Capitolo 16

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Nascondo la testa sotto il cuscino appena sento la sveglia suonare. Dopo qualche minuto speso a sperare che si spenga da sola realizzo che non succederà. Allungo il braccio verso l'aggeggio infernale e la spengo. Mi alzo contro voglia e raggiungo il bagno. Guardo la mia figura allo specchio e una smorfia nasce sulle mia labbra.
I miei occhi verdi sono gonfi e rossi, la pelle spenta e i capelli arruffati. Non ho dormito per niente questa notte.
Ho passato la giornata di domenica sul divano a guardare la tv sgranocchiando patatine e altre schifezze.
Non ho sentito Brandon tutto il giorno: gli ho scritto nella mattinata ma non ha nemmeno visto il messaggio. Ho provato a chiamarlo una volta nel pomeriggio, ma non ho comunque avuto risposta. Ho evitato di continuare a rintracciarlo ancora per non risultare insistente, nonostante la voglia di sapere come stava era opprimente. Volevo solo parlare un po' con lui.
Sono imbarazzante: sembro una ragazzetta alla prima cotta.
Ignoro i pensieri negativi che affollano la mia mente da ieri e decido di fare una doccia veloce per riacquistare un briciolo di relax.
Asciugo in fretta i capelli e applico del correttore per coprire il leggero colore violaceo sotto gli occhi.
Decido di aggiungere del mascara e un po' di blush sulle guance.
Torno in camera e apro le ante dell'armadio. Inizio a pentirmi di aver dato via tutti i miei maglioni larghi. Sta iniziando l'autunno e il freddo sta arrivando.
Scelgo una camicia nera e un paio di jeans chiari strappati sulle ginocchia.
Recupero gli stivaletti neri con un tacco non molto alto e una giacchetta nera di pelle, comprata durante la giornata di shopping infernale con Tamara e Liz.
Scendo al piano di sotto e mi dirigo verso la cucina per fare colazione.
"Buongiorno" dico varcando la soglia e andandomi a sedere su uno sgabello dell'isola della cucina.
"Oggi vengo a prenderti a scuola" dice Theo con un sorriso strano sul volto.
Annuisco poco convinta e inizio a bere il latte che mamma mi porge. Mi lascia un tenero bacio sui capelli e poi torna a bere il suo caffè.
"Tutto bene tesoro? Mi sembri un po' giù di corda" dice mio padre sfogliando il solito giornale mattutino.
"Si si" rispondo continuando a sorseggiare la mia colazione.
Afferro un cornetto caldo al cioccolato dal vassoio al centro del tavolo. Lo porto alla bocca e lo addento.
"Da dove arrivano i cornetti?" Chiedo stranita.
I miei genitori si scambiano un'occhiata preoccupata poi mia madre ride nervosa coprendosi con la tazza del caffè.
"Che succede?" Chiedo.
"Nulla tesoro, perché?" Chiede mia madre. Un'ultimamente è sempre di buon umore, sempre gentile, dolce e affettuosa. Chissà cosa le succede.
Lascio perdere: non ho ne voglia ne tempo per fare l'investigatrice.
Finisco la mia colazione e guardo l'orario sbloccando la schermata del cellulare.
"Io vado, ci vediamo più tardi" dico alzandomi dalla mia postazione.
"Ciao tesoro"
"Buona giornata" dice mio padre.
"Ciao pera"
"Pera?" Chiedo confusa a mio fratello che mi guarda ridendo.
"Sto cercando un nuovo soprannome da darti, volevo vedere come suonava il nome di un frutto" dice con aria innocente alzando le spalle.
Non rispondo e mi volto raggiungendo la porta principale.
Che stupido.
La chiudo e alzo sulla spalla la borsa tracolla nera. Recupero le cuffie e le inserisco nello spazio apposito del telefono.
Faccio partire la riproduzione casuale e distrattamente mi avvio verso casa di Tamara.
Mi appunto mentalmente di sfruttare il poco tempo in cui saremo da sole prima di arrivare a scuola per cercare di capire cosa sia successo di così grave tra lei e Bryan.
Le note di "stiches" di Shawn Mendes risuonano e mi isolano dal resto del mondo. Mi lascio trasportare dalla musica anche se i miei pensieri tornano a quale ragazzo dagli occhi verdi con milioni di sfumature diverse. Gli occhi di Brandon prendono un colore diverso a seconda della luce: a volte sono tendenti al grigio, a volte al giallo e altre ancora all'azzurro. Non ho mai incontrato uno sguardo più bello del suo.
Dieci minuti e altre due canzoni dopo mi ritrovo davanti casa di Tamara. Afferro il cellulare con l'intenzione di scriverle un sms dicendole di essere arrivata, ma mi precede piazzandosi davanti con aria furiosa.
"Lo odio" dice appoggiando una mano sul fianco destro.
"Chi?" Chiedo io posando le cuffie nella taschina della tracolla.
"Bryan"
"Mi spieghi cosa è successo?" Chiedo esasperata da questa situazione. Non è mai capitato che litigassero così e portassero la cosa avanti per giorni.
"È sempre arrabbiato, mi dice cose orribili dimenticandosi che anche io ho dei sentimenti" fa una pausa. La guardo invitandola a continuare mentre iniziamo ad avviarci verso scuola.
"Io capisco che è nervoso, dice che a scuola non sta andando bene, che i suoi gli stanno con il fiato sul collo per la questione della borsa di studio per il calcio e che lui non ne possa più. Lo capisco davvero, per questo lo ascolto sempre, voglio che si sfoghi con me. Ma non su di me. Non può dirmi determinate cose, che mi fanno stare male, solo perché è nervoso. Non è giusto" Ha un'aria stanca, triste e sconfitta.
"Tutte queste cose, gliel'hai dette?"
"Si, certo che gliel'ho dette, ma sembra non ascoltarmi, anzi si arrabbia ancora di più perché dice che anche io non lo capisco"
"È un periodo stressante per lui, tu stagli accanto, ma non permettergli di trattarti male solo perché non è tranquillo" dico. Non so proprio cosa consigliargli, non sono brava in queste cose.
"Il problema è che sto arrivando al limite Aly.." Lascia la frase in sospeso.
"Diglielo Tam. Digli che non ne puoi più, che non è giusto nei tuoi confronti. Parlatene e chiarite tutto"
In poco tempo ci troviamo davanti al cancello di entrata e chiudiamo lì il discorso. Spero chiariscano presto. Non mi piace vedere Tamara in  questo stato, anche se cerca in tutti i modi di nasconderlo.
Mentre varchiamo la soglia del cancello i miei occhi intercettano quelli di Chad, che mi guarda inespressivo. Sposto lo sguardo con aria colpevole. Non voglio che soffra per me.
La mia amica mi stringe la mano, forse intuendo ciò che mi passa per la testa, e mi sorride con sicurezza.
In fretta raggiungiamo gli armadietti, dove poso i libri che non mi servono, e recupero quello di storia dell'arte, che ho come prima lezione.
Chissà se Brandon si farà vedere. Non posso negare di essere un po' delusa dal fatto di non averlo sentito per niente dopo la bella serata di sabato sera. Pensavo che le cose andassero bene e che avessimo fatto un passo avanti. O forse mi sto solo fasciando la testa prima di cadere e semplicemente aveva qualcosa da fare e non ha guardato il cellulare.
Saluto Tamara con un bacio sulla guancia e mi dirigo verso la classe.



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