Capitolo 22: Addio Kol

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Ho vissuto abbastanza a lungo da conoscere diversi tipi di dolore. Ho conosciuto il dolore dell'abbandono, nella più tenera età. Ho provato il dolore della perdita di una persona cara, e quello di un cuore spezzato. A modo suo ogni dolore vissuto mi ha aiutato ad essere forte, determinata e soprattutto mi ha insegnato che soffrire è una parte essenziale dell'essere vivi. Respiro a pieni polmoni l'aria intorno a me, il sole è alto nel cielo ed accarezza il mio viso. Osservo con occhi spenti il mio giardino, rimanendo seduta sul mio portico. Alla fine tutte le mie più grandi paure si sono avverate, ed io devo ormai rassegnarmi all'idea che non potrò mai più rivedere Kol. Un anno della mia vita è andato via. Un anno pieno di emozioni intense, forse fin troppo. Vivo senza di lui da un anno, e mai, neanche per un secondo, ho smesso di sentire la sua mancanza. La sua presenza nel mio cuore è stata sempre viva, e domani quando aprirò i miei occhi senza volerlo inizierò una nuova vita, senza di lui. Non ricorderò più il suo volto, le sue tenere e fragili carezze, quelle che riuscivano a mettere a tacere ogni mia fragilità. Non ricorderò i suoi baci, lenti e pieni di passione. Dimenticherò la sua fastidiosa arroganza ed il suo adorabile narcisismo. E soprattutto non potrò mai più ricordare di quanto amore è stato in grado di donarmi quel vampiro che da tutti, era considerato dissennato ed interrotto. Nessuno credeva in lui, nessuno poteva immaginare che dentro di lui regnava un animo fragile, e dannatamente tormentato. Nessuno avrebbe mai pensato che Kol Mikaelson avrebbe mai potuto amare qualcuno più di se stesso, io per prima non riuscivo a crederci. Ma nell'istante in cui i suoi occhi con sincerità mi hanno guardata con amore, ho compreso che il vero Kol è in grado di amare senza risparmiarsi. E tremo ancora al solo pensiero dei suoi occhi che si incontravano con i miei, riuscivano a scatenare scintille intorno a noi. Insieme eravamo qualcosa che le semplici parole non sono in grado di spiegare. Credo che non esista un termine che possa spiegare le passioni, l'amore sfrenato ed incondizionato che mi legava e che mi legherà, anche se inconsapevolmente, per il resto della mia vita a Kol. Sfioro con le dita, la collana che mi ha donato prima di lasciarmi per sempre. "Ti porterò sempre con me, promesso amore mio"; sussurro stringendo fra le mie mani il mio ciondolo. In silenzio continuo a fissare il cielo, e pian piano mi abbandono al senso di rassegnazione che inevitabilmente si prende possesso di me. Alle mie spalle sento i passi familiari delle suole delle scarpe, di mio fratello Damon. "È finita Damon. Ho perso"; dico senza spostare il mio sguardo dal cielo. Ho passato altri sei lunghi mesi in cerca di una cura, Freya ha provato a salvarlo con qualsiasi incantesimo, ma tutti i suoi tentativi sono stati solo dei fallimenti. Esiste solo una cura, e l'unico che è a conoscenza di dove si trova, è ormai morto. "Non sempre la vita ci riserva un lieto fine"; replica Damon, sedendosi al mio fianco, intrecciando le sue mani fra loro. "Kol non meritava questa fine"; ribatto voltandomi piena di sensi di colpa, verso mio fratello. "Ha salvato la tua vita e quella di coloro che amava, se n'è andato da eroe". Cerca di addolcire l'ineluttabile verità che c'è dietro la scomparsa di Kol. "Kol non potrà mai più vivere a causa mia, e vorrei odiarmi per tutto il resto della mia vita. Ma non posso, perché domani mi dimenticherò di lui"; ribatto infuriata con me stessa; "Domani tu rinascerai. Non ti rendi conto di quanto tu sia fortunata"; mi rimprovera senza alzare il tono della voce; "lui mi ha condannata ad una vita senza amore. Senza di lui". Damon sospira profondamente, e allarga le sue braccia, per fare spazio al mio corpo. Senza ribattere mi appoggio al suo petto, e mi lascio cullare dalle sue carezze. "Questa sera diremo addio a Kol nel più degno dei modi. Voglio che tu lo saluti per sempre, potrebbe farti accettare del tutto la fine del vostro amore"; mi sussurra mentre mi accarezza, lasciandomi senza parole. Alzo il mio viso verso di lui e lo scruto confusa ma al contempo grata; "credevo che tu odiassi questo tipo di cerimonie". Mio fratello fa una leggera smorfia con le labbra, e alza gli occhi al cielo; "non farmi apparire troppo dolce e premuroso"; mi riprende con la sua tipica arroganza, facendomi sorridere lievemente; "Lottie voglio che tu stia bene, ed anche se odio profondamente Kol, devo riconoscere che ti ha salvato la vita. Quindi io gli devo molto più di quello che voglio ammettere"; mi confida poggiando una mano sul mio viso commosso. Con affetto abbraccio Damon, non credevo che lui potesse mai fare un gesto simile nei confronti di Kol; "grazie Damon"; gli sussurro piena di sincera gratitudine. Rimaniamo seduti sul portico della nostra villa per diverse ore, in silenzio, assaporando la tenera brezza della primavera. Da quando ho perso Kol, molte volte mi sono soffermata a pensare all'unica figura mancante della mia vita. Mia madre. Nel corso della mia vita, raramente ho pensato a lei, perché quando rammento che ha abbandonato la nostra famiglia, in me nasce un lieve senso di rancore nei suoi confronti. Però in questi ultimi mesi ho iniziato a sentire la mancanza di una figura materna. In me ogni giorno di più accresce il desiderio di sapere qualcosa di più su di lei. Vorrei sapere com'era il suo volto, s'era una madre premurosa o s'era rigida e senza amore, come da bambina mi raccontava Damon. Purtroppo i miei fratelli non hanno mai parlato molto di lei, mi hanno solo raccontato che poco dopo averci abbandonato è morta di tubercolosi. "Damon"; lo richiamo con voce flebile, lui mugola leggermente una specie di sì; "com'era la mamma?"; Gli domando con voce insicura; "perché vuoi saperlo?"; Chiede quasi sprezzante senza darmi una risposta; "Non l'ho mai conosciuta, ero solo curiosa"; rispondo scuotendo il capo, consapevole che Damon non parlerà mai di lei. Con rammarico mi alzo in piedi, accarezzo le spalle di mio fratello ed entro dentro casa. Mi domando se oltre Kol dimenticherò anche la sua famiglia e coloro che a New Orleans mi sono stati vicini, come Camille ed Hayley. Probabilmente continuerò a ricordarmi di loro, solo che non avrò la minima idea di come io li abbia abbandonati, così da un giorno all'altro. "Sei pensierosa"; commenta alle mie spalle Lorenzo, che sicuramente sarà venuto qui per uscire insieme a Damon. "Stavo pensando ai Mikaelson"; rispondo rimanendo fredda. Ultimamente io e Lorenzo ci siamo allontanati, ho il timore che i suoi sentimenti nei miei confronti non si limitino solo ad un profondo affetto. Leggo del desiderio nei suoi occhi ogni volta che mi guarda. "Potresti smetterla?"; Mi domanda severo, quasi urlando. Mi volto con aria sconvolta verso di lui, iniziando a respirare più affannosamente; "sono stanco di essere ignorato da te"; continua fissandomi afflitto. Guardo il vampiro che mi è stato vicino nel periodo più difficile e tormentato della mia vita, e provo un senso di inquietudine. "Lorenzo temo che tu..."; Bruscamente Lorenzo mi interrompe; "temi che io sia innamorato di te"; afferma con decisione. Distolgono lo sguardo da lui, adesso mi sento davvero una stupida. Penserà che io sia davvero infantile in questo momento. "sai che ti dico? "; Continua con il fiato corto e la voce tremante; "che hai perfettamente ragione. Fai bene ad evitarmi"; si ferma qualche secondo per cercare il mio sguardo che continua a sfuggirgli. Con decisione Lorenzo, stufo del mio atteggiamento distaccato, con irruenza prende il mio viso fra le sue mani. Mi ritrovo a fissare i suoi profondi occhi neri, e qualcosa dentro di me mi turba; "non volevo innamorarmi di te. Sapevo fin dall'inizio che sarebbe stato inutile amare qualcuno che è già perdutamente innamorato"; mi scosto da lui con delicatezza; "Lorenzo noi due siamo amici. Perché perdere tutto quello che abbiamo vissuto?"; Gli domando con frustrazione, cercando di farlo ragionare. Lorenzo con impeto si avvicina a me; "ti ho mai fatto del male?"; Chiede con il fuoco che arde nelle iridi dei suoi occhi; "no mai"; replico con un filo di voce; "Ho mai detto qualcosa di sbagliato?"; Continua a domandarmi impetuoso; "no, Lorenzo basta ti prego"; lo supplico iniziando a provare del disagio. "Mi merito di essere solo un amico?". Lo fisso devastata, senza avere la minima idea di cosa dire; "no, non lo so"; balbetto confusa, gesticolando nervosamente. "Dimmi per quanto ancora dovrò vivere con questa agonia di amarti e non poterti avere"; urla contro di me. Distolgo il mio sguardo da lui, e sommersa dal timore, e da uno strano senso di inquietudine, fuggo via, cercando di rifugiarmi nella mia camera da letto. Ma arrivata alla soglia delle scale, il mio corpo urta contro quello di Stefan. "Lottie va' tutto bene?"; Mi chiede scrutando con apprensione il mio viso; "sì. No. Non lo so"; blatero nervosamente. "Che è successo?"; Mi domanda con premura, salendo insieme a me le scale. Rimango in silenzio fino a quando non ci fermiamo davanti la porta della mia stanza; "allora?"; Mi richiama inarcando un sopracciglio; "Ho discusso con Lorenzo"; rispondo rimanendo sul vago; "devo estrarti ogni singola parola con le pinze?". Sbuffo roteando gli occhi, mio fratello non andrà via finché non gli dirò tutta la verità. Prendo un bel respiro ed inizio a raccontare per filo e per segno quello che io e Lorenzo ci siamo detti. "E quindi sei scappata"; dice quasi in tono di rimprovero; "non sapevo cos'altro dire"; mi giustifico alzando il tono di voce; "potevi dire la verità"; mi consiglia con fare da saccente. "Quale verità Stefan?"; Urlo in preda alla frustrazione; "L'unica certezza che ho è quella che amo Kol. Ma ho paura dell'effetto che Lorenzo ha su di me"; continuo rendendomi conto che ho appena detto tutto questo ad alta voce; "provi qualcosa per lui?"; Mi domanda spalancando i suoi occhi; "no è questo il punto Stefan. Avrei potuto amare Lorenzo ma non è successo, perché io amo Kol"; confesso mentre ogni particella del mio corpo si cosparge di sensi di colpa. Lorenzo è un uomo fantastico, e la sua presenza costante mi ha aiutato ad andare avanti. Ha risollevato la mia anima distrutta, quando essa voleva solo perdere ogni briciola di luce. Abbiamo passato davvero tanto tempo insieme, e in questo tempo ho avuto l'occasione di conoscere un amico speciale. Per questo adesso mi sento così confusa, perché è realmente profondo l'affetto che mi lega a lui. "Sai cosa vorrei davvero in questo momento?"; Domano retoricamente sorridendo con amarezza; "vorrei nostra madre. Vorrei un suo consiglio, una sua carezza ed un suo sorriso"; gli confido mentre i miei occhi si riempiono di nostalgia. Mio fratello mi osserva in silenzio, ed è evidente che prova del disagio a sentir parlare di nostra madre. "Parlami di lei"; gli chiedo con aria supplichevole. Un po' tentennante Stefan si accomoda nella mia camera, sedendosi sul mio letto. Lo seguo e mi siedo al suo fianco; "Lei era una madre premurosa, ed affettuosa. Ricordo che quando io e Damon eravamo solo dei bambini, ogni notte ci leggeva una favola, poi ci baciava sulla fronte e ci sussurrava che ci amava". Ascolto in religioso silenzio il racconto di Stefan, provando lieve invidia nei suoi confronti. "Perché Damon la odia tanto?"; Domando cercando di comprendere le ragioni di Damon. "Lui ha sofferto molto la perdita di nostra madre. Non ha mai accettato la sua scelta di andare via"; mi spiega fin troppo pacatamente Stefan. Sento che c'è qualcosa che non vuole dirmi. "Perché invece non racconti a nostra sorella di quando è nata?"; Damon compare davanti la porta della mia stanza, con in mano un bicchiere di bourbon, e tanto rancore che ribolle dentro di sé. Continua a guardare Stefan con astio, la sua mascella è serrata come il suo pugno. Non è affatto tranquilla l'aria che si respira qui dentro; "non vuoi raccontarlo?"; Urla retoricamente, facendo irrigidire maggiormente Stefan; "perfetto lo farò io"; continua infuriato. "Nostra madre ci ha abbandonato per un altro uomo. Ti ha lasciato quando avevi appena due giorni, alle cure di due vampiri"; mi dice impetuosamente; "ha lasciato a me e Stefan il compito di crescerti, e noi non eravamo pronti o adatti per crescere una bambina. Quindi si, odio nostra madre, perché ha segnato il tuo destino". Fisso palesemente sotto shock mio fratello Damon. Non mi ha raccontato nulla su mia madre che già non sapevo. Ma sicuramente non ero a conoscenza del profondo dolore che mi madre ha causato a Damon. Lui non ha mai esternato nessun sentimento nei suoi confronti, ha continuato a vivere come se lei non fosse mai nemmeno esistita. Ora comprendo che il suo silenzio era un urlo disperato. "Lei ti doveva proteggere da noi"; dice uscendo velocemente e con agitazione dalla mia camera. Il mio sguardo guizza con preoccupazione verso Stefan, che con frustrazione si passa una mano sul suo viso. "Nostro fratello non ha mai superato quell'evento"; mi spiega con aria turbata; "scusa Lottie, però è meglio se vado da lui. Sai bene che Damon è capace di tutto quando è ferito". Annuisco debolmente, mentre Stefan esce dalla mia stanza. Entrambi i miei fratelli hanno cercato di crescermi nel migliore dei modi, e probabilmente avrebbero voluto per me una vita totalmente diversa. Sistemo con cura le valige, che in questi mesi non ho avuto il coraggio di disfare, ero convinta che prima o poi avrei trovato una cura per Kol, e che sarei tornata a New Orleans. Non ho più avuto contatti con Elijha dal giorno in cui è arrivato qui in città, solo per strapparmi via gli unici ricordi che mi sarebbero rimasti di Kol. Ed in tutta onestà non ho voglia di mettermi in contatto con lui, mi ha delusa e ferita. Ripongo i miei abiti dentro il mio enorme armadio, e proprio mentre sistemo i miei abiti da sera, mi ritrovo fra le mani, l'abito con il quale ho danzanto per la prima volta insieme a Kol. Mi soffermo a guardarlo piena di nostalgia, e di quei ricordi che parlano solo di lui. Sorrido debolmente, i miei occhi luccicano commossi ed il mio cuore batte freneticamente. Riesco a sentire la melodia che faceva muovere i nostri corpi, ed anche il suono della sua risata, che si divertiva a sedurmi, e riesco a percepire le stesse sensazioni che invadevano il mio corpo, quando il suo sguardo studiava ogni mio più piccolo dettaglio. Ripongo l'abito dentro il mio armadio, e dico addio ad uno dei ricordi più belli che ho di lui. "Posso entrare?"; Mi chiede con voce flebile Elena, rimanendo ferma davanti la porta della mia stanza; "si entra pure"; rispondo continuando freneticamente a riordinare le mie cose. "Mi ha detto Damon che ci sarà una piccola cerimonia in onore di Kol"; dice con aria rammaricata, camminando insicura verso di me. "Si, ho bisogno di dirgli addio. Non ho mai avuto il coraggio di farlo davvero"; ammetto sospirando, rimanendo immobile per qualche secondo, fissando il vuoto; "ti ammiro molto. Io non avrei avuto la tua stessa forza se avessi perso Damon". Guardo per un attimo Elena, sorridendole; "ho sempre saputo che eri destinata a lui"; le dico con sincerità; "e forse lo sapevo anch'io"; replica ricambiando il mio sorriso. "Cosa indosserai durante la cerimonia?"; Mi domanda osservando i miei vestiti dentro l'armadio; "non lo so ancora"; replico dubbiosa. "Quello secondo me sarebbe perfetto"; mi suggerisce indicandomi l'abito rosso che indossavo quando io e Kol ci siamo incontrati per la prima volta. "Si hai perfettamente ragione"; le rispondo mentre ripenso a quel disastroso primo incontro. Non avevo mai incontrato vampiro più arrogante e fastidioso di lui, prima di quella notte. Con l'aiuto di Elena sono riuscita a disfare le mie sei valige. Come mi ha consigliato ho indossato il mio vestito rosso, e sistemato i miei capelli lasciandoli sciolti. Stefan insieme a Damon hanno preparato un piccolo altare ricoperto di petali di rose rosse e candele, mettendo al centro una foto di Kol. È davvero un gesto premuroso da parte loro. Mi guardo un'ultima volta allo specchio, e sospiro distogliendo gli occhi dal mio riflesso, credo che non sarò mai davvero pronta per dirgli addio definitivamente. Vorrei che, come nei film, proprio quando tutto sembra perduto arriva il lieto fine. Ahimè il lieto fine nella vita reale è solo un utopia, una storia che si racconta ai bambini prima di addormentarli. "Siamo pronti"; esordisce mio fratello Damon, che sembra essersi calmato dopo il suo momento di sfogo di oggi pomeriggio. "Andiamo"; rispondo scendendo insieme a lui al piano di sotto. Quando arrivo in giardino, il mio corpo rimane paralizzato, e non riesco a credere ai miei occhi. "Sorpresa sorellina"; mi sussurra all'orecchio mio fratello Damon. Travolta dall'emozione, porto una mano sulla mia bocca, cercando di trattenere le mie lacrime di gioia. L'intera famiglia Mikaelson è qui proprio davanti ai miei occhi, e con loro c'è anche Camille. "Volevamo dire addio a Kol insieme a te"; a parlare è Elijha, non mi aspettavo proprio una sua visita, non dopo quello che ha fatto. "Mi dispiace per il male che ti ho inflitto"; cerca di scusarsi con aria costernata; "adesso non importa"; lo rassicuro, nonostante non abbia messo da parte il mio rancore nei suoi confronti. Mi avvicino all'altare che i miei fratelli hanno preparato, e mi soffermo a guardare la foto di Kol ed i suoi occhi, profondi, pieni di sofferenza repressa ma anche pieni di arroganza e vivacità. Sospiro voltandomi verso la mia amica Hayley, fra le sue braccia tiene Hope, che dall'ultima volta che l'ho vista è cresciuta molto; "mi sei mancata amica mia"; dice Hayley prima di gettarsi fra le mie braccia. Ricambio senza dire nemmeno una parola, il suo abbraccio; "possiamo iniziare?"; Chiede Klaus con aria afflitta. Tutti noi ci riuniamo attorno all'altare dedicato a Kol, chiniamo le nostre teste e rimaniamo in silenzio per un po'. "Posso dire qualcosa?"; Esordisce Rebekah interrompendo il momento di silenzio. I fratelli le fanno segno di parlare, però Freya prima che inizi a parlare la sorella, la interrompe. "Aspetta, ho avuto un'idea. Evochiamo lo spirito di Kol. Non sarà davvero con noi però potremmo vederlo e lui potrà sentirci"; suggerisce sembrando determinata a compiere questo rito. Prima però con lo sguardo cerca l'approvazione dei suoi familiari e soprattutto la mia. "Fallo"; le dico senza alcun dubbio. In pochi minuti Freya riesce ad evocare lo spirito vagante di Kol. Per pochi attimi il mio cuore si ferma scontrandosi con i suoi occhi. "Mia dolce Charlotte"; dice in un sussurro guardandomi profondamente; "Kol"; esclamo con la voglia di sprofondare tra le sue braccia. "Siamo qui per dirti addio fratello"; gli spiega Elijha con aria crucciata ed afflitta. Kol annuisce e da a noi la possibilità di parlare. Rebekah si fa avanti per prima, sorride al fratello ed è visibilmente emozionata; "Kol noi siamo sempre stati i fratelli più piccoli, quelli da proteggere. E nonostante durante il corso dei secoli ci siamo dichiarati più volte guerra, non ho mai smesso di volerti bene. E so che mi mancherai da morire, perché tu sei il mio piccolo fratellino"; Rebekah si ferma, non riesce a proseguire a causa delle lacrime, così con determinazione prende il suo posto Klaus; "ciao Kol"; lo saluta sembrando freddo e distaccato; "ciao Nick"; ricambia lui, al contrario sorridente; "sei stato la spina nel fianco di questa famiglia. Ma non ho mai smesso neanche un secondo di volerti bene fratello. Userò la mia immortalità per continuare a cercare una cura per la tua maledizione, non mi arrenderò"; afferma con voce tremante l'ibrido. Dopo Nicklaus anche Freya ed Elijha hanno salutato il fratello, rassicurandolo del fatto che avrebbero continuato a cercare una possibile cura. Con un enorme nodo al petto mi avvicino alla figura di Kol. Non pensavo che sarei riuscita a dirgli addio guardandolo dritto negli occhi. Ci guardiamo per diversi secondi in perfetto silenzio. All'improvviso il mondo sembra scomparire, insieme ad esso anche ogni dolore e sofferenza da me provata in in questo terribile anno. "Amavo ascoltare il suono della tua voce. L'avrei ascoltata per ore ed ore, senza mai stancarmi. Ti guardavo come si guarda qualcosa che si sa già che ci mancherà. Ti guardavo come si guarda il tramonto, con occhi sorpresi e sognanti. Ti guardavo non perché eri dannatamente bello, ma perché sentivo che eri molto di più di ciò che mostravi al resto del mondo. Non ho idea di come sarà la mia vita senza neanche il ricordo di te. Ho tanta paura"; singhiozzo, spezzando bruscamente il mio discorso. Non ci riesco, non posso e non voglio dirgli addio. Il volto di Kol si acciglia mentre mi guarda piangere; "fra poco scomparirà"; mi informa Freya con rammarico. Annuisco ricomponendomi. Sospiro e poggio nuovamente i miei occhi su di lui; "Ti amerò per sempre Kol Mikaelson"; gli dico mentre la sua figura pian piano si dissolve; "anch'io Lottie"; riesce a dire prima di scomparire del tutto. Un improvviso senso di vuoto mi squarcia il petto, e fisso senza alcuna espressione sul volto, il tramonto davanti a me. "È tutto finito"; borbotto afflitta, quasi senza voce. Una mano si poggia sulla mia spalla, istintivamente volto il mio sguardo verso la figura dietro di me. È Damon, e mi guarda con tenerezza, cercando in qualche modo di consolarmi. Presa dallo sconforto poggio la mia testa sulla sua spalla e senza dire nulla, continuo insieme a lui ad ammirare il tramonto. Ormai la notte è discesa su Mystic Falls, la luna è alta in cielo e illumina insieme alle sue stelle il mio giardino. I Mikaelson sono andati via subito dopo la cerimonia, li ho salutati consapevole che questa sarebbe stata l'ultima volta che le nostre vite si sarebbero intrecciate. Damon è rimasto a lungo al mio fianco dopo la cerimonia, è stato premuroso da parte sua preoccuparsi per me. Però adesso ho bisogno di stare da sola con me stessa, per questo motivo gli ho consigliato di raggiungere Elena al Mystic grill, e passare del tempo insieme a lei. Stefan invece è insieme ad una certa Caroline, una sua presunta amica, sono mesi che esce insieme a lei, quindi deduco che per lui non sia solo un'amica, come vuol far credere. Dalla personale riserva di bourbon di mio fratello Damon, rubo una bottiglia. Voglio passare queste ore prima dell'alba bevendo, sperando che mi aiuti a non pensare a ciò che sto per perdere. Mi siedo sul divano del mio enorme salone, e senza neanche versarlo in un bicchiere, sorseggio il bourbon. "Bere non è mai una valida soluzione"; commenta Lorenzo alle mie spalle. "Dovresti smetterla di entrare a tuo piacimento"; ribatto infastidita continuando a bere, piena di amerezza e delusione per questa vita. "Volevo scusarmi per oggi"; afferma sedendosi di fianco a me, afferando con violenza la bottiglia che tengo fra le mani; "quella è mia"; mi lamento infuriata, cercando di riprendere il mio bourbon; "ho bisogno di parlarti, e voglio che tu sia lucida"; dice con aria del tutto seria. Sospiro alzando gli occhi al cielo, e con la mano gli faccio segno di continuare a parlare; "è vero che sono innamorato di te, e non mi scuserò per questo. Però devo riconoscere che sono stato brusco"; ammette con evidente riluttanza; "hai terminato il tuo monologo?"; Gli domando ancora arrabbiata; "no. So' che vorresti rimanere da sola e che mi odi in questo momento, ma non posso lasciarti da sola proprio adesso che stai soffrendo". Sposto il mio sguardo sugli occhi neri e tremanti di Lorenzo, mi sento davvero molto fragile in questo momento. Lui c'è sempre stato, anche quando io volevo non esserci più. Lentamente il suo viso si inclina verso il mio, ed un improvvisa scarica percuote il mio corpo. Non riesco ad allontanarlo da me. Non voglio allontanarlo da me. Gentilmente le sue labbra si poggiano sulla mia guancia, cercando invano le mie labbra; "non ci riesco Lorenzo, non adesso, lui è ancora vivo in me". Lui con molta comprensione, accarezza il mio viso, ed io mi beo dell'affetto sincero che ci unisce. Questo non allieva il mio dolore, non ricopre il vuoto che c'è dentro la mia anima. Ma riesce a distrarmi, da tutto ciò che mi turba. Io e Lorenzo passiamo l'intera notte su quel divano, l'uno fra le braccia dell'altro, anche questa volta è riuscito a consolarmi rimanendomi vicino. Alla fine fra una carezza ed una parola di conforto, sono riuscita ad addormentarmi, anche se consapevole che quando i miei occhi si riapriranno io non ricorderò più una parte di me stessa.
Un lieve spiraglio di luce, trapassa dalle finestre chiuse della mia dimora, accarezzandomi il viso, fino a destarmi dal mio strano sogno. Sollevo leggermente il mio busto, cercando di svegliarmi del tutto. "Buongiorno principessa"; esclama con entusiasmo Lorenzo; "sei di buonumore"; commento sbadigliando, ancora assonnata; "è vietato essere allegri?"; Chiede retorico senza smettere di sorridere come un vero ebete. "Come mai abbiamo dormito sul divano?"; Gli domando guardandomi attorno ancora intontita; "Non ti ricordi nulla?". Guardo Lorenzo con aria confusa, mentre continuo a massaggiarmi il capo con le dita; "ho solo dei ricordi molto vaghi"; ammetto sforzandomi di ricordare. Riesco a ricordare vagamente alcune parti della giornata, ma non riesco a ricordare tutto. E mentre mi sforzo a ricordare, il mio sguardo si sposta sulla bottiglia di bourbon vuota, allora realizzo il perché dei ricordi mancanti. Però ricordo perfettamente che io e Lorenzo ci siamo quasi baciati, ed addormentati insieme. Siamo sempre stati buon amici, è davvero strano che ieri sera fra noi due stava per accendersi una fiamma passionale. "Da quanto tempo siamo amici?"; Mi chiede all'improvviso; "da circa un anno"; replico guardandolo con un sopracciglio alzato; "Lorenzo non ricordo bene quello che è accaduto ieri, non di tutta la mia vita"; replico divertita; "come ci siamo conosciuti?"; Continua sembrando un poliziotto mentre interroga un detenuto; "grazie a mio fratello Damon, eravamo appena tornati da New Orleans e tu ti trovavi sulla strada di ritorno"; rispondo con sicurezza, sbuffando già irritata dal suo strano comportamento; "perché eravate a New Orleans?". Sospiro stufa, tutto questo sta diventando ridicolo, ho solo bevuto più del dovuto, non ho avuto un trauma cranico e perso la memoria. "Lorenzo smettila è assurdo"; mi lamento alzando la voce; "è importante, rispondi"; mi supplica con aria seria. Provo a rispondere ma improvvisamente mi rendo conto che non ricordo molto del viaggio a New Orleans, so che ci sono stata per aiutare i miei fratelli nel loro piano contro Klaus, e ricordo perfettamente l'ibrido e suoi fratelli, ma non so collegare gli eventi successivi fra loro. "Lorenzo credo di avere un vuoto"; ammetto spaventata; "perché non abbiamo ucciso Klaus?"; Domando sperando che lui conosca la risposta; "perché i tuoi fratelli ti hanno fermata. Era troppo pericoloso,"; mi spiega con tranquillità. La sua risposta sembra plausibile, è da loro essere possessivi e molto apprensivi. Scrollo le spalle, e mi ripeto che non c'è nulla che non va. Lorenzo lentamente si avvicina verso di me con garbo, sorridendomi con occhi profondi. Ho sempre pensato che fosse un tipo irresistibile e pieno di fascino, ma solo oggi riesco a guardarlo con occhi diversi. Fino a ieri mi ostinavo a considerarlo solo un buon amico, ma adesso l'osservo e provo una forte attrazione nei suoi confronti. In un attimo mi ritrovo fra le sue braccia. Mi stringe a sé guardandomi intensamente; "vuoi ancora essere solo una mia amica?"; Mi sussurra all'orecchio con voce roca e profonda; "non capisco perché abbiamo indugiato così tanto"; rispondo, baciando con irruenza le sue labbra fameliche. Mi sento molto strana, la testa ancora mi fa davvero molto male, ed ho la strana sensazione che manchi qualcosa, solo non ho idea di cosa. Lorenzo continua ad assoporare le mie labbra, ed io mi abbandono a lui. Sento di provare con sincerità un forte sentimento per lui, però c'è una piccola parte di me che continua a ripetermi che tutto è sbagliato e che non dovrei farlo.

Ciao a tutti, spero che vi piaccia il capitolo, so bene che non è il massimo quest'addio, ma abbiate pazienza, ancora la storia continua.

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