Capitolo 2

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[17 anni prima]

«Sta nascendo! La mia bambina sta nascendo!» gridò Carol, ormai sfinita.

«Dov'è il mio Bill?»

«Starà sicuramente arrivando. Tu non mollare!» disse Diane, mentre i medici portavano di corsa in sala parto Carol.

«Mamma, mamma! Cosa sta succedendo a zia Carol? Sta per caso morendo?»

«No, piccola mia.» si abbassò, ritrovandosi alla stessa altezza della bambina, per poi continuare: «Alexandra, devi sapere che zia Carol, in questo preciso istante, sta dando alla luce una piccolissima creatura. Sta finalmente nascendo la tua cara amichetta di pancia.»

«Vuoi dire che le uscirà dalla pancia?! Bleah, che schifo!»

«E' così che funziona la vita. Non è una cosa schifosa, ma a dir poco meravigliosa.» le sorrise, passando le dita tra i capelli corvini della piccola.

«Ma questo vuol dire che potrò finalmente abbracciare Piper!» disse saltellando per tutta la sala d'attesa.

«Piper?»

«E' così che ho chiamato la piccola creatura.» ammise.

«E' proprio un bel nome.»

«Si, lo so! Spero tanto che anche zia Carol la chiami così.»

[54 minuti più tardi]

«Mamma, sono stanca!»

«Manca poco, amore. Resisti ancora qualche minuto.»

«E ho anche fame!»

«Hai appena finito di mangiare due barrette di cioccolato!»

«Ma io ne voglio un'altra! Anzi...altre cento!»

«Dai, adesso smettila di fare i capricci, Alex! Ti stanno fissando tutti, guarda.» indicò alcuni dei presenti, senza farsi notare da quest'ultimi.

«Beh, a me non importa! Farò la linguaccia a tutti quelli che mi guardano e poi li costringerò a ringraziarmi.»

«Spiegami il motivo, signorina.» mise le mani sui fianchi.

«Perché sono io, no?»

«Alexandra Vause, non oso immaginare come sarai da grande!»

Un dottore si avvicinò ad Alex e Diane, dicendo che potevano raggiungere la paziente poiché aveva appena partorito. Alex sfuggì dalle braccia della madre, correndo il più veloce possibile verso la stanza in cui si trovava Carol.

«Alex!»

«E' tutto ok, Diane. Lei è qui.» disse Carol.

«Non riesco a vederla!» si lamentava Alex, saltellando ai lati del letto. Diane la prese in braccio, dandole così la possibilità di guardare la neonata.

«Ma è davvero...piccola!» affermò la bambina. «Posso prenderla in braccio?»

«Non credo che una bambina di soli tre anni possa prendere in braccio una neonata.» le spiegò Diane.

«Tre anni e mezzo!»

«E' davvero bellissima, Carol.»

«Si, lo è.» rispose, dondolandola con delicatezza tra le sue braccia.

«Come la chiamerai?»

«Tu hai in mente qualche nome carino, Alex?»

«Mmh...PIPER!»

«Allora è deciso! Benvenuta, Piper.»

[7 anni dopo]

«Piper, vuoi sbrigarti?! Sei proprio una lumaca!»

«Alex, aspettami!» A quella richiesta, la corvina si fermò.

«Adesso dobbiamo superare il fiume.»

«Ma cosa stai dicendo?! Io non posso farcela.»

«Tu sei forte, Pipes!»

«No, io non voglio farlo..»

«Afferra la mia mano. Non ti farò cadere.» porse la sua mano alla bionda, che non esitò ad afferrare. «Adesso metti i piedi esattamente dove li metto io.»

«Va bene.»

Superato il fiume, le due bambine si ritrovarono davanti ad un panorama bellissimo. Il sole che stava sparendo dietro l'orizzonte, mentre colorava il cielo di un bellissimo arancione acceso. Davanti al sorriso enorme di quelle bambine, persino il tramonto decise di trattenersi qualche minuto in più.

«Wow! Alex, è bellissimo!»

«Hai visto?! Ti porto sempre in posti bellissimi.»

«Grazie!» la abbracciò, ricevendo in cambio una stretta più forte.

«Adesso però dobbiamo andare prima che faccia buio o la mamma mi ammazzerà. Siamo fuori da troppo tempo.»

«Con te fino in capo al mondo!»

«Insieme fino in capo al mondo!» gridò Alex.

Le bambine, arrivate davanti il giardino della più grande, cercarono in tutti i modi di fare attenzione per non farsi scoprire.

«Alexandra Vause, vieni subito qui!» la richiamò la madre. «E' da più di due ore che vi sto cercando. Dove eravate finite?» Il suo tono mostrava a pieno tutta la rabbia del momento.

«Non sgridarla così, zia Diane! Alex mi ha portato in un posto super bellissimo! All'inizio io avevo tanta paura, poi però ho afferrato la sua mano e la paura è svanita. Alex è stata attenta a me, proteggendomi sempre.» la difese Piper.

«Alex, è così?»

La corvina annuì con la testa, senza dire una sola parola.

Alexandra era una bambina capricciosa, ribelle, scontrosa, che spesso se ne stava per i fatti suoi isolandosi, ma non si era mai permessa di rivolgersi male a sua madre. Il padre di Alex era morto in guerra quando lei aveva solo due anni, perciò Diane era sempre stata l'unica persona che aveva avuto al suo fianco, fin quando arrivò la piccola Piper. Dalla nascita di quella "piccola creatura", la corvina dedicò gran parte del suo tempo a renderla felice, capendo l'importanza della parola "responsabilità" sin da piccola. All'età di soli dieci anni, per la corvina, e sette anni, per la bionda, le due erano ormai inseparabili: dormivano quasi tutte le notti insieme, giocavano insieme, si difendevano a vicenda. Alex era riuscita a mettere da parte quella specie di rabbia che aveva nel cuore, nata dopo la morte di suo padre, sostituendola con l'amore verso la piccola bionda. Grazie a Piper, la bambina dagli occhi color verde smeraldo era riuscita a ritrovare quella normale serenità che deve possedere ogni singola bambina della sua età.

Piper, invece, aveva avuto la fortuna di possedere entrambi i genitori. Ma sia Bill che Carol lavoravano molto, quindi lei si ritrovò sola con la tata fin troppe volte, troppe ore, troppi giorni. Dentro lei iniziò a nascere un senso di solitudine e abbandono, che però venne colmato da Alex. Grazie a quest'ultima, la bambina con il mare negli occhi riuscì a ritrovare quella felicità e quel calore che le vennero a mancare.
Entrambe, pur abitando lontano, riuscivano sempre a passare molto tempo insieme, riuscendo così a completarsi a vicenda.

«Sta sera si va al cinema!» gridò Piper.

«Non vedo l'ora!» affermò Alex, afferrando la manina della bionda.

«Mi raccomando, fate le brave però.» disse Carol che mirava sempre alla perfezione assoluta.

Quella sera erano presenti tutti: Bill, Carol, Diane e le piccole Alex e Piper.
Mancava ormai poco all'arrivo al cinema. Pioveva molto quella sera, così tanto che Bill perse il controllo della macchina finendo così nell'altra corsia. La strada bagnata impedì all'uomo di fermare la macchina con i freni. Rumore infernale, un camion che gli andava incontro a grande velocità, luci abbaianti.

«Alex, ho paura!»

«Afferra la mia mano! Ci sono qua io con te, sta tranquilla.»

Le due bambine non urlarono e non piansero. Si limitarono a stringersi forte l'una a l'altra, come se in qualche modo quell'abbraccio le avrebbe salvate. Chiusero gli occhi e il buio le avvolse.

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