~Capitolo 3~

41 6 17
                                    


L'altro giorno ho conosciuto quella ragazza dai capelli verdi. Chissà se tornerà, di nuovo, in negozio.

Intanto sto al computer, sto visitando siti Internet di città che, ancora non ho visitato. Sul fuoco bolle l'acqua per accogliere la mia tisana, al finocchio. Il profumo che sprigiona la sacchetta, è inebriante. Aspetto che sia pronta, per portarla accanto a me.

Intanto che aspetto, scorro col cursore la pagina di una bellissima Regione d'Italia, la Toscana. Sono già stata a Firenze. Ho visitato la Galleria degli Uffizi.

Ricordo quando andammo. Ero con Giorgio. Prima di entrare mangiammo un gelato alla gelateria all'angolo di Piazza Duomo. Io come sempre, lo comprai al gusto pistacchio, mentre lui lo mangiò alla zuppa inglese. Ricordo che aspettammo un po' perché c'era una fila interminabile. Era la gelateria migliore della città, ma credo che lo sia tutt'ora. La maggior parte lo prendeva in coppa, e anche noi. I ragazzi che lavoravano erano, estremamente gentili, e accoglievano ogni cliente, con un sorriso. La gente che passeggiava accanto a noi, erano inglesi. La particolarità di questa città è che trovi ogni giorno, nazionalità diverse, culture diverse. Ed è affascinante proprio per questo. 

Camminammo per la strada che collega Piazza Duomo, alla Galleria. La fila per entrare era infinita, ci aspettavamo gente, ma non fino a quel punto. Quì non c'erano solo inglesi, ma provenivano da diverse zone del mondo. Davanti a noi capitò una famiglia spagnola. In piena estate, un caldo che si sveniva. Le persone sventolavano ventagli colorati, depliant dei vari musei della città, tutto quello che faceva vento era ben accolto. Continuavamo a bere acqua, senza dissetarci. Avevo un capello con la visiera, per ripararmi il viso e un paio di occhiali da sole. Una maglietta con le bretelle e uno zaino, in spalla. Le mie scarpe da ginnastica sono state benedette, perché hanno confortato il mio passeggio. Più avanzavamo verso l'entrata e più la la fila aumentava, dietro di noi. Mio marito era impaziente di visitare questo, grande, Museo. Nelle mie orecchie risuonavano le parole, di quella famiglia spagnola. Avanzando, trovammo, accanto a noi, un chiosco, che vendeva souvenir. In quella circostanza ci fu un'episodio che mi fa ancora sorridere. Questa bottega vendeva portachiavi della città e delle varie attrazioni, calamite, statue, libri, e le cartoline con immagini stampate del David di Michelangelo. La situazione si fece imbarazzante, quando il bambino spagnolo indicava il pene della statua e, chiamando la madre, indicava il suo. Le stava comunicando che anche lui ne aveva uno uguale. La madre scoppiò in una, grassa, risata. Diciamo che anche noi,ci guardammo e ci venne da ridere vedendo quella scena esilarante.

Aspettando il nostro turno, approfittai per dare anche io un'occhiata, e acquistai due statuette di gesso, su base di marmo, una con l'immagine di Venere e l'altra con l'immagine del David.
Le infilai nello zaino, avvolte in un foglio di giornale, per evitare che si rompessero, adagiandole sui foulard in modo da, assicurarmi, che sarebbero sopravvissute.

Quando finalmente arrivò il nostro turno, mio marito prese i soldi dal portafoglio che aveva in tasca, e un giovane ci fece cenno di passare dall'altra parte del nastro rosso che divideva l'entrata dall'uscita. Uno scalino divideva noi dal botteghino che si trovava, dentro, al palazzo. Una vetrata con scritte di tutte le lingue del mondo, con caratteri bianchi, indicavano che eravamo arrivati.

Due signori ci spettavano, in un box, anche questo in vetro antiproiettili.

Acquistammo due biglietti. Dopo circa due ore, mettiamo piede in quelle sale.

Capolavori d'ogni genere ornano queste mure.

La sala del Duecento con le pale d'altare enormi di Cimabue e Giotto. Le loro prime tecniche di prospettiva, sono una prova all'evidente evoluzione che ci sarà nel Quattrocento. Lo stile romanico caratterizza il palese cambiamento con il gotico che trovammo nella sala del Trecento. Ma l'apice lo raggiunsi nella sala del Botticelli quando scorsi per la prima volta, nei miei venticinque anni, la "Primavera" con una composizione divina. Un ritmo unico e irripetibile. Sentivo il suono del flauto e percepivo la danza delle tre grazie. Tutti i visitatori, però, erano accalcati di fronte alla "Nascita di Venere"; il vero punto d'incontro di tutte le comunità. Anche la sala del Seicento, con Caravaggio, aveva attirato. Il forte contrasto delle luci e delle ombre, donava all'osservatore, la percezione di un profondo studio, dal vero.

La luce che penetra tra i vari corridoi e i busti di bronzo, maestosi, che governano ancora Firenze. Il loro sguardo fisso su chi vi passa davanti, risulta davvero suggestivo.

Ogni sezione era ben separata l'una dall'altra, ma unite tutte da un filo cronologico, ben catalogato.

Fu uno degli ultimi viaggi con lui.

Lo ricordo ancora con la brochure in mano, in tento a leggere e a documentarsi, facendomi da guida.

Ritorno alla realtà adesso, già mi è scesa una lacrima, guardo il PC ormai spento. Al viaggio ci penserò un altro giorno. Ora non riesco ad essere lucida. Tutto mi parla di lui. Il corridoio che separa la zona notte dalla zona giorno, è pieno di foto appese alle pareti. Adorava fotografare, ma soprattutto fotografarmi. Diceva che il mio viso assumeva un aspetto diverso, in diverse ore del giorno. Lui preferiva, su di me, la luce dell'alba. Diceva che ero gioiosa e solare all'idea d'iniziare un nuovo giorno.

La spensieratezza che oggi, purtroppo non ho più.

Stasera ho voglia di fare qualcosa di diverso, quindi accendo la radio e incomincio a cantare. Sento, dentro me, che quella ragazza dai capelli verdi mi ha contagiata.

A ritmo di musica apro la doccia e riempio la vasca, ho voglia di Spa. Guardo la mia immagine allo specchio e, con uno struccante bifasico, tolgo il rossetto rosso a lunga tenuta, e il mascara dagli occhi. Prendo un mollettone, preso dal mio salone, e attacco i capelli, avvolgendoli. Applico la mia crema idratante su tutto il viso.

Poi prendo il mio bagnoschiuma al caramello e faccio schiuma, nella vasca. Mi spoglio nuda e immergo il mio corpo dentro. Sento la mia pelle inumidirsi, e profumarsi, allo stesso tempo. La luce soffusa della stanza, scandisce i miei tratti, quelli più dolci, forse Giorgio sarà stato felice a catturare questa tranquillità che mi circonda, in questo momento.

Pensieri RibelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora