassy..." Aveva risposto accarezzandogli il viso rigato di lacrime.
"Sogni, sempre sogni! Mai un po' di buon senso!" Castiel si era ritratto, spostando bruscamente la sua mano.
"Un tempo ti piaceva sognare con me..."
"Ed è quello che vorrei continuare a fare! Ma non posso farlo se tu sei morto..."
A quel punto era scoppiato a piangere e si era buttato tra le sue braccia, stringendolo forte e aggrappandosi a lui con tutte le sue forze.
"Non posso..." Aveva ripetuto tra i singhiozzi.

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