Mentre salivo lentamente le scale con la candela in mano, mi venne il dubbio di aver fatto una sciocchezza.
Casey era stata molto chiara sulle regole: avrei dovuto compiere la prova nel bagno al piano superiore, quello più vicino alle scale. Tutte le luci della casa avrebbero dovuto essere spente, e avrei dovuto portare con me una candela accesa, infilata in un bicchiere di carta.
"Attento Davide!" arrivò la voce di Aureliano. "La vedo, è la morte che ti aspetta nel buio con la sua falce! Scappaaaaaa..." Seguirono risate generali.
Aureliano, Casey e tutti gli altri se ne stavano appostati in fondo alle scale. Avrei dovuto pronunciare il nome di Bloody Mary a voce ben alta, così che potessero sentire, e accertare che non stessi barando sulla prova.
"Sssh! Silenzio, ragazzi!" sibilò Casey. "Il silenzio è molto importante per il conjuring! Cioè, I mean... la congiurazione."
"Forse vuoi dire evocazione," sentii Valeria suggerire.
"Sì, quella."
Arrivato in cima alle scale, esitai. Riuscivo a distinguere piuttosto bene l'ambiente, grazie al lume tremolante della candela e alla luce dei lampioni che filtrava dalle finestre, ma le ombre intorno a me erano profonde e buie come i pozzi di una miniera, ed improvvisamente quel corridoio mi sembrò molto più lungo dell'ultima volta che l'avevo percorso.
Dai, sono solo un paio di porte a sinistra, mi dissi. Dopo, dici 'sta cazzata tre volte e hai finito.
Ma era davvero una cazzata? Facile non crederci mentre ero al piano di sotto, masticando patatine con le luci accese, con tutti gli altri intorno e la musica nello stereo. Da solo nel corridoio in penombra, con quella candela che mi si scioglieva in mano, Bloody Mary appariva d'un tratto molto più verosimile.
Arrivai davanti alla porta del bagno. Sperai che Aureliano o Federico si mettessero a gridare qualche altra scemenza dal piano terra, ma sembrava che Casey fosse riuscita a imporre la regola del silenzio. Avevano perfino spento la musica. Sentivo il vociare degli invitati che bazzicavano in giardino, specialmente i tuffi e gli schiamazzi provenienti dalla piscina, ma erano suoni lontani e indistinti, come una trasmissione radio proveniente da un altro mondo.
Posai la mano sulla maniglia e fui consapevole del ritmo del mio respiro, e del pulsare del mio sangue in tutte le vene del corpo. La mia bocca sembrava piena di polvere, la lingua incollata al palato come una striscia di velcro. Occhieggiai a sinistra, verso le scale dalle quali ero venuto: tutto quello che dovevo fare per chiudere lì la faccenda era tornare sui miei passi, girare l'interruttore delle luci, spegnere la candela... e sopportare gli sfottò degli altri.
Presi un respiro profondo ed afferrai la maniglia. Tornare indietro e fare la figura del codardo era fuori discussione. Il grande specchio era dritto davanti a me, e quando la sua superficie riflesse il lume della candela e il mio viso, lo spavento quasi mi fece urlare e dovetti stringere i denti per trattenere la mia stessa voce. La mia faccia, ricoperta di ombre dall'oscillare della fiamma, sembrava quella di un teschio.
"Bloody Mary!" dissi a voce alta, per farmi sentire bene al piano di sotto. Implorai l'arrivo di una battuta, un applauso, un'esclamazione dagli altri: ma non ci fu risposta.
Feci un passo avanti e ripetei: "Bloody Mary!", sperando di riuscire a finire finché il coraggio mi bastava.
Aprii la bocca per la terza volta, e davanti agli occhi della mente comparve, nitida come il fotogramma di un film, la visione di una vecchia decrepita, senza occhi, con il sangue che colava dalle orbite vuote giù per il viso rugoso, e due mani adunche che emergevano dallo specchio come le fauci di un coccodrillo da uno stagno, per artigliarmi la faccia o, peggio, trascinarmi dentro il riflesso insieme a lei.
Chiusi gli occhi, inspirai un'aria che sembrava essere diventata densa come fumo, cercai di urlare il nome dello spirito per la terza volta: ma avevo la gola ridotta a una capocchia di spillo e le parole "Bloody Mary" uscirono in un sussurro sfiatato.
Mi voltai così in fretta che la fiamma della candela tremò fin quasi a spegnersi. Feci un lungo passo verso la porta, ma mi resi conto che da sotto non potevano aver udito il terzo richiamo e mi fermai.
Aprii un solo occhio e sbirciai verso lo specchio.
Solo il mio riflesso.
Avevo detto per tre volte il nome e non era successo niente.
Certo che non è successo niente, è una storia dell'orrore, non è reale, pensai, nell'euforia che segue sempre una grande paura. Risi debolmente, con il cuore che ancora rullava come un tamburo.
Mi voltai verso lo specchio e scandii a voce ben alta: "Bloody Mary!" per la quarta volta, così che tutti potessero sentirmi. Avrei potuto ripeterlo all'infinito ormai, ma era tempo di andare a raccogliere i complimenti dei pavidi rimasti al piano di sotto.
Avevo appena iniziato a girarmi, che un viso di donna rosso come il sangue emerse accanto al mio dalla penombra dello specchio.
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Brufolazzi
JugendliteraturDavide vive a Roma, ha tredici anni e un enorme problema: è appena stato invitato alla festa di compleanno di Flaminia, la ragazza più bella e popolare della scuola. Davide è timido, imbranato e studioso, e preferirebbe di gran lunga starsene a casa...