capitolo 2

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  Quella sera Harry e Louis non avevano voglia di stare con gli altri. C'era nell'aria quello strano stato di euforia che segue sempre l'uscita di un nuovo singolo. Le radio, le televisioni, tutti che ne parlavano e come al solito dopo una loro nuova canzone, l'intero pianeta iniziava a dedicarsi all'analisi di ogni singola parola, di ogni virgola, come se lì in mezzo potesse nascondersi l'outing che tutti aspettavano.
Come se il loro amore fosse il motore delle speranze altrui, come il loro amore fosse qualcosa di unico, raro e bellissimo.
Quella sera, appunto, Harry e Louis si erano chiusi in camera, dopo aver detto agli altri tre che non intendevano affatto uscirne, per nessuna ragione al mondo.
"Cosa vuoi fare?" chiese Harry a Louis buttandosi sul letto.
Louis guardava fuori dalla finestra o almeno ci provava.
"Spiegami perché dobbiamo tenere le persiane chiuse" azzardò Louis "quale pericolo volante può raggiungerci?"
"Lo sai perché, vuoi che succeda ancora? Vuoi vedere un'altra volta una pazza che si arrampica fino alla nostra camera e ci scatta una foto?" domandò Harry divertito.
"Ok ma, mi sembra di non potermi nemmeno uccidere, capisci?" disse Louis "cioè, metti che io volessi buttarmi? Da cosa mi butto?"
"Dal letto?" provò Harry
"Ma non muoio se mi butto da lì" disse Louis
"Beh meno male, e poi perché mai dovresti ucciderti?" chiese Harry alzandosi e avvicinandosi a lui.
Fece aderire il proprio corpo all'intera superficie di quello di Louis. Riuscivano a specchiarsi nel vetro della finestra. Harry era alto una buona decina di centimetri in più di Louis e la cosa sembrò tornare di estrema attualità proprio mentre Harry lo notava.
"Per esempio perché il mio ragazzo diciannovenne è più alto di me" sorrise Louis.
"Nah, non è un buon motivo" disse Harry appoggiando il mento alla spalla di Louis.
Lo fece voltare, per poter posare un bacio sulle sue labbra perfette. Harry amava baciare Louis, non c'era attività al mondo che lo coinvolgesse di più. Sentire le sue labbra dischiudersi sotto le proprie, sentire i loro muscoli tendersi all'unisono, sentire che il corpo che stringi tra le braccia è quello di un uomo. Era difficile da spiegare, Harry non aveva mai nemmeno cercato di motivarlo a se stesso, ma l'idea che il corpo che stringeva, che desiderava, che baciava, che toccava, che possedeva, appartenesse ad una persona del suo stesso sesso, lo aveva sempre eccitato tantissimo. Era una sensazione che riuniva in se stessa quanto di più sbagliato potesse esserci al mondo e al tempo stesso rappresentava magnificamente che cos'è l'amore. L'amore è riuscire a specchiarsi nell'altro, vedere che l'altro è il naturale proseguo del tuo corpo. E guardare un corpo così simile al proprio aveva reso per Harry l'innamoramento per Louis un processo naturale e tutt'altro che graduale. Lo aveva amato subito, fin dal principio, fin dal primo sguardo.
"A cosa pensi?" domandò Louis sfilandosi la maglietta.
"Perché?" chiese Harry imitando il compagno. Lasciò cadere per terra la camicia e rimase a petto nudo ad aspettare una risposta.
"Che ne so, sembri distante, perso in qualche pensiero" Louis aveva ancora la maglietta tra le mani "forse non ti va? Mi rivesto, che problema c'è?" si rimise la maglietta "ecco, fatto" sorrise.
"Toglitela subito" disse Harry fintamente serio "Tomlinson, la maglietta. Subito".
Louis sorrise divertito.
"No, no, ti arrangi" disse stendendosi sul letto "così impari a non prestarmi attenzione e poi si vedeva che non ti andava di farlo" spostò le coperte e ci si infilò sotto "buonanotte Styles".
Louis spense la luce.
Harry restò in piedi accanto alla finestra ancora per un po'. Louis voleva giocare? Tanto meglio.
"Bene" disse dunque Harry "allora ok, come ti pare, io intanto mi spoglio e mi metto a letto, tu fai pure l'offeso quanto vuoi".
Harry prese a spogliarsi lentamente. Nel silenzio irreale della loro camera il rumore della cerniera dei suoi pantaloni che si abbassa non poteva certo essere sfuggito a Louis che infatti si mosse impercettibilmente sotto le coperte.
"Mi sto abbassando i jeans" disse Harry "così, giusto per dirtelo".
Il fruscio degli indumenti che percorrevano il corpo di Harry, prima di cadere a terra sembrò a Louis una sofferenza quasi interminabile.
"Non sto facendo la minima fatica a trattenermi, Styles" puntualizzò Louis "devi impegnarti di più"
"Impegnarmi?" domandò Harry "e perché mai? Mi impegnerei se volessi farti cambiare idea ma come hai detto tu si vedeva che non ho voglia di farlo, no?"
"Giusto" disse Louis deglutendo a vuoto "giusto" poi prese l'iPod dal comodino e si mise le cuffie nelle orecchie.
"Eh no, così non vale però" disse Harry "con le cuffie non sentirai più i miei vestiti cadere a terra".
Silenzio.
"Louis?" provò a chiamarlo. Nessuna risposta.
"Piccolo idiota" disse poi a voce più alta.
Harry si sfilò i boxer e si tolse anche l'orologio. Appoggiò entrambi sul comodino di Louis.
Girò intorno al letto e si infilò nella sua metà del letto matrimoniale.
Si sdraiò accanto a Louis e piano, quasi casualmente, fece scivolare una mano sulla sua schiena, poi si girò e fece aderire il proprio corpo a quello del compagno. Gli tolse una cuffia.
"Non posso solleticare il tuo udito, ma mi rimane il tatto" disse in un sussurro, poi, lasciò che la sua mano cadesse, anche questa volta quasi per caso, sull'elastico dei suoi boxer. Gli rimise la cuffia e alzò il volume.
Il respiro di Louis era già accelerato come anche il suo battito cardiaco. Harry sorrise.
Prese a baciargli la schiena ancora coperta dalla maglietta mentre con la mano continuava a giocare con il bordo elastico dei boxer.
Si avvicinò ancora un po' al corpo di Louis e lasciò che lui intuisse, da quel contatto, quanto in realtà Harry avesse, eccome, voglia di farlo.
Louis ne aveva decisamente abbastanza, cercò di girarsi ma Harry lo bloccò. Mise entrambe le mani sotto la sua maglietta e lo aiutò a sfilarsela togliendogli così anche le cuffie.
"Ora hai capito quanto non ho voglia?" domandò Harry in un bisbiglio, a pochi millimetri dall'orecchio dell'altro.
"Lo senti che ho voglia?" domandò ancora Harry spingendosi di più contro Louis.
"Si" riuscì solo a sillabare Louis.
"Oh, magnifico" disse Harry allontanandosi "ora che ho vinto, possiamo anche dormire" finse di sbadigliare.
Louis era pietrificato.
"Harry, perché sapevo che sarebbe finita così?" domandò Louis, cercando di calmare il respiro.
"Ah non lo so, hai iniziato tu" rispose "buonanotte quindi" concluse poi disteso nella sua metà del letto.
"Sai quando parlavo di suicidio, Harry?" domandò Louis
"Si..."
"Ecco, cercare di resisterti è attualmente il più doloroso metodo di suicidio che riesco a pensare".
Harry rise, mentre Louis non ci trovava niente da ridere. Quant'era difficile non pensare ad Harry nudo a pochi centimetri di distanza.
"Chiedimi scusa per esserti rimesso la maglietta e possiamo fare pace" disse Harry mettendosi seduto.
Louis lo imitò, si mise a gambe incrociate e lo guardò negli occhi.
Dio, quanto cazzo era bello?
Annuì poi ci pensò ancora un po', o almeno finse di farlo, perchè in realtà avevo già deciso.
"Scusa" disse poi, spettinato per via della maglietta che gli era appena stata tolta.
"Scuse accettate" sorrise Harry sporgendosi verso di lui e baciandolo "ma possiamo fare pace solo se ti levi anche i pantaloni, i boxer no perché te li tolgo io".
Louis sorrise a quell'ordine appena sussurrato a filo delle sue labbra.
Louis era sempre stato un leader, ma prendere ordini, specialmente di quel genere da Harry, era quanto di più eccitante avesse mai sperimentato nella sua vita.
"Agli ordini" rispose d'un fiato sbottonandosi i Jeans.



"E questo è un ordine" urlò Jason alla piccola cerchia di persone che lo stavano ascoltando.
"E' un ordine" ripeté alzando ancora di più la voce, anche se Niall dubitava fosse necessario, avevano capito tutti, purtroppo..
"Non voglio più sentire voci di alcun tipo su quei due ragazzi, mai più" concluse poi guardando Eleonor.
"E tu", le disse con mal celato disprezzo "la pianti di fare la bambolina? Ti paghiamo per essere convincente, non per sembrare appena uscita da un casto film degli anni cinquanta".
Zayn trattenne malamente una risata.
"Ah ti fa ridere?" gli domandò Jason "non so se avete capito la gravità della cosa ma io sono stufo delle voci su Styles e Tomlinson, è chiaro? E visto che i soldi in questo progetto sono miei, non dubitate del fatto che se ai due amiconi venisse anche per sbaglio l'idea di fare outing, vi trovereste per strada, senza un contratto. Me ne fotto della legge. Denunciatemi pure, ma vi giuro che vi ritrovereste senza una lira in meno di un secondo".
Nessuno rispose, nemmeno Liam che invece di cose da dire ne aveva eccome.
"Bene" disse infine Jason dirigendosi alla porta "riferite voi questo discorsetto a Romeo e Giulietta" concluse con disprezzo.
Una volta che furono soli, Liam, Zayn, Niall ed Eleonor, si guardarono in silenzio domandandosi cosa fosse giusto fare.



Note: Jason non esiste, o comunque non con questo nome. Anche questo capitolo serve un po' da transizione, per permettermi di ingranare la prima insomma ;)

F.  

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