Era mattina. La più terribile, silenziosa e fredda mattina che Zayn avesse mai visto. Da quando qualche ora prima Niall aveva richiuso la porta d'ingresso alle proprie spalle e li aveva lasciati lì, tutti e quattro, da soli con le proprie colpe, tutto quello che Zayn aveva sentito era stato:
"Non me ne frega un cazzo Louis" e "Devi calmarti Harry".
Erano due delle frasi più gettonate che lui e Liam sentivano sbraitare da dietro la porta della camera di Harry e Louis.
Erano le 7 di mattina e lui non aveva ancora proferito parola. Liam era sul proprio letto, la schiena schiacciata contro il materasso e lo sguardo puntato al soffitto.
"Ne parliamo?" aveva domandato alla fine
"Di cosa?" gli aveva risposto Liam senza però degnarlo di uno sguardo
"Di quello che vuoi?"
"Parliamo di Perry allora"
Zayn aveva sorriso "di Perry? Va bene... vuoi sentirmi dire cosa esattamente? Che è una stronza? Ve bene, lo è"
Liam lo aveva guardato, a quel punto, più per capire se il modo in cui si incrinava la voce di Zayn avesse qualcosa a che fare con gli sguardi velati di lacrime che cercava di nascondere.
"Stai piangendo?"
"No... sono solo stanco ma voglio che ne parliamo".
A quel punto Zayn si era alzato dal proprio letto, si era avvicinato alla finestra e aveva semplicemente detto: "anche del sogno, se vuoi... possiamo parlarne".
"Va bene" aveva detto Liam mettendosi seduto "cos'hai sognato di così terribile?"
"Ho sognato di... guardarti"
"Di guardarmi?" domandò Liam
"Sì. E non aggiungerò particolari alla cosa, se capisci bene, altrimenti ..."
"Ok, ok... e quindi? Qual è il problema? Io ti sogno praticamente ogni notte. Ti sognavo anche prima, sai?"
"Oh Liam ti prego..."
"Cosa? Ascolta, volevi parlarne, no? Ti dico da un sacco che vorrei fare l'amore con te. Non vedo cosa ci sia di strano nel sognarti"
"Non è questo il problema. E non dire amore, dì sesso piuttosto...mi fa meno impressione"
"Ecco appunto. Lo so che il problema non sono io, il problema è come reagisci tu. Sei uscito correndo, mi hai insultato e come un indemoniato ti sei infilato nel letto di Lou ed Harry che hanno già i loro problemi"
"Mi ero sistemato sul comodino, innanzitutto, non nel loro letto"
"Dove ti pare, non è normale. Potevi far finta di niente, potevi parlarmene"
"Non ne avevo il coraggio"
"Di fare cosa? Ignorare il sogno o parlarmene?"
"Entrambe le cose... non riuscivo ad ignorare quello che ho sognato e... se ne te ne avessi parlato ti avrei detto che non voglio più saperne niente Liam".
Era mattina. Gli sembrava fosse mattina da almeno sei giorni. Gli sembrava il tempo si fosse fermato. Ed era buia, quella, come mattina. Silenziosa e buia. Persino Harry e Louis ormai erano zitti da un po', niente più urla e insulti dalla loro camera. Forse si erano addormentati. A Zayn non importava eppure ci pensava, continuava a pensarci pur di non sintonizzare il proprio cervello sulla mano di Liam che gli stringeva il braccio.
"Non vuoi più saperne di cosa?" diceva Liam cercando di farlo voltare "GUARDAMI CAZZO!"
"Di te" aveva semplicemente risposto continuando a guardare fuori dalla finestra.
"Ho detto di guardarmi, dimmelo in faccia"
"Non voglio più saperne niente. Di te, Liam" disse infine lentamente, come il procedere assonnato di quella mattina. Lo disse guardandolo negli occhi, come aveva chiesto.
"Non ti credo" rispose l'altro senza allentare la presa sul suo braccio.
"Invece è così"
"E perché?"
"Perché è solo un gioco, solo attrazione... non c'entra nulla con quello che provano Louis e Harry. Loro non possono vivere separati. Loro devono lottare. Noi invece, per cosa stiamo rovinando tutto quanto? Noi cosa stiamo facendo? "
"Niente di sbagliato, ecco cosa stiamo facendo"
"Il fatto che non sia sbagliato non vuol dire che sia giusto"
"E quindi?" domandò Liam avvicinandosi a lui.
Zayn tornò a guardare fuori.
"Non lo so. Te lo ricordi quando Harry si svegliava urlando perché sognava che Louis se ne andasse?"
"...sì" rispose Liam
"Ecco... noi sogniamo di scoparci. Cogli la differenza?"
"Io non sogno solo quello. E comunque continuo a non capire"
"Non c'è nulla da capire... in tutta questa storia stiamo mettendo in gioco troppo, davvero troppo. Per qualche ipotetica scopata. Nient'altro Liam"
Nel momento esatto in cui le mani del più piccolo lasciarono il braccio di Zayn accaddero due cose.
La prima fu l'enorme sorriso di Liam, un gigantesco e luminoso sorriso che strideva in modo quasi inquietante con gli occhi stanchi e tristi.
La seconda fu la solenne alzata di spalle che precedette la frase: "va bene Zayn, allora visto che abbiamo già incasinato tutto quanto per queste ipotetiche scopate, rendiamole meno ipotetiche, tanto, ormai".
"Come?"
"Sei attratto da me e io da te. Abbiamo incasinato tutto quanto, no? Bene, allora scopami, almeno sarà accaduto per un motivo. Dopo ti giuro che farò finta da qui al per sempre che tra me e te non ci sia mai stato niente. Mi sposo Danielle piuttosto, ti lascio completamente a Perry. Nessuno lo saprà mai".
Zayn sbuffò e continuò a scuotere la testa dopo ogni parola pronunciata da Liam
"Che stronzate, dio mio... Piantala per favore, è una cosa seria".
"No, no" disse Liam afferrandolo nuovamente. Strinse le mani intorno alle sue braccia e poté sentirlo quasi rabbrividire per quel contatto.
Zayn deglutì prima di rispondere "cosa vorresti dimostrare facendo sesso con me? Non ha senso. Poi ci staresti meglio quando sarà completamente finito tutto? Dopo una scopata starai meglio? Sarai più contento di essermi solo amico? Ci staremmo male. Andrà così"
"Non andrà così. Resteresti con me"
"Nient'affatto" disse divincolandosi dalla stretta di Liam
"Sì invece, capirai di provare qualcosa per me"
"No"
"Sì, perché non è come farlo con una... voglio dire, per decidere di farlo con un uomo devi accettare prima un sacco di cose, di te stesso. Non sarebbe solo sesso con me. Lo so"
"Lo sarebbe invece, fidati"
"Allora prova... tanto te ne andrai comunque no? Finirà tutto tra noi, lo hai detto tu. Il sesso non ti farà cambiare idea. Se ne sei sicuro fallo".
LOUIS STO PARLANDO, LEVATI QUELLE CAZZO DI CUFFIE
Avevano ricominciato a litigare. Zayn si scostò definitivamente Liam di dosso e si avvicinò alla porta della stanza. La chiuse. Le voci di Louis e Harry erano comunque udibili e fastidiosamente alte. Litigavano da ore ormai.
Zayn restò con la mano sulla maniglia per un po'. Liam invece, quasi ad imitare il comportamento che il moro aveva tenuto per tutta la conversazione, gli dava le spalle e osservava fuori dalla finestra.
Si girò solo quando la chiave nella serratura scattò e sentì la voce di Zayn dire: "deve finire tra noi, Liam".
"Finirà. Ne eri tanto sicuro, no?"
"Lo sono ancora"
"Allora perfetto" rispose Liam avvicinandosi al letto e sedendosi "dimostramelo"
"Questo peggiorerà solo le cose" disse Zayn avvicinandosi a lui, gli posò le mani sulle sue spalle e si chinò verso il suo viso.
"Questo cosa?" domandò Liam intrufolando le mani sotto la maglia del moro.
"Questo" rispose poco prima che le labbra di Liam si incollassero alle sue e la sua maglietta finisse ai piedi del letto.
Liam si distese con la schiena contro il materasso, come poco prima, quando avevano iniziato a parlare. Trascinò Zayn sopra il proprio corpo. Labbra e corpi incollati.
"Non ti sopporto più" disse alla fine Harry scivolando contro la parete della camera e sedendosi sul pavimento. Si teneva la testa tra le mani e le gambe rannicchiate al petto.
"Non ti sopporto più" continuava a ripetere. Ormai non aveva quasi più voce.
Louis se ne stava invece con la schiena incollata alla porta con le braccia lungo i fianchi e l'aria seria, lo sguardo fisso su Harry.
"Mi dispiace"
"E non sopporto più nemmeno questa cosa" aveva ripreso il più piccolo alzando la testa per guardarlo "il fatto che tu mi informi delle cose solo quando non c'è più nulla da fare, solo quando tutto quello che mi resta da dire è peccato o quello che mi resta da ascoltare è un tuo ennesimo mi dispiace".
"Cosa avrei dovuto dirti?"
"Che pagavi tu El, per esempio?"
"Lo facevo per noi... tu non pensi alle conseguenze, io cercavo di ritardare il momento in cui come un idiota ti saresti esposto urlando al mondo che siamo gay"
"Sì ma non funziona così, era una scelta che dovevamo prendere insieme"
"Non è vero Harry, ci sono anche Liam, Zayn e Niall..." rispose Louis scuotendo la testa "vedi? Tu pensavi solo a me e te. Ma non è così, siamo in cinque"
"Loro non c'entrano"
"Sì che c'entrano! Non accadrà forse ma metti che perdiamo tutte le fan se facciamo outing? Non credi sia anche un loro problema?"
"No. A me non importa niente di loro"
"E poi sarei io l'egoista?" rise a quel punto Louis. Harry non capiva, non avrebbe mai capito.
"Sono stato fin troppo altruista Lou, fin troppo..."
"E quindi?"
"Io non ci sto più e stavolta davvero. Al concerto di sabato io lo dirò. Dirò che sono gay tu fai quello che ti pare ma prima devi sapere tre cose"
"Non voglio nemmeno sentirle" disse a quel punto Louis voltandosi verso la porta e provando ad uscire.
"Invece le sentirai" disse Harry alzandosi in piedi, si avvicinò a Louis e, sebbene la voglia di abbracciarlo, di toccarlo, di baciarlo persino, nonostante la rabbia, fosse tanta, si limitò a stargli a qualche passo di distanza.
"La prima è che se mi impedirete in qualche modo di fare outing ti giuro su Dio che lascio il gruppo"
Louis sorrise, sempre voltato verso la porta: "e già questa è egoista e senza senso... ma continua, sentiamo le altre".
"La seconda è che io non ti spingo a fare outing, ma se non lo farai tra noi sarà finita. Stavolta davvero, definitivamente"
"Questo per te è: non ti spingo a fare outing?"
"Sì, io non ti costringo... se vuoi stare con me lo fai, altrimenti credo la mia vita continuerà. La terza cosa è che, come dicevo, sei libero di fare tutto quello che vuoi ma ridaremo ogni centesimo a Niall, che è stato più coraggioso di me, te e tutti quanti per un sacco di tempo".
Louis si voltò a guardarlo: "solo questa cosa ha senso... il resto..." provò a dire ma Harry lo bloccò.
"Non chiedevo il tuo permesso per nessuna di queste cose, ti stavo solo informando di quello che accadrà"
"Mi costringi a fare una cosa che non voglio" riprese Louis guardandolo negli occhi. Teneva la voce bassa per la prima volta da quando tutta quella discussione era iniziata.
"L'outing è mio, non ti costringo a fare nulla, te l'ho detto, hai libera scelta".
"Infatti... è quello che mi costringi a fare, a non sceglierti"
"Cioè?"
"Cioè io non farò outing Harry"
Harry tentò un sorriso, sorprendendo più se stesso che Louis. Era ancora in grado di sorridere? Lo scostò dalla porta e la aprì. Solo allora, con l'aria viziata della camera nella quale si erano chiusi a parlare alle spalle, trovò il coraggio di parlare.
"Allora sarà finita Lou" e lo disse immobile, in mezzo al corridoio. Le braccia lungo i fianchi e le sguardo fisso sulle proprie scarpe.
"Non farlo, non fare outing"
"Ah certo, perché devo sempre essere io quello che rinuncia a tutto?"
"Non rinunciare a me allora"
"Sei tu quello che sta rinunciando Lou, non io..." disse Harry voltandosi a guardarlo.
"Ho solo paura Harry, potrei anche dirti che lo farò. Se anche adesso ti dicessi che lo farò, che farò outing sabato sono certo che poi sarò paralizzato dal terrore e...".
Harry tornò nuovamente a fissarsi le scarpe e fu lì, sulle punte bianco sporco delle sue all star, lì su quelle parole scarabocchiate a penna, che trovò la soluzione a tutto. Era stato appena qualche mese prima. Aveva sentito il bisogno di scriverlo ovunque, persino sulla gomma bianca delle scarpe appena comprate. La parola che avrebbe voluto tatuarsi sul cuore, se avesse potuto, ora era lì, ai suoi piedi.
"Lo faremo ora" disse tornando a posare gli occhi su Louis "in questo preciso istante"
"Di cosa parli?" tentò Louis prima che la mano di Harry si stringesse alla sua. Venne trascinato, quasi di peso, fino alla porta della camera di Liam e Zayn.
"Noi usciamo" urlò Harry e non aspettò nemmeno una risposta.
Sempre trascinando Louis arrivarono davanti alla porta d'ingresso. Harry si infilò il cappotto e si strinse al collo la sua sciarpa preferita.
Louis fissava la porta. Harry non sta veramente facendo quello che credo. Continuava a ripetersi proprio mentre Harry gli infilava delicatamente una giacca, gli metteva una sciarpa e gli calava un berretto sulla testa.
"Sei bellissimo" disse poi indietreggiando di un passo e guardandolo.
"Harry, dove stiamo andando?"
"A fare una passeggiata Boo, qualche passo e i paparazzi ci saranno già addosso" rispose questi sorridendo.
"E...ok... allora chiamo la scorta che..." provò Louis cercando il telefonino nella propria tasca.
"No, no..." disse Harry spalancando la porta e muovendo il primo passo fuori casa. Prese Louis per la mano e uscirono insieme. Proprio mentre la porta gli si richiudeva alle spalle Harry guardò nuovamente la scritta sulle proprie scarpe. Anche Louis fece lo stesso. Osservò il suo paio di mocassini così diverso dalle vecchie all star di Harry. Sul bordo bianco che la suola lasciava intravedere, sui lati, Louis aveva scritto, come Harry, la parola che avrebbe dovuto fargli muovere ogni passo nella sua vita. Il motivo per cui ogni passo andava fatto, la ragione ultima di ogni suo viaggio. La parola che troppo spesso aveva dimenticato.
Fu allora che anche Louis strinse di più la mano di Harry "andiamo" gli disse e il più piccolo sorrise.
I successivi passi li mossero all'unisono. La scritta Bravery , uguale ma su scarpe così diverse, era lì, con loro.
Ed era lì anche mentre paparazzi e fan urlanti gli si posizionavano accanto, intorno, pronti a non perdere nemmeno uno scatto di Harry e Louis davanti a loro con le mani intrecciate, insieme.
"Coraggio" sussurrò Harry all'orecchio del più grande e così, senza sapere realmente da dove iniziare, senza sapere esattamente quali parole dire, Louis, iniziò a parlare.
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Come musica
Fiksi PenggemarNB:questa storia non è mia ma di PANDACOFFEE che gentilmente ha acconsentito a farmela pubblicare anche qui...